Il Papa e la 'frociaggine'. Bozzo: “Spifferata con malizia e chi si offende è insicuro. I problemi sono altri”

Per l'autore e produttore, storico del movimento Lgbtq+, “perdere tempo per una sciocchezza come la frase del Pontefice distoglie l'attenzione dalle battaglie che la comunità deve portare avanti per rivendicare diritti fondamentali”

di MARIANNA GRAZI -
29 maggio 2024
Giorgio Bozzo

Giorgio Bozzo

Papa Francesco pensa che “Nella Chiesa c'è troppa aria di frociaggine” e che i vescovi farebbero bene a “mettere fuori dai seminari tutte le checche, anche quelle solo semi orientate”?

“Sono un po' preoccupato, ma non per la frase. In tutta onestà mi ha fatto ridere tantissimo. Quando mi sono arrivati ​​i primi screenshot che la riportavano dentro di me pensavo: sarà senz'altro un falso, poi quando mi è stato confermato ho riso molto”.

Giorgio Bozzo , produttore discografico, autore televisivo, giornalista e scrittore, che ha recentemente pubblicato il primo volume della serie “Le radici dell'orgoglio” (titolo del suo podcast), in cui ripercorre la storia del movimento e della comunità LGBTQIA+ in Italia, commenta così a primo impatto la frase del Pontefice che in questi giorni ha così tanto scosso l'opinione pubblica.

Dal Vaticano sono arrivate le scuse di Bergoglio per quelle esternazioni: “Non ha mai inteso offendere o esprimersi in termini omofobi – fa sapere con una nota il portavoce della Santa Sede Matteo Bruni – e rivolge le sue scuse a coloro che si sono sentiti offesi per l'uso di un termine, riferito da altri. Come ha avuto modo di affermare in più occasioni, nella Chiesa c'è spazio per tutti”.

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Ma, inutile dirlo, la crisi innescata da quelle parole è stata tale che anche le scuse passano in secondo piano. “Ho riso perché è una situazione grottesca , un Papa che dice una frase così gergale… È proprio una roba che forse un gruppo di amici omosessuali chiacchierando userebbero, non un Pontefice da cui ti aspetti che usi termini magari in latino, che esprima concetti profondi , teologici. È scattato quasi un meccanismo di simpatia nei suoi confronti”.

Passato quel momento di sorriso il secondo pensiero di Bozzo è stato per la scorrettezza di chi ha fatto uscire queste parole: la frase sarebbe infatti stata pronunciata nell' Aula del Sinodo per l'apertura dell'assemblea generale della Ce, una riunione a porte chiuse con i vescovi.

"Malizia in chi ha riportato queste parole"

“C'è una malizia che è stata messa in campo da qualcuno che ha voluto riportare queste parole all'esterno. Nessuno le ha sentite in modo diretto, non c'è una registrazione di queste parole, ma qualcuno è uscito e ha svelato 'il Papa ha detto questo'. Credo che si possa anche pensare – prosegue lo storico – che ci sia qualcuno che tenta di fare un attento all'immagine di Papa Francesco ”.

Una vigliaccata, una cosa buffa, ma “c'è stata anche una piccola perversione da parte mia –ammette Giorgio Bozzo –. Io studio la storia del Movimento, così che la Chiesa ha avuto una responsabilità molto pesante nella repressione e nell'oppressione delle persone omosessuali, li ha stigmatizzati come colpevoli di peccato nefando; questo, accanto all'accusa di malattia e di perversione sessuale da parte della scienza, accanto all'accusa di turbativa della morale pubblica da parte della polizia di Stato, rappresentano i tre pilastri che hanno schiacciato le persone omosessuali.

Sentire il Papa che riconosce in modo così concreto la loro presenza all'interno della Chiesa, di cui nessuno ha mai fatto mistero – è il segreto di Pulcinella – e che quella frase possa aver creato difficoltà a coloro che hanno scelto il sacerdozio è oggettivo. Mi fa anche sorridere in un momento di calo delle vocazioni che si può creare una discriminazione rispetto all'orientamento sessuale, anche perché se un sacerdote accetta il celibato non vedo quale sia la differenza dati dal suo orientamento sessuale”.

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"La reazione della comunità Lgbtqia+ cela insicurezza”

Questa è la valutazione personale dell'autore, fatta con coscienza politica e storica di queste parole. Dopodiché, però, Bozzo va anche oltre nella sua riflessione, guardando alla reazione che la comunità LGBTQIA+ ha avuto a queste parole. Reazione “probabilmente eccessiva” che lo ha lasciato perplesso. “ Si è presa troppo sul serio questa vicenda . Ho visto montare una marea nera nei confronti di Francesco che mi sembra non solo eccessiva ma anche l'indizio di qualcos'altro. E cioè di una insicurezza che non mi piace: davvero una frase come questa crea un pregiudizio alle persone omosessuali? Io non lo credo. Non voglio pensare che nel 2024 la comunità Lgbt sia ancora così fragile dopo tutte le battaglie che ha fatto, dopo tutto quello contro cui ha dovuto combattere, che era molto più pesante?”.

Da appartenente alla stessa comunità, da studioso, lo scrittore ammette che questa reazione gli ha fatto capire che “oggi abbiamo ancora un problema di identità al nostro interno”.

E la risposta giusta, secondo lui, quale sarebbe stata allora? “Una risata” . Perché i problemi che hanno le persone omosessuali oggi, “non sono le battute sturate del capo della Chiesa o di un generale in cerca di visibilità (dice riferendosi a Vannacci, ndr ). Sono altri e più urgenti, che non hanno niente a che vedere con il litigare con figure rappresentative del loro mondo, ma non del mio”.

Battaglie più urgenti

Da uomo gay di 60 anni, benestante, con un compagno e una stabilità consolidatasi nel tempo, “se devo pensare a una mia battaglia è quella per rivendicare più tutele e più diritti per le persone trans*, per rivendicare il fatto che possono accedere a un percorso di auto-affermazione di sé senza difficoltà, il fatto che ci sono bambini che sono senza diritti perché lo Stato non li riconosce e continua a rimbalzare il problema, il fatto che si vuole criminalizzare la Gpa e non se ne dibatte culturalmente in modo serio. Queste sono le mie problematiche”, afferma. E ribadisce: “Di quello che dice Papa Francesco non me ne frega nulla. Anzi, non voglio nemmeno diventare la cassa di risonanza di queste frasi. La comunità invece oggi sta facendo questo”.

Secondo Bozzo, insomma, la comunità in questo momento non dovrebbe guardare al dito invece che alla luna, e si dice preoccupato dal soffermarsi su questi episodi, perché così si costruiscono nemici che non esistono e non si guardano in faccia i nemici veri. “Che sono quelli che mentre noi perdiamo tempo così nella realtà limitano i nostri diritti veramente”.

Della parole usate da Francesco “ci rido ma non esaspero questa cosa, non arrivo a dire che mi ha offeso, perché se do tanta importanza a quella frase significa che ho dei problemi, che non ho alle spalle una storia di oltre 50 anni e non la riconosco. Non riconosco che ci sono persone che hanno combattuto per cose estremamente gravi con un coraggio che oggi non abbiamo neanche più evidentemente. Vorrei che invece se ne ridesse, e dopo ci si rimboccassero le maniche per andare però a portare a casa tutti quei diritti che ancora mancano”.

Secondo lo storico è troppo il tempo sprecato a litigare con dei cattivi maestri o presunti ideologi dell'oggi, a fare quello che chiama 'il lavoro più semplice'; invece “Fare attivismo significa avere un impegno nei confronti di sé stessi e della comunità costante, serio, che non ha tempo per le sciocchezze”. Perciò la sua sensazione “è che non essendo più capacità di fare questo, o avendo una scarsa propensione a portare a casa risultati, si faccia sensazione, si cerchi visibilità illusoria , avendo reazioni isteriche su cose che non hanno minimamente importanza”.

Il suo discorso, alla fine, ha un fulcro ben preciso: “Io ho un senso della mia comunità, che viene probabilmente da quello che è stata negli ultimi 50 anni, che mi porta ad assumermi delle rivendicazioni e delle lotte che non sono direttamente mie ma sono proprietarie delle persone che sono parte del mio mondo”. Non teorizza il ghetto, spera questi diritti diventino oggetto di rivendicazioni comuni anche alle persone eterosessuali – come è successo a volte in questi decenni –, anche perché “non è detto che i nemici siano per forza fuori dalla comunità. È più nemico chi, al suo interno, si atrofizza nel proprio benessere, nell'essere riuscito a costruire il suo piccolo mondo perfetto. Ho visto io stesso persone omosessuali omofobe nei confronti di altre persone che magari hanno difficoltà. C'è molto classismo a volte nel mondo Lgbt stesso”.

Non ha senso, insomma, prendersela così tanto per una “sciocchezza”, per una frase che “potevamo sentire in un locale gay mentre si ascoltano Madonna e Lady Gaga e invece l'ha detta il Papa, e questo è surreale”.

"Non è quella la mia priorità, andare a sentire cosa dice il Pontefice o Vannacci o chiunque altro; oggi, nel 2024, la mia priorità è guardare all'interno della mia comunità, vedere che ha problemi e andare a risolvere prima quei problemi lì" Manca un senso di comunità , un senso del dovere nei confronti di questa, un impegno concreto che non sia aleatorio o demandato a qualcuno ma coinvolga tutti e tutte. Bisogna combattere contro le persone intolleranti, bisogna lottare quotidianamente per cose concrete e rivendicare i diritti smettendo di pensare che basti andare in 100mila in piazza al Pride Quella è la soluzione semplice, ma non risolve i problemi degli altri 364 giorni dell'anno Ci sono troppe battaglie da fare, che vanno avanti per senso di comunità e giustizia: trovo ingiusto che ancora ci siano persone all'interno del movimento che soffrono, ma non credo che soffrano perché il Papa usa la parola frociaggine Combattiamo l'intolleranza”.