Iran, in coma e paralizzata dopo che la polizia le spara perché non indossa il velo mentre guida

Arezoo Badri, madre di due bambini, è rimasta colpita durante una sparatoria per una presunta violazione della legge sull'hijab, avvenuta nella città settentrionale di Noor

di Redazione Luce!
14 agosto 2024
Arezoo Badri

Arezoo Badri

Una, dieci, cento: cresce ancora il numero di donne che in Iran sono vittime della violenza della polizia di regime, in una spirale apparentemente senza fine di violazione dei diritti umani fondamentali autorizzata e anzi incoraggiata dai vertici della Repubblica islamica stessa. 

Questa volta gli agenti avrebbero sparato contro una ragazza che guidava senza rispettare le regole sul corretto uso del velo, ferendola in modo grave e lasciandola paralizzata. Lo riporta il Guardian, citando gruppi per i diritti umani e fonti interne all'Iran. Arezoo Badri stava tornando a casa, nella città settentrionale di Noor, il 22 luglio scorso quando la polizia ha tentato di fermarla dopo che la sua auto era stata segnalata per presunte violazioni delle draconiane leggi iraniane sull’hijab

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L’anno scorso, in un ulteriore giro di vite sul codice di abbigliamento per le donne, le autorità del Paese hanno dichiarato che avrebbero utilizzato le telecamere a circuito chiuso per identificare le automobiliste che non coprivano i capelli e confiscare i loro veicoli. La ong Human Rights Activists in Iran, ha dichiarato di ritenere che Badri, mamma di due bambini, possa essere stata vista o filmata mentre guidava con il capo scoperto nei giorni precedenti la sparatoria e che sia stato apposto un avviso sulla sua targa, perché l’auto finisse sotto sequestro e lei arrestata.

Quando la polizia ha tentato di fermarla il 22 luglio, lei non ha rispettato l’alt e per questo gli agenti hanno aperto il fuoco sul veicolo in movimento. Un comandante della polizia di Noor ha confermato ai media locali che la conducente è stata colpita quando non ha rispettato l'ordine di accostare, ma non ha fatto il nome di Badri. Secondo Mamlekate, organizzazione di giornalisti cittadini iraniani, la donna è entrata in coma dopo essere stata colpita ed è stata trasferita in un ospedale di Teheran.

Un medico della capitale che si occupa di soccorrere segretamente le sopravvissute alle violenze sessuali e le persone con ferite da pallini durante le proteste “Donna, vita, libertà” dopo la morte di Mahsa Amini nel 2022, ha dichiarato al Guardian: “Non abbiamo avuto notizie sulle sue condizioni perché si tratta di un ospedale militare pesantemente sorvegliato e di proprietà della polizia. Non ho trovato nessun medico dell'ospedale che possa dare informazioni”. Masih Alinejad, giornalista in esilio, ha dichiarato di aver ricevuto i dettagli della sparatoria e le foto di Badri da fonti vicine alla sua famiglia, ma che i parenti più stretti hanno subito pressioni per non parlare pubblicamente della sua situazione. “Quando ho ricevuto le foto dal parente e ho saputo che Arezoo è madre di due bambini, non riuscivo a smettere di piangere e continuavo a pensare a mio figlio”, ha detto. “Come si potrà spiegare nel XXI secolo a quei bambini piccoli che la loro madre è stata uccisa dalla polizia per non essersi coperta i capelli?”.