Qual è il limite tra apprezzamento e sessualizzazione? Dai, su, non è una domanda difficile. La linea, in questo caso, non è per nulla sottile.
Divise attillate, costumi, fisici in bella vista. Con gli occhi del mondo puntati addosso ad atleti e atlete, succede che ogni centimetro di pelle accenda i bollenti spiriti dei e delle fan che, più che sottolineare la prestazione sportiva, si lanciano in commenti su addominali e lati B senza pudore. Accade sempre, ma durante una manifestazione sportiva come le Olimpiadi si nota di più. E accade alle donne così come agli uomini, con una differenza neanche troppo banale: che se nel primo caso abbiamo iniziato a disabituarci negli ultimi anni, per fortuna, quindi a farlo subito notare e a condannarlo con un giudizio lampo; nel secondo facciamo più fatica, ammettiamolo.
Persino noi facciamo fatica. Noi, che a parti invertite ci lanciamo per prime all’attacco, all’urlo di “sessismo”, a volte lasciandoci trascinare dalla corrente femminista che infuoca gli animi e gli orgogli, per senso di appartenenza a una categoria troppe volte, troppo spesso discriminata e sottomessa, ridotta a oggetto del desiderio, cadiamo in quell’errore madornale di riservare, o legittimare, a un altro sesso lo stesso trattamento che su di noi detestiamo.
Incoerenza? Ipocrisia? Imperizia? Chiamatela come volete.
Rimane il fatto che leggere alcuni commenti sotto le foto di questo o quell’altro atleta, che sia Thomas Ceccon in uscita dalla vasca o Anthony Ammirati che fa cascare l’asta con le sue parti intime, provoca imbarazzo. Tanto quanto quegli spogliarelli che andavano (spero non vadano più) di moda per l’8 marzo come “simbolo” di emancipazione. Un errore giovanile di valutazione che forse abbiamo commesso tutte noi, appartenenti a una generazione poco consapevole e poco dentro a certe tematiche, ma che oggi sarebbe incomprensibile.
Per la stessa ragione per cui è difficile da credere che, nel 2024, con una comunicazione quotidianamente orientata su questioni come parità, consenso, rispetto etc… ci siano ancora commenti di un certo tipo. Perdipiù firmati da donne.
Poco importa che alcuni atleti abbiamo deciso di puntare sulla loro fisicità al di là della gara, tuffandosi di testa su OnlyFans per guadagnarci qualcosina. Perché poi basta che uno di loro – vedi Ceccon – chieda alle sue fan: “Non sessualizzatemi” per farci arrossire dall’imbarazzo, ricordandoci che certi limiti sono invalicabili persino di fronte alla libera esposizione del proprio corpo. Dovremmo saperlo bene.