Per la pillola del giorno dopo servirà la ricetta del medico. Il presidente Andrzej Duda ha infatti posto il veto alla legge con la quale in Polonia le ragazze sopra i 15 anni avrebbero potuto comprare nelle farmacie il farmaco senza prescrizione. Lo rende il canale tvn24.
La legge è stata proposta dal governo di Donald Tusk per rispondere anche alla forte domanda delle associazioni di donne che premono affinché nel Paese sia possibile accedere all'aborto fino alla 12 settimana di gravidanza.
No alla contraccezione d’emergenza senza ricetta
Il presidente conservatore polacco ha quindi espresso il suo parere negativo in merito alla proposta di ripristinare la contraccezione d'emergenza (o pillola del giorno dopo) da banco, riferisce Afp. Il tutto dopo che la legge è stata revocata dal precedente governo nazionalista. In un comunicato della presidenza si legge che Duda “ha deciso di inviare l'emendamento al parlamento con la richiesta di riconsiderare la legge”.
Attualmente in Polonia l'aborto è possibile solo nel caso di violenza sessuale oppure se la gravidanza mette in pericolo la vita della donna, una delle leggi in tema di interruzione volontaria di gravidanza più severe in Europa, che ha già portato alla morte diverse donne e a processo l’attivista Justyna Wydrzyńska, accusata di aver aiutato una donna ad abortire illegalmente.
“Abbiamo bisogno di depenalizzare l’aborto”
Il partito polacco di destra Diritto e Giustizia (PiS), che sosteneva le leggi restrittive sull'aborto, è stato deposto lo scorso ottobre, ma il percorso per migliorare l'accesso alla pratica non è diventato più rapido o semplice.
"Prima di tutto, abbiamo bisogno di aborti accessibili e, cosa estremamente importante, della depenalizzazione del sostegno alla pratica", ha dichiarato l'attivista Agata Adamczuk a Health Policy Watch. L'attivista è della Fondazione Dziewuchy Dziewuchom (Gals Help Gals), una ong femminista polacca che fornisce informazioni sul tema.
Tuttavia, il presidente del Parlamento Szymon Hołownia afferma che non è un buon momento per introdurre la riforma, perché i parlamentari potrebbero votare contro qualsiasi provvedimento in materia se messo all'ordine del giorno prima delle elezioni amministrative del 7 aprile, temendo le reazioni degli elettori più conservatori.