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Home » Attualità » Firenze, una ragazza contro l’ordinanza anti spreco: “Lavare l’auto e annaffiare l’orto non sono la stessa cosa”

Firenze, una ragazza contro l’ordinanza anti spreco: “Lavare l’auto e annaffiare l’orto non sono la stessa cosa”

Benedetta Moschitta ha inviato al sindaco Nardella una lettera, perfetto esempio della diversa sensibilità dei giovani rispetto alle istituzioni sulle questioni ambientali: "Sacrificare le piante non è la soluzione"

Geraldina Fiechter
6 Agosto 2022
Come-innaffiare-senza-sprechi

La lettera di una giovane fiorentina al sindaco: "Vietare di annaffiare le piante non è la soluzione contro la crisi idrica"

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“No, non si può mettere sullo stesso piano il lavaggio delle auto e l’annaffiatura di un orto. È un messaggio che non educa la cittadinanza al futuro che ci aspetta”. È questo il senso della lettera che una ragazza fiorentina, laureata in psicologia e attiva sul fronte ecologista, ha scritto al sindaco di Firenze dopo le ordinanze contro lo spreco dell’acqua. Ed è la prova plastica della diversa sensibilità che si sta affacciando all’orizzonte fra i Millennials: non basta far vedere i muscoli seguendo l’emergenza del momento, sembrano dire i ragazzi, ma vogliamo prove tangibili del fatto che le istituzioni sono consapevoli dei rischi a cui ci espongono nel futuro lanciando segnali nuovi, piani e progetti di radicale inversione della rotta e una narrazione coraggiosa che educhi le coscienze dei cittadini. Ecco la lettera.

ordinanza anti spreco divieti
La lettera di Benedetta al sindaco Nardella è sintomatica di una diversa sensibilità dei più giovani alle questioni ambientali

Egregio Signor Sindaco ed egregio Assessore,

mi chiamo Benedetta Moschitta e sono una cittadina di Firenze.

Sono rimasta molto scossa dalle due ordinanze emesse per la crisi dell’acqua.

Mi rendo conto della criticità del momento e comprendo benissimo la necessità di interventi rapidi ed efficaci. Ho trovato giusto varare misure di contenimento dello spreco idrico, ma ho alcuni dubbi e preoccupazioni rispetto ai divieti formulati.

In particolar modo sono rimasta perplessa sulla proibizione di annaffiare con acqua potabile orti e giardini.

Posto che in città non è facile reperire acqua non potabile, mi chiedo se la risposta all’emergenza siccità sia quella di lasciar morire di sete la flora che ci circonda.

È davvero questo il modo per contrastare l’emergenza idrica e climatica?

Le piante, oltre ad essere esseri viventi, sono “strumenti” INDISPENSABILI per contrastare l’inquinamento e per mantenere più basse le temperature. La loro morte potrebbe favorire il processo di desertificazione che forse interesserà il nostro paese nel futuro.

Inoltre sono rimasta colpita dal modo in cui le due ordinanze e i vari volantini di promozione sono stati scritti: le innaffiature di orti e giardini (nella prima ordinanza di una superficie maggiore di 500m2, nella seconda di qualsiasi dimensione) sono state messe al primo posto, al pari di altri utilizzi dell’acqua potabile come (per esempio) il riempimento di piscine (nella prima ordinanza) e il lavaggio privato dell’auto (nella seconda ordinanza). Temo che questa comunanza possa essere motivo di fraintesi per la cittadinanza: non è forse più importante per la nostra comunità (e non solo) preservare la vita di orti e giardini piuttosto che mantenere pulita la propria autovettura? E in vista di un possibile peggioramento della situazione climatica, non potrebbe essere salvifico porre invece l’accento sulla PROTEZIONE dell’ambiente naturale?

Noi Essere Umani siamo interconnessi con l’ambiente naturale che ci circonda, senza le piante non c’è vita, e l’estate difficile che stiamo vivendo può essere l’occasione giusta per diffondere questo messaggio. La comunità, infatti, si sta rendendo conto di quali rischi stiamo correndo se non cambiamo i comportamenti collettivi, quindi quale momento migliore per sensibilizzarla sulle soluzioni che dobbiamo mettere in campo per il futuro?

Una cosa credo si possa e si debba dire alla comunità: nessuna soluzione può prevedere il sacrificio delle piante, che senza dubbio garantiscono la nostra sopravvivenza.

Grazie per il vostro tempo,
Un caro saluto, Benedetta Moschitta

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 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
"No, non si può mettere sullo stesso piano il lavaggio delle auto e l’annaffiatura di un orto. È un messaggio che non educa la cittadinanza al futuro che ci aspetta”. È questo il senso della lettera che una ragazza fiorentina, laureata in psicologia e attiva sul fronte ecologista, ha scritto al sindaco di Firenze dopo le ordinanze contro lo spreco dell’acqua. Ed è la prova plastica della diversa sensibilità che si sta affacciando all’orizzonte fra i Millennials: non basta far vedere i muscoli seguendo l’emergenza del momento, sembrano dire i ragazzi, ma vogliamo prove tangibili del fatto che le istituzioni sono consapevoli dei rischi a cui ci espongono nel futuro lanciando segnali nuovi, piani e progetti di radicale inversione della rotta e una narrazione coraggiosa che educhi le coscienze dei cittadini. Ecco la lettera.
ordinanza anti spreco divieti
La lettera di Benedetta al sindaco Nardella è sintomatica di una diversa sensibilità dei più giovani alle questioni ambientali
Egregio Signor Sindaco ed egregio Assessore, mi chiamo Benedetta Moschitta e sono una cittadina di Firenze. Sono rimasta molto scossa dalle due ordinanze emesse per la crisi dell'acqua. Mi rendo conto della criticità del momento e comprendo benissimo la necessità di interventi rapidi ed efficaci. Ho trovato giusto varare misure di contenimento dello spreco idrico, ma ho alcuni dubbi e preoccupazioni rispetto ai divieti formulati. In particolar modo sono rimasta perplessa sulla proibizione di annaffiare con acqua potabile orti e giardini. Posto che in città non è facile reperire acqua non potabile, mi chiedo se la risposta all'emergenza siccità sia quella di lasciar morire di sete la flora che ci circonda. È davvero questo il modo per contrastare l'emergenza idrica e climatica? Le piante, oltre ad essere esseri viventi, sono “strumenti” INDISPENSABILI per contrastare l'inquinamento e per mantenere più basse le temperature. La loro morte potrebbe favorire il processo di desertificazione che forse interesserà il nostro paese nel futuro. Inoltre sono rimasta colpita dal modo in cui le due ordinanze e i vari volantini di promozione sono stati scritti: le innaffiature di orti e giardini (nella prima ordinanza di una superficie maggiore di 500m2, nella seconda di qualsiasi dimensione) sono state messe al primo posto, al pari di altri utilizzi dell'acqua potabile come (per esempio) il riempimento di piscine (nella prima ordinanza) e il lavaggio privato dell'auto (nella seconda ordinanza). Temo che questa comunanza possa essere motivo di fraintesi per la cittadinanza: non è forse più importante per la nostra comunità (e non solo) preservare la vita di orti e giardini piuttosto che mantenere pulita la propria autovettura? E in vista di un possibile peggioramento della situazione climatica, non potrebbe essere salvifico porre invece l'accento sulla PROTEZIONE dell'ambiente naturale? Noi Essere Umani siamo interconnessi con l'ambiente naturale che ci circonda, senza le piante non c'è vita, e l'estate difficile che stiamo vivendo può essere l'occasione giusta per diffondere questo messaggio. La comunità, infatti, si sta rendendo conto di quali rischi stiamo correndo se non cambiamo i comportamenti collettivi, quindi quale momento migliore per sensibilizzarla sulle soluzioni che dobbiamo mettere in campo per il futuro? Una cosa credo si possa e si debba dire alla comunità: nessuna soluzione può prevedere il sacrificio delle piante, che senza dubbio garantiscono la nostra sopravvivenza. Grazie per il vostro tempo, Un caro saluto, Benedetta Moschitta
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