“Il mondo fermi l'orrore delle carceri iraniane”: l’appello della premio Nobel e dello scrittore

Shirin Ebadi e Taghi Rahmani si fanno portavoci delle violenze subite in cella e dell’ingiusto trattamento subito dalle prigioniere politiche nel terribile penitenziario di Evin

19 agosto 2024
Shirin Ebadi

La premio Nobel per la Pace Shirin Ebadi

Se la vita delle donne in Iran è pesantemente condizionata da leggi repressive, divieti di attività e obblighi legati all’abbigliamento, provate solo a pensare a cosa voglia dire essere detenute in quel Paese. “Le prigioniere politiche iraniane stanno subendo una repressione brutale nella sezione femminile del carcere di Evin. Come attiviste e attivisti per i diritti umani, siamo solidali con le donne iraniane e chiediamo un'indagine internazionale indipendente”. È quanto affermano in un appello pubblicato sulla Stampa la Premio Nobel Shirin Ebadi e il giornalista e scrittore Taghi Rahmani.

Le violenze in carcere contro le prigioniere politiche 

“Settanta donne di idee, affiliazioni e generazioni diverse sono attualmente prigioniere politiche nella più famigerata delle carceri iraniane – scrivono i due –. Vi si trovano ingiustamente, solo per aver lottato per la libertà e per i diritti umani in Iran. Da lì, ci hanno raccontato che il 6 agosto le forze di sicurezza e le guardie penitenziarie hanno fatto irruzione nella loro sezione con una violenza brutale. A causa dell'aggressione e delle gravi ferite inflitte, numerose prigioniere hanno perso conoscenza e altre sono state steccate dopo un esame sommario da parte del medico del carcere, senza ricevere cure mediche adeguate”. 

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Le donne protestano in Iran dopo l'uccisione della 22enne curda Mahsa Amini (Photo by SAFIN HAMED / AFP)

“Lontano dagli sguardi dell'opinione pubblica e mentre l'attenzione della stampa si concentra sulle crescenti tensioni in Medio Oriente – concludono Ebadhi e Rahmani – la Repubblica islamica iraniana continua la sua guerra principale: quella in grande stile contro chi le si oppone e contro le donne iraniane. Ora più che mai le prigioniere del carcere di Evin si ergono come bastione della resistenza nella lotta per la libertà. Queste donne, ingiustamente e illegalmente detenute come prigioniere politiche, meritano la nostra ammirazione e urge mobilitarci per loro”.

Le richieste

Taghi Rahmani
il giornalista e scrittore Taghi Rahmani

I due intellettuali, dalle pagine della Stampa, e nei loro interventi pubblici, chiedono “l'immediata cessazione della pena di morte; la scarcerazione di tutte le prigioniere e i prigionieri, arbitrariamente in carcere per motivi politici e di coscienza; l’immediata attuazione, da parte dello stato iraniano, di misure che garantiscano l'incolumità fisica e psicologica delle persone detenute in tutto il Paese, soprattutto nella sezione femminile del carcere di Evin; l'avvio di un'indagine indipendente internazionale per scoprire la verità sulle violenze commessi contro le prigioniere politiche di Evin”.