Omicidio Giulia Cecchettin: i biscotti non addolciscono il patriarcato

Filippo Turetta è stato descritto come un bravo ragazzo, innamorato di Giulia Cecchettin, "le preparava i biscotti". Questo ci fa capire che la cultura del possesso non appartiene solo ai "lupi"

di CHIARA CARAVELLI -
19 novembre 2023
Famiglia Cecchettin, 'Giulia trattenuta contro la sua volontà'

Famiglia Cecchettin, 'Giulia trattenuta contro la sua volontà'

Filippo Turetta non è l’ex fidanzato di Giulia Cecchettin, è il suo assassino. L’inizio e la fine di una storia il cui epilogo, purtroppo, era già scritto. Fino alla notizia della morte della ragazza ventiduenne originaria di Vigonovo (in provincia di Venezia) il cui corpo è stato ritrovato ieri in un canalone nei pressi del lago di Barcis, le attenzioni si sono concentrate solo ed esclusivamente su di lui. L’ultimo ad averla vista viva, prima di colpirla più volte con un coltello a testa e collo, abbandonarla sul ciglio della strada e lasciare che il suo corpo rotolasse giù per 50 metri in un dirupo. Lui che è stato latitante fino a questa mattina, quando la sua Fiat Grande Punto nera con cui si stava muovendo fin dal giorno della scomparsa, nella tarda serata di sabato 11 novembre, è stata fermata in Germania. Lui, sul quale pendeva un mandato di cattura internazionale, non può più scappare.

Chi è Filippo Turetta

giulia-cecchettin-filippo-turetta Il ragazzo, 22 anni, frequentava lo stesso corso di laurea di Giulia, in Ingegneria Biomedica. Lei lo aveva lasciato ad agosto scorso, per la seconda volta, ma Filippo non lo aveva mai accettato. L’avrebbe persa, per sempre, così l’ha uccisa. (Qui gli aggiornamenti)

La narrazione del "bravo ragazzo"

Almeno nelle fasi iniziali di questa drammatica vicenda, è stato descritto come "un bravo ragazzo". Il suo legale, Emanuele Compagno, sentito ieri dopo il ritrovamento del corpo di Giulia, ha affermato: "Sembra che non si sia portato nulla, un cambio o abiti pesanti per cui non credo in un'azione premeditata. Filippo non è mai stato aggressivo, un ragazzo da cui ci si poteva aspettare di tutto tranne che un gesto di violenza. Amava questa ragazza, le preparava dei biscotti, continuavano a vedersi. É davvero tutto così inspiegabile".
  Ma allora perché un bravo ragazzo che addirittura le preparava i biscotti, aveva portato (questo è ciò che emerge dalle prime ricostruzioni degli inquirenti) con sé un coltello all’appuntamento con la ragazza che poi avrebbe ucciso? Perché ha continuato a colpirla, con estrema violenza, anche quando lei cercava di difendersi?

I retroscena emersi

Con il passare dei giorni, quando ancora era viva la speranza che Giulia potesse tornare a casa dalla sua famiglia, sono emersi particolari importanti sul rapporto che legava i due ragazzi. Elena Cecchettin, la sorella della vittima, aveva parlato di comportamenti oppressivi e controllanti da parte di Filippo: "Le dicevo sempre: se ti fa del male dillo almeno a me, ma lei non mi ha mai detto nulla in questo senso e quindi non ho mai pensato che quel ragazzo potesse in qualche modo ferirla. Lui era geloso anche del tempo che lei passava con me e questa cosa non mi faceva stare tranquilla, soprattutto quando uscivano da soli dopo che lei l’aveva lasciato". Le controllava il telefono, si faceva trovare alla fermata dell’autobus anche se Giulia gli aveva detto che voleva stare sola. La supplicava di vedersi perché lui stava male, era disperato senza di lei. Non vedeva più un futuro. Così Giulia si dispiaceva e accettava. Si fidava di quel ragazzo, nonostante tutto. E noi non possiamo biasimarla. giulia-cecchettin-filippo-turetta

Basta colpevolizzare la vittima

Perché è difficile, a volte impossibile, pensare che la persona che dice di amarti, sarà anche la stessa che ti toglie la vita a soli 22 anni. Perché la violenza è qualcosa di estremamente subdolo che fatichiamo, ancora troppo spesso, a riconoscere. Nel caso di Giulia è arrivata lentamente, con piccoli gesti, attraverso quelli che comunemente vengono chiamati ricatti emotivi. Si è insinuata nelle pieghe del loro rapporto in maniera sottile. E così accade nella quasi totalità dei casi, noi donne non ci allarmiamo di fronte a determinati atteggiamenti, ci ripetiamo che il peggio non succederà. E questo perché crediamo di poter essere libere, di poter scegliere per noi, di non dover aver paura. Perché non dovremmo avere paura. La violenza è qualcosa a cui non riusciamo a dare un nome e anche quando lo facciamo, spesso è troppo tardi.

Giulia Cecchettin è l'ennesima vittima della cultura patriarcale

Ma la storia di Giulia, così come quella di tutte le altre donne uccise per mano della persona che diceva di amarle, ci insegna che dobbiamo cogliere ogni piccolissimo campanello d’allarme. Dobbiamo chiedere aiuto, sempre. Quando le nostre libertà vengono meno, quando qualcuno vuole decidere per noi, quando veniamo controllate, seguite, private di scegliere. Ma la verità è che spesso non basta neanche questo. Quante donne sono state uccise dall’ex compagno anche dopo aver sporto denuncia, sperando che qualcuno, così, potesse proteggerle. Ed è in questa crepa profonda della nostra società che istituzioni e forze dell’ordine devono cominciare a fare la loro parte. Perché non possiamo e non dobbiamo sempre difenderci da sole. La storia di Giulia ci insegna che alla prima avvisaglia di un rapporto tossico e malato, dobbiamo scappare. Che anche i bravi ragazzi che ti fanno i biscotti possono ucciderti e lasciarti morire in un canalone insieme ai tuoi sogni.