Amnesty International, ONG in prima linea per il riconoscimento dei diritti umani, ha rilasciato un
rapporto relativo alla repressione che il governo del Nicaragua sta attuando sulla sua popolazione. Eletti per la quinta volta consecutiva nel 2021, Ortega e sua moglie Rosario Murillo ricoprono rispettivamente i ruoli di Presidente e Vicepresidente del secondo Stato più ampio dell'America centrale. Entrambi con una posizione di rilievo nella Rivoluzione sandinista del 1979 tra le fila del Fsln (
Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale), detengono la carica attuale dal 2007. Fin dalla prima elezione, le votazioni si sono svolte in un contesto di
luci e ombre, senza mai rispettare gli standard di trasparenza e di democraticità richiesti a causa delle continue
violenze e persecuzioni. Il 18 aprile 2018, in seguito alla promulgazione della riforma del sistema di previdenza sociale, la popolazione nicaraguense si è recata in strada per una serie di
proteste pacifiche. Ma l'autocrate decise di reprimerle nel sangue: oltre 300 morti, più di 2000 feriti e centinaia di arresti arbitrari, il tutto in pochi giorni. Da ormai 5 anni la popolazione vive in un contesto di continua violazione dei più basilari diritti umani, costretta a subire l'inibizione di ogni forma di dissenso e critica. Nel rapporto di Amnesty, pubblicato martedì 18 aprile 2023, l'organizzazione descrive le tecniche con le quali l'esecutivo ha
azzerato gli spazi di libertà e ridotto al silenzio
giornalisti avversi al regime e dissidenti, operando indisturbato nel silenzio internazionale più assordante. Ortega e Murillo, oltretutto, sembrano non aver imparato niente dalla loro stessa esperienza di vita. La Rivoluzione sandinista, della quale furono entrambi protagonisti, scoppiò 44 anni fa proprio per l'uccisione dell'unico giornalista di opposizione presente nel paese. I sicari che commisero comandati dall'ex despota nazionale Somoza.
Le proteste contro la farsa elettorale (ANSA)
La polizia, arma per soffocare il dissenso
Negli ultimi anni, il mantenimento dell'ordine pubblico è stato affidato ad un gruppo interforze composto da polizia, esercito e gruppi armati filogovernativi. Questo insieme di
forze repressive agisce al di fuori di qualsiasi convenzione sui diritti umani, perpetrando violenze proibite dalla legge e utilizzando armi letali in circostanze che non ne prevedrebbero l'uso. Secondo il rapporto, proprio quest'ultimo fattore ha causato nel tempo centinaia di vere e proprie
esecuzioni extragiudiziali. Aggressioni fisiche, intimidazioni e minacce sono solo alcuni degli atteggiamenti rivolti a giornalisti e
attivisti presenti nel paese, costringendoli a scappare o interrompere le proprie attività. La precisa linea di
oppressione del dissenso politico, imposta dal capo dell'esecutivo, comporta una minaccia per l'incolumità stessa dei reporter, i quali non riescono a diffondere correttamente le notizie al di fuori dei confini nazionali.
Le proteste hanno dato vita a veri e propri episodi di guerriglia urbana (ANSA)
La tripartizione dei poteri: quando crolla lo stato di diritto?
La distinzione tra potere esecutivo, giudiziario e legislativo è una delle principali conquiste del '700. Teoria formalizzata da Montesquieu in
Lo Spirito delle leggi, è stata uno dei capisaldi della Rivoluzione francese del 1789. Ma in Nicaragua, più di due secoli dopo, questo principio non viene ancora rispettato. L'affidamento del potere giudiziario all'organo indipendente della magistratura è solitamente volto a garantire l'imparzialità dei decisori. "Chiunque abbia potere è portato ad abusarne", dichiarava il filosofo francese, ed è proprio ciò che Ortega ha fatto in tutti questi anni di repressione violenta. “A cinque anni dal suo inizio, la crisi dei diritti umani in Nicaragua è ancora in corso: lo
stato di diritto è compromesso, l’indipendenza del potere giudiziario è erosa da nuove leggi e il paese si è sottratto ai controlli sui diritti umani da parte di organismi regionali e internazionali”, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice della ONG per le Americhe.
Ortega incontra Luo Zhaohui, responsabile dell'Agenzia per la cooperazione e lo sviluppo internazionale della Cina (ANSA)
Secondo alcune ricerche svolte da Amnesty, il sistema giudiziario è stato cooptato affinché controllasse e perseguitasse dissidenti e oppositori. L'
iniquità dei processi, purtroppo, è solo uno dei tanti lati oscuri delle vicende giudiziarie nazionali. Inoltre, il rapporto rileva che in alcuni casi i tribunali stanno comunque agendo nel rispetto di numerose leggi liberticide varate dal parlamento. Tali norme hanno limitato la facoltà di associazione e di espressione, criminalizzando e diffamando le organizzazioni per i diritti umani che continuano ad operare sul territorio. Molte persone sono state incarcerate solo per aver protestato pacificamente, o per aver denunciato le continue violazioni alla persona. Alcune modalità utilizzate dalla polizia per reprimere il dissenso riguardano la
revoca del riconoscimento giuridico, le irruzioni negli uffici e il sequestro di beni. L’arbitraria privazione della nazionalità, ad oggi, è stata rivolta a più di 300 persone, costrette a vivere da
apolidi. La loro situazione, di maggiore vulnerabilità nell’esercizio delle proprie garanzie rispetto al resto della popolazione, fa da sfondo ad un contesto contraddistinto da forti movimenti migratori.
Crisi e emigrazione in Nicaragua
L’instabilità sociale ed economica, causata dall’incessante repressione e dalla crisi dei diritti umani, ha costretto migliaia di persone a lasciare la nazione. Le persone apolidi, che scappano in cerca di un futuro migliore, sono solo una parte delle 100mila persone che hanno
tentato la fuga in questi periodo di terrore. Più di 400, però, trovano ogni anno la morte nel solo tentativo di attraversare il Rio Grande. Anche i tassi di respingimento alle frontiere dei paesi confinanti sono elevati, rendendo i loro sforzi in gran parte vani. La "
Terra di laghi e vulcani", come viene definita per le sue innumerevoli bellezze naturalistiche, rimane per loro un inferno dal quale fuggire con ogni mezzo possibile. “Oggi più che mai la comunità internazionale deve agire in modo coordinato e determinato, non solo riconoscendo e condannando la sistematica natura delle violazioni dei diritti umani commesse dal governo di Ortega e Murillo ma anche garantendo il diritto alla giustizia, alla verità e alla riparazione per le migliaia di vittime delle politiche repressive”, ha aggiunto Guevara-Rosas.