Il Papa risponde alla mail del 22enne escluso dal Seminario perché gay. Lorenzo Caruso: “Mi ha dato speranza”

Dopo l’uscita infelice sui seminaristi omosessuali e le scuse, il Pontefice ha scritto di suo pugno al giovane, invitandolo a continuare con la sua vocazione. L’aspirante parroco: “Quelli come me ai margini della Chiesa, io ho scelto la verità, molto si nascondono per paura”

3 giugno 2024
Papa Francesco

Papa Francesco

Niente da fare, la Chiesa di Roma non vuole al suo interno persone gay. O, fuori da ogni malizia, perlomeno chi lo è alla luce del sole, dichiaratamente. L’orientamento sessuale è una discriminante che batte persino la vocazione, in un periodo in cui sempre meno giovani scelgono di dedicare la propria vita esclusivamente alla Fede. Ma non per questo, secondo il Papa, bisogna rinunciare a quella vocazione, che va invece seguita e coltivata. 

Ne sa qualcosa un 22enne, aspirante parroco, che a Il Messaggero alcuni giorni fa ha raccontato di essere stato escluso dal Seminario perché omosessualeLorenzo Michele Noè Caruso, si legge nel quotidiano, già ferito dalle parole del Pontefice (“c’è già troppa frociaggine”) trapelate dall’Assemblea generale della Cei svoltasi a porte chiuse il 20 maggio, ha deciso di scrivere una mail a Francesco, raccontagli la propria storia. Una sorta di sfogo personale, alla ricerca di un conforto, a cui però non si aspettava probabilmente alcuna risposta. Che invece, sabato 1° giugno è arrivata, con una nota scritta di proprio pugno proprio dal Papa. 

Questi, in sostanza, ha invitato il ragazzo ad “andare avanti” con la sua ricerca vocazionale, perché “Gesù chiama tutti”. Bergoglio segue insomma la stessa linea delle scuse dopo l’infelice battuta sui seminaristi gay, ribadendo che “La Chiesa come deve essere aperta a tutti”. Sta ad ognuno, poi, trovare la strada più giusta per entrarvi, facendo i conti con gli ostacoli che anche il proprio orientamento sessuale evidentemente pone davanti. 

La storia di Lorenzo Caruso 

Caruso, al Messaggero, aveva raccontato la sua storia: “Nella diocesi di La Spezia ho vissuto la dicotomia tra la mia vita normale, dove nella società potevo essere me stesso, e la mia vita nella chiesa dove invece non era permesso”, si legge. E ancora: “Ho iniziato il percorso per entrare in seminario, la mia sessualità era chiara, ma anche la mia strada”.

Ha scelto l’onestà, dichiarando di essere gay in Seminario, ed è stato escluso per aver detto la verità, che invece molti aspiranti come lui celano per paura. Timore di rimanere ai margini a causa delle loro stesse identità, come ha scritto nel suo messaggio al Papa: “Spero che questa mia lettera sia arrivata fino a lei. Vorrei portare alla sua attenzione la mia storia e quella di molti che, come me, vivono ai margini della Chiesa, costretti spesso a nascondersi per essere esclusi dalle comunità, o costretti a pagare la sincerità con il caro prezzo del rifiuto”.

L’appello al Papa 

Al Santo Padre Lorenzo ha rivelato come ha sentito la chiamata del Signore e non ha nascosto la propria delusione quando la Chiesa gli ha chiuso le porte in faccia perché gay. Un fatto che però non ha scalfito la sua volontà di “essere un servo di Dio”, tanto che nella mail ha avanzato anche una richiesta: “Chiedo che si possa rivedere la circolare che si occupa del divieto all’ammissione al seminario delle persone omosessuali. Molti giovani si sentono smarriti in una Chiesa che spesso sembra essersi legata a un clericalismo tossico ed elettivo, dove solo alcuni meritano di essere accolti e dove altri sono esclusi come falsi cristiani”.

La risposta di Francesco 

Nel suo biglietto in risposta al giovane, è proprio a questo argomento  che il Pontefice dedica una riflessione speciale: “Tu sai che il clericalismo è una peste? È una brutta mondanità e, come dice un grande teologo, ‘la mondanità è il peggio che può accadere alla Chiesa, peggio ancora che il tempo dei Papi concubinari’ – le sue parole riportate dal quotidiano romano –. Gesù chiama tutti, tutti. Alcuni pensano alla Chiesa come a una dogana e questo è brutto. La Chiesa deve essere aperta a tutti. Fratello, vai avanti con la tua vocazione”. Infine, Bergoglio ha scritto: “Prego per te, per favore fallo per me (ne ho bisogno). Che il Signore ti benedica e la Madonna ti custodisca. Fraternamente, Francesco”.

Nulla di nuovo, nessuna apertura, ma la risposta all’aspirante seminarista è stata una sorta di carezza morale che il Papa gli ha voluto dare quasi a confortarlo per la delusione subita e per quella ferita che lui stesso gli aveva inflitto con le sue frasi sui gay. 

Questa lettera mi dà speranza

Risultato centrato, a quanto si apprende dalle parole dello stesso Lorenzo Caruso, che domenica 2 giugno, al giornale ha rivelato di essersi sentito sollevato dalle parole del Santo Padre: “Che bella risposta la sua, fa capire chi è il Papa vero, non è quello che hanno fatto credere. Questa lettera mi dà speranza, il Seminario resta un sogno non accantonato” perché proprio Francesco “Mi ha detto continua con la tua vocazione, e non ‘Ci sono altre strade'”.

Anche perché di strade, al momento, per entrare nei ranghi del Vaticano da persona omosessuale non sembrano essercene affatto. Di questo si parlava proprio nell’incontro con la Cei il 20 maggio scorso, quando dietro alla “frociaggine” si nascondeva un discorso ben più ampio, sull’ammissione o meno dei seminaristi gay. La linea però è rimasta la stessa, quella del divieto.