Parigi 2024, Yunus e social business olimpico: “Un atleta vincerà il Nobel per la Pace”

Testimonial dei Giochi olimpici e partner con la sua fondazione di Milano-Cortina 2026, l’imprenditore e banchiere del Bangladesh riflette sull’impatto che lo sport ha a livello sociale. E annuncia: “Faccio il tifo per la squadra dei rifugiati”

26 luglio 2024
Nobel Peace Prize Muhammad Yunus in Turin

Muhammad Yunus (ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)

Prima o poi un atleta vincerà il Premio Nobel per la pace. Ne è convinto Mohammad Yunus, che quel riconoscimento se l’è visto assegnare nel 2006 per aver fondato la Grameen Bank e aver aperto la strada ai concetti di microcredito e microfinanza. 

L’imprenditore sociale, banchiere, economista e leader della società civile del Bangladesh è convinto, tanto da dare la sua parola d’onore, che lo sport migliorerà il mondo ed è per questo che riscrive Pierre De Coubertin, fondatore dei Giochi Olimpici moderni, in senso etico (“l'importante non è vincere, ma vincere con uno scopo") e dichiara il suo tifo “ovvio, per la squadra dei rifugiati”. 

In una intervista all'ANSA nel giorno d’apertura, da testimonial delle Olimpiadi di Parigi e partner con la sua fondazione di Milano-Cortina 2026, Yunus parla a lungo dei Giochi olimpici e del loro senso per l'umanità. Ma ci tiene ad aprire il discorso con un riferimento al suo Paese, il Bangladesh.

Professor Yunus, lei è arrivato in una Parigi addobbata per i Giochi, ma nel suo Paese duecento studenti sono morti durante una protesta repressa dal governo. Cosa pensa di questa situazione?

“Ho attraversato il coprifuoco per volare a Parigi, mentre era ancora in vigore la politica dello ‘sparare per uccidere’. Le persone sono state uccise, sta ancora accadendo, non sappiamo quanti siano i morti e quanti i feriti che moriranno. Faccio appello al mondo intero affinché ci aiuti a trovare un modo per fermare le uccisioni in corso. Deve essere fermato”.

Ha un forte legame con lo sport. È dovuto al fatto che rappresenta uno stile di vita più giusto e sostenibile o perché c'è ancora del lavoro da fare in questo settore?

“Mi sono avvicinato allo sport per i legami emotivi e il coinvolgimento delle persone nello sport. Nel mio Paese ho visto come la gente reagisce quando il proprio club o la propria squadra del cuore vince o perde. È come se il loro destino dipendesse da questo. Mi sono reso conto di quanto sia grande il potere sociale dello sport e di come possa essere utilizzato per la trasformazione della società. Le Olimpiadi di Parigi sono state progettate sulla base di questo principio - costruire un social business olimpico - è solo un inizio, ma è un inizio importante. È il primo passo di un viaggio globale di mille miglia”.

Ci sarà un giorno in cui un atleta riceverà il Premio Nobel per la Pace?

“Non vedo perché no. Se un atleta può avere un impatto tra le nazioni, potrebbe ricevere il Premio Nobel per la pace. Io l’ho ricevuto per aver dato piccole somme di denaro alle persone, meccanismo che è stato replicato e ampliato. Credo che la cosa importante sia il modo in cui questo influisce sul processo di pensiero globale. I giovani vedono le cose in modo diverso, quindi non vedo perché un giorno un giovane o uno sportivo non possa ricevere il Premio Nobel...”.

In ogni caso, quale atleta incarna meglio i suoi valori etici in questo momento?

“Non me ne viene in mente uno. Non ho molta familiarità con le personalità dello sport!".

Per chi tifa? "Tifo per la squadra del Bangladesh e naturalmente sono un sostenitore anche della squadra olimpica dei rifugiati”.

Cosa pensa di quegli atleti star che portano l'aria condizionata al Villaggio?

“Non ne sono a conoscenza, ma è importante introdurre una coscienza sociale fin dalle prime fasi del processo. Non possiamo vincere medaglie a costo di distruggere il pianeta. Non si tratta di vincere, ma di farlo con uno scopo”.

Lei ha un forte legame con i Giochi di Milano-Cortina. Cosa fate esattamente per l'evento? 

“Gli organizzatori delle Olimpiadi del 2026 si sono interessati a ciò che Parigi stava facendo con la creazione di un'Olimpiade del social business e hanno voluto fare la stessa cosa. Queste hanno generato molto entusiasmo e vogliono mantenerlo anche per i Giochi invernali del 2026. Ci sono molte caratteristiche comuni tra le Olimpiadi estive e quelle invernali e molto da imparare”.

A proposito delle Olimpiadi invernali: il cambiamento climatico causerà sconvolgimenti anche negli sport (in particolare nello sci, sempre più a rischio). Ma soprattutto aumenterà il divario tra i Paesi molto ricchi e quelli molto poveri. Quali sono gli interventi più urgenti da attuare a livello globale?

“Ho parlato della necessità di creare una nuova civiltà basata sulla visione di creare un mondo a tre zeri: zero emissioni nette di carbonio, zero concentrazione di ricchezza e zero disoccupazione. Ognuno di noi deve partecipare alla costruzione di questo mondo, indipendentemente da chi sia o da dove si trovi. Lo sport, che è una potenza globale, può svolgere un ruolo importante nella creazione di questa nuova civiltà”.