Le proteste per la Palestina infiammano il Salone del Libro di Torino. Un corteo di manifestanti – il presidio è stato organizzato dal coordinamento Torino per Rafah – ha provato a varcare l'ingresso del Lingotto, ma è stato respinto dalle cariche di un fitto cordone di forze dell'ordine in tenuta antisommossa.
"Oggi (ieri, ndr) Torino è di nuovo in piazza per chiedere un embargo militare immediato a Israele. Vogliamo che i nostri governi la smettano di inviare armi e di legittimare questa forza politica in casa nostra. Siamo qui per la ricorrenza della Nakba al fianco del popolo palestinese per la sua vittoria e resistenza”, hanno detto i manifestanti.
Al coro di 'Palestina libera' si è unito anche il fumettista Zerocalcare, che ha interrotto gli eventi che si stavano svolgendo all'interno del Salone per aderire alla protesta: "Siamo delegazioni di lavoratori della cultura – le sue parole – e non potevamo rimanere indifferenti mentre fuori chi protestava veniva manganellato. Uno spazio che si occupa di cultura non può lasciare fuori la storia, perché ne dovremmo rispondere tutti di quello che sta accadendo a Gaza da molto tempo. È la cosa più normale del mondo che questi temi vengono discussi in uno spazio come il Salone”.
Dopo che alcuni attivisti sono riusciti a entrare nel cortile del Salone del Libro, una delegazione di cinque manifestanti pro Palestina è stata autorizzata a entrare: "Lì dentro – hanno detto – tantissimi ci sostengono. La voce della Palestina è anche lì dentro. C'è tanta solidarietà anche dall'interno. Questa bandiera ci può unire tutti, come sta facendo da mesi, questo ci dà la forza di continuare perché siamo dalla parte giusta della storia”.
Alla kermesse, nel giorno degli scontri tra manifestanti pro Gaza e forze dell'ordine, era presente anche lo scrittore israeliano Eshkol Nevo che ha posto l'accento su quanto sta accadendo in Medio Oriente sottolineando anche il ruolo che gli scrittori possono avere in questo momento storico: “Probabilmente è il momento più triste e tragico della vita di Israele ma è anche il più significativo – ha detto l'autore israeliano – e noi scrittori capiamo che le storie possono essere salvezza, dare speranza. Ed è questo che ho fatto negli ultimi sei mesi”.
Scurati: “Svolta illiberale in atto”
Spostandoci invece sul fronte italiano, al Salone del Libro c’era anche Antonio Scurati che è tornato a parlare di quanto successo in occasione del 25 aprile sottolineando come in Italia sia in atto una “svolta illiberale”.
E ancora: “Non ho mai parlato di censura, di censura ad Antonio Scurati. Semmai il dato oggettivo è che un monologo che celebrava la resistenza antifascista e che interrogava l'attuale classe dirigente sui valori democratici dell'antifascismo è stato cancellato. Ho anche chiesto al giornale per cui scrivo di non mettere più la mia foto. Si tratta di un processo storico sociale che non va personalizzato”.
Lo scrittore di origine napoletana ha spiegato: “Quando il think thanks, il pensatoio, il movimento giovanile del partito del capo del governo fa dei manifesti per la campagna elettorale in cui indica deridendoli, sbeffeggiandoli, denigrando i volti di scrittori, conduttori televisivi, giornalisti, attori come gli avversari che piangeranno alle prossime elezioni quando loro vinceranno, non c 'è dubbio alcuno che stiano individuando dei nemici. Anche se nascosto dietro l'ironia o il sarcasmo, che in realtà è molto più sottile e sofisticato di questo, quando invochi il loro pianto sono dei nemici”.