Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » Mona Eltahawy: “Occorre distruggere il sistema di oppressioni che privilegia il dominio maschile”

Mona Eltahawy: “Occorre distruggere il sistema di oppressioni che privilegia il dominio maschile”

“Sette peccati necessari. Manifesto contro il patriarcato” è l'ultima opera dell'attivista egiziana diventata promotrice del femminismo globale

Domenico Guarino
26 Novembre 2022
L'attivista Mona Eltahawy

L'attivista Mona Eltahawy

Share on FacebookShare on Twitter

“Sette peccati necessari. Manifesto contro il patriarcato”. Un titolo che non ha bisogno di fare giri di parole per significare ciò che vuole essere detto. L’ultima opera della pluripremiata editorialista, scrittrice e attivista egiziana Mona Eltahawy (prefazione di Igiaba Scego, traduzione Beatrice Gnassi, in libreria dal 25 novembre per Le plurali editrice) si presenta come “un vero e proprio vademecum per sovvertire le regole del sistema” al grido di “fanculo il patriarcato” . Mona, con l’hashtag #MosqueMeToo, ha iniziato a denunciare gli abusi subiti a 15 anni durante il suo pellegrinaggio religioso in Arabia Saudita, diventando leader di un vero e proprio movimento contro l’oppressione femminile nel mondo arabo. Alla sua denuncia se ne sono aggiunte molte altre di ragazze musulmane abusate negli spazi religiosi, come le moschee.

Nel novembre 2011, la polizia antisommossa egiziana l’ha picchiata, rompendole il braccio sinistro e la mano destra, l’ha aggredita sessualmente ed è stata detenuta per dodici ore dal ministero dell’Interno e dai servizi segreti militari. Lei si è tatuata le braccia che le avevano spezzato e ha continuato a denunciare, divenendo promotrice di un femminismo globale, che ha come obiettivo lo smantellamento di un sistema patriarcale che danneggia le donne (cis e trans) e le persone queer in tutto il mondo.

Mona Eltahawy (foto di Robert E. Rutledge)
Mona Eltahawy (foto di Robert E. Rutledge)

Mona Eltahawy, quali sono i sette peccati necessari?

“Rabbia, attenzione, volgarità, ambizione, potere, violenza e lussuria”.

Da che famiglia proviene? Che rapporto c’era nella sua famiglia tra il ruolo femminile e quello maschile?

“Sono cresciuta in una famiglia in cui i miei genitori hanno incoraggiato la conoscenza e l’istruzione più di ogni altra cosa. I miei genitori sono entrambi medici e ci siamo trasferiti a Londra quando avevo sette anni e mio fratello ne aveva quattro, perché entrambi i miei genitori avevano ottenuto una borsa di studio per un dottorato in medicina. Quindi fin dalla tenera età, ho avuto un esempio di una relazione alla pari. Mia madre e mio padre hanno mostrato a me e mio fratello – e più tardi a mia sorella piccola – un modello di partnership in cui non c’era differenza tra donna e uomo”.

Quando parla di mandare a quel paese il patriarcato cosa intende?

“Intendo distruggere il sistema di oppressioni che privilegia il dominio maschile. Uso deliberatamente un linguaggio volgare perché credo che la volgarità sia politicamente importante. E so che quando dico ‘Fuck the Patriarchy’, attiro l’attenzione della gente”.

Mona Eltahawy (foto di Robert E. Rutledge)
Mona Eltahawy (foto di Robert E. Rutledge)

Ritiene che sia un fenomeno, quello del patriarcato, che ha a che fare solo con la società islamica se ne trovano anche tracce nella cultura occidentale?

“Il patriarcato è universale. È nell’aria che respiriamo. È come chiedere a un pesce ‘cos’è l’acqua?’. È presente in ogni società, cultura e fede”.

Molte donne islamiche sostengono il modello patriarcale in cui si riconoscono. Come mai?

“Questa è una domanda ridicola da farmi su un libro in cui rendo evidente come il patriarcato sia universale. Sette peccati necessari non riguarda le ‘società islamiche’ o le ‘donne musulmane‘. Riguarda i modi in cui possiamo e dobbiamo distruggere il patriarcato ovunque”.

Mona Eltahawy (foto di Robert E. Rutledge)
Mona Eltahawy (foto di Robert E. Rutledge)

Il MeToo dopo una grande esposizione mediatica sembra in fase di riflusso. E addirittura molte denunce si stanno sgonfiando. Cosa ha portato di positivo?

“Il movimento MeToo è esistito molto prima che le attrici che hanno smascherato Harvey Weinstein condividessero le loro storie e continuerà a esistere finché il patriarcato consentirà agli uomini di credere di avere dei diritti sui corpi delle donne”.

Cosa vuole dire alle sue coetanee italiane?

“Vorrei che le persone in Italia riconoscessero il patriarcato che esiste nella loro società e trovassero il modo di distruggerlo. Il mio libro è un manifesto per distruggerlo”.

Se le dico “luce” a cosa pensa?

“Penso a fare luce sui luoghi nascosti e oscuri in cui spesso donne, ragazze e persone Lgbtq sono ferite. La luce è il modo in cui combattiamo quei luoghi, mostrando chiaramente tutti i modi in cui il patriarcato ci abusa e ci opprime”.

La cover del libro di Mona Eltahawy
La cover del libro di Mona Eltahawy

Il libro “Sette peccati necessari”

Mona Eltahawy, secondo la rivista “Newsweek” è tra le “150 donne senza paura del 2012” mentre per il “Time” è una delle attiviste più influenti al mondo. In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, esce il suo “Sette peccati necessari”, edito da Le plurali editrice. Nel mese di maggio 2023 Mona Eltahawy sarà in tour nelle maggiori città italiane: Torino (21/5), Milano (22/5), Bologna (23/5), Firenze e Pisa (24/5), Napoli (25/5), Roma (26/5).

Le fondatrici di "Le plurali editrice"
Le fondatrici di “Le plurali editrice”

Il suo “Sette peccati necessari”, pubblicato in lingua originale nel 2019, dopo un successo internazionale, arriva in Italia grazie alla casa editrice indipendente Le plurali, nata nel 2021 con l’obiettivo di valorizzare la voce autoriale e la professionalità delle donne, con un’attenzione particolare a una pluralità di voci che rappresentino la complessità e la varietà dell’universo femminile, in un’ottica intersezionale e internazionale.

Potrebbe interessarti anche

Panoramica del Mato Grosso in Brasile
Scienze e culture

L’allarme: i pesticidi stanno avvelenando gli indigeni del Mato Grosso

22 Gennaio 2023
La clinica convenzionata rifiuta un paziente
Attualità

Clinica convenzionata rifiuta il ricovero di un paziente perché “senza fissa dimora e analfabeta”

20 Gennaio 2023
Percy Hynes White interpreta Xavier nella serie "Mercoledì" su Netflix
Attualità

Percy Hynes White accusato di abusi sessuali: polemiche contro Xavier della serie “Mercoledì”

21 Gennaio 2023

Instagram

  • Messaggi osceni, allusioni, avances in ufficio e ricatti sessuali. La forma più classica del sopruso in azienda, unita ai nuovi strumenti tecnologici nelle mani dei molestatori. Il movimento Me Too, nel 2017, squarciò il velo di silenzio sulle molestie sessuali subite dalle donne nel mondo del cinema e poi negli altri luoghi di lavoro. Cinque anni dopo, con in mezzo la pandemia che ha terremotato il mondo del lavoro, le donne continuano a subire abusi, che nella maggior parte dei casi restano nell’ombra.

«Sono pochissime le donne che denunciano – spiega Roberta Vaia, della segreteria milanese della Cisl – e nei casi più gravi preferiscono lasciare il lavoro. Il molestatore andrebbe allontanato dalla vittima ma nei contratti collettivi dei vari settori non è ancora prevista una sanzione disciplinare per chi si rende responsabile di molestie o di mobbing».

Un quadro sconfortante che emerge anche da una rilevazione realizzata dalla Cisl Lombardia, nel corso del 2022, su lavoratrici di diversi settori, attraverso un sondaggio distribuito in fabbriche, negozi e uffici della regione. Sono seimila le donne che hanno partecipato all’indagine, e il 44% ha dichiarato di aver subìto molestie o di «esserne stata testimone» nel corso della sua vita lavorativa.

A livello nazionale, secondo gli ultimi dati Istat, sono 1.404.000 le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Quando una donna subisce un ricatto sessuale, nell’80,9% dei casi non ne parla con nessuno sul posto di lavoro. Quasi nessuna ha denunciato il fatto alle forze dell’ordine: appena lo 0,7% delle vittime.

✍🏻di Andrea Gianni

#lucenews #istat #donne #molestie #lavoro #diritti
  • II problema è che sei sola. Arrivi lì persino convinta: è la cosa più naturale che tu, donna, sia mai stata chiamata a fare: partorire. 

Te lo hanno ripetuto per 9 mesi nei corsi preparto, e te l’hanno ripetuto ancora prima che tu venissi al mondo: non c’è niente che sia più naturale, per una donna, nei secoli dei secoli. E il bello è che aver ottenuto la possibilità di scegliere che il tuo parto non sia "medicalizzato", che il tuo neonato non ti sia strappato subito dalle braccia e che resti, subito dopo, al tuo fianco nella tua stanza, e non nella nursery, è il risultato di una lunga battaglia, intrapresa oltre 30 anni fa. 

Una battaglia vinta? No, se si è passati dal troppo medicalizzato all’abbandono. 

Il problema è che c’è un’altra verità – nei secoli dei secoli – ed è il paradosso: nell’esatto momento in cui vieni pervasa dalla furiosa coscienza che sei onnipotente perché sei come Dio e hai dato la vita, vieni pure annientata dalla furiosa consapevolezza che la sopravvivenza di quella vita dipende da te, dipende da te tutto, la sua felicità o la sua infelicità, e non sai se sarai in grado di accudirla, quella nuova vita, come devi, e hai paura, la paura più pura e cristallina e terribile che tu abbia mai provato, e altro che Dio, sei l’ultimo dei miserabili. 

È stata la cultura patriarcale ad aver tramandato la maternità come destino ineluttabile della femminilità: la paura della donna non è mai stata né contemplata, né tanto meno accettata. È stata condivisa tra le donne, quando vi era un tessuto sociale che lo permetteva. È stata omessa dalla contemporaneità anche dalle donne stesse perché ammetterla comporta arretrare dall’emancipazione, dalla rivendicazione della parità: partorisci naturalmente, allatti naturalmente, naturalmente performi due giorni dopo come nulla fosse. 

Ma non c’è nulla di naturale in questo. È un’altra storia di prevaricazione. E una nuova storia di solitudine. Tra le più feroci.

di Chiara Di Clemente✍🏻

#lucenews #editoriale #allattamento #maternita #ospedalepertini
  • Theodore (Teddy) Hobbs vive a Portishead, nella contea inglese del Somerset, insieme ai genitori, mamma Beth, 31 anni, e il padre Will Hobbs, 41 anni. Il piccolo, che ora ha quasi quattro anni, è entrato nel Mensa (l’associazione internazionale fondata nel 1947 per chi ha il Quoziente Intellettivo almeno 1,5 volte quello regolare, ndr) a tre anni dopo aver superato un test del QI e ottenendo un punteggio di 139 su 160 nel test di Stanford Binet, scioccando i suoi genitori, che non avevano idea di quanto fosse intelligente. 

Ma il bambino dei segnali li aveva già dati visto che ha imparato a leggere da autodidatta all’età di soli due anni e quattro mesi e ora è persino in grado di leggere i libri di Harry Potter, quando i genitori glielo permettono, ed è in grado di contare in sei lingue diverse, mandarino compreso. I suoi passatempi preferiti? Le ricerche su Google e recitare le tabelline.

I genitori ammettono di non essersi mai aspettati che il figlio entrasse nel gruppo e non avevano nemmeno pianificato di fare domanda per l’adesione. “Ci è stato detto che non era mai entrato un membro dell’età di tre anni. A essere onesti, è davvero un colpo di fortuna che sia entrato” sono le parole di mamma Beth che spiega: “Non avevamo intenzione di farlo entrare nella società. Volevamo solo fargli fare un test prima di mandarlo a scuola per capire quale scegliere”. Ad ogni modo, continua la madre, “prima del test gli abbiamo detto che avrebbe dovuto risolvere qualche puzzle con una signora che lo guardava per un’oretta, e lui ne è rimasto felicissimo”.

I genitori del bimbo, che si sono sottoposti alla fecondazione in vitro per concepire il figlio e la sorella minore di Teddy, scherzano persino sul fatto che potrebbe esserci stato un pasticcio alla clinica della fertilità. “Non sappiamo come ha fatto a venire fuori così. Si sta rendendo conto di essere più dotato degli altri bambini. Io e mio marito scherziamo sempre dicendo che al dottore dev’essere sfuggita un’iniezione di qualche tipo. Da grande vuole fare il dottore perché gioca sempre a guarire i suoi giocattoli con il suo amico all’asilo”.

#lucenews #mensa #piccoligeni
  • “La lotta per garantire il diritto fondamentale delle donne all’assistenza sanitaria riproduttiva è tutt’altro che conclusa“.

In occasione del 50° anniversario della Roe v. Wade, lo scorso 22 gennaio, la storica sentenza della Corte Suprema che ha sancito il diritto costituzionale all’aborto, annullata la scorsa estate, la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris è stata in Florida per tenere un discorso di commemorazione.

#lucenews #roevwade #usa #abortionrights
“Sette peccati necessari. Manifesto contro il patriarcato”. Un titolo che non ha bisogno di fare giri di parole per significare ciò che vuole essere detto. L’ultima opera della pluripremiata editorialista, scrittrice e attivista egiziana Mona Eltahawy (prefazione di Igiaba Scego, traduzione Beatrice Gnassi, in libreria dal 25 novembre per Le plurali editrice) si presenta come “un vero e proprio vademecum per sovvertire le regole del sistema” al grido di “fanculo il patriarcato” . Mona, con l’hashtag #MosqueMeToo, ha iniziato a denunciare gli abusi subiti a 15 anni durante il suo pellegrinaggio religioso in Arabia Saudita, diventando leader di un vero e proprio movimento contro l’oppressione femminile nel mondo arabo. Alla sua denuncia se ne sono aggiunte molte altre di ragazze musulmane abusate negli spazi religiosi, come le moschee.

Nel novembre 2011, la polizia antisommossa egiziana l'ha picchiata, rompendole il braccio sinistro e la mano destra, l'ha aggredita sessualmente ed è stata detenuta per dodici ore dal ministero dell'Interno e dai servizi segreti militari. Lei si è tatuata le braccia che le avevano spezzato e ha continuato a denunciare, divenendo promotrice di un femminismo globale, che ha come obiettivo lo smantellamento di un sistema patriarcale che danneggia le donne (cis e trans) e le persone queer in tutto il mondo.
Mona Eltahawy (foto di Robert E. Rutledge)
Mona Eltahawy (foto di Robert E. Rutledge)
Mona Eltahawy, quali sono i sette peccati necessari? "Rabbia, attenzione, volgarità, ambizione, potere, violenza e lussuria". Da che famiglia proviene? Che rapporto c’era nella sua famiglia tra il ruolo femminile e quello maschile? "Sono cresciuta in una famiglia in cui i miei genitori hanno incoraggiato la conoscenza e l'istruzione più di ogni altra cosa. I miei genitori sono entrambi medici e ci siamo trasferiti a Londra quando avevo sette anni e mio fratello ne aveva quattro, perché entrambi i miei genitori avevano ottenuto una borsa di studio per un dottorato in medicina. Quindi fin dalla tenera età, ho avuto un esempio di una relazione alla pari. Mia madre e mio padre hanno mostrato a me e mio fratello - e più tardi a mia sorella piccola - un modello di partnership in cui non c'era differenza tra donna e uomo". Quando parla di mandare a quel paese il patriarcato cosa intende? "Intendo distruggere il sistema di oppressioni che privilegia il dominio maschile. Uso deliberatamente un linguaggio volgare perché credo che la volgarità sia politicamente importante. E so che quando dico 'Fuck the Patriarchy', attiro l'attenzione della gente".
Mona Eltahawy (foto di Robert E. Rutledge)
Mona Eltahawy (foto di Robert E. Rutledge)
Ritiene che sia un fenomeno, quello del patriarcato, che ha a che fare solo con la società islamica se ne trovano anche tracce nella cultura occidentale? "Il patriarcato è universale. È nell'aria che respiriamo. È come chiedere a un pesce 'cos'è l'acqua?'. È presente in ogni società, cultura e fede". Molte donne islamiche sostengono il modello patriarcale in cui si riconoscono. Come mai? "Questa è una domanda ridicola da farmi su un libro in cui rendo evidente come il patriarcato sia universale. Sette peccati necessari non riguarda le 'società islamiche' o le 'donne musulmane'. Riguarda i modi in cui possiamo e dobbiamo distruggere il patriarcato ovunque".
Mona Eltahawy (foto di Robert E. Rutledge)
Mona Eltahawy (foto di Robert E. Rutledge)
Il MeToo dopo una grande esposizione mediatica sembra in fase di riflusso. E addirittura molte denunce si stanno sgonfiando. Cosa ha portato di positivo? "Il movimento MeToo è esistito molto prima che le attrici che hanno smascherato Harvey Weinstein condividessero le loro storie e continuerà a esistere finché il patriarcato consentirà agli uomini di credere di avere dei diritti sui corpi delle donne". Cosa vuole dire alle sue coetanee italiane? "Vorrei che le persone in Italia riconoscessero il patriarcato che esiste nella loro società e trovassero il modo di distruggerlo. Il mio libro è un manifesto per distruggerlo". Se le dico "luce" a cosa pensa? "Penso a fare luce sui luoghi nascosti e oscuri in cui spesso donne, ragazze e persone Lgbtq sono ferite. La luce è il modo in cui combattiamo quei luoghi, mostrando chiaramente tutti i modi in cui il patriarcato ci abusa e ci opprime".
La cover del libro di Mona Eltahawy
La cover del libro di Mona Eltahawy

Il libro "Sette peccati necessari"

Mona Eltahawy, secondo la rivista "Newsweek" è tra le "150 donne senza paura del 2012" mentre per il "Time" è una delle attiviste più influenti al mondo. In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, esce il suo "Sette peccati necessari", edito da Le plurali editrice. Nel mese di maggio 2023 Mona Eltahawy sarà in tour nelle maggiori città italiane: Torino (21/5), Milano (22/5), Bologna (23/5), Firenze e Pisa (24/5), Napoli (25/5), Roma (26/5).
Le fondatrici di "Le plurali editrice"
Le fondatrici di "Le plurali editrice"
Il suo "Sette peccati necessari", pubblicato in lingua originale nel 2019, dopo un successo internazionale, arriva in Italia grazie alla casa editrice indipendente Le plurali, nata nel 2021 con l’obiettivo di valorizzare la voce autoriale e la professionalità delle donne, con un’attenzione particolare a una pluralità di voci che rappresentino la complessità e la varietà dell’universo femminile, in un’ottica intersezionale e internazionale.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto