“Ma quale Stato, quale Dio, sul mio corpo decido io” ed ancora: “Fuori i Pro Vita dai consultori”.
Slogan urlati, rivendicati con forza, dalle studentesse del collettivo Aracne, che stamani hanno contestato la ministra per la Famiglia e le Pari opportunità Eugenia Roccella agli Stati Generali della Natalità, all'Auditurium della Conciliazione a Roma. La quale ha lasciato il palco senza intervenire, salvo poi recriminare dopo di non aver avuto la possibilità di parlare per le proteste.
La protesta delle studentesse di Aracne
Ma le rivendicazioni delle manifestanti non erano indirizzate esclusivamente a Roccella, ma a quello che lei rappresentava in quel contesto: “Abbiamo voluto contestare questo Governo e la sua cultura patriarcale. Oggi la Roccella ha detto che nessuno ci stava impedendo la nostra libertà, ma è stata sempre lei a dire che ‘l'aborto purtroppo è un diritto’. Ma contestiamo anche l'impostazione del convegno”.
A parlare è una delle giovani del collettivo Aracne: “Valditara ha mandato una circolare a tutti gli studenti per invitarli a partecipare ad un convegno del genere – racconta la studentessa siciliana –. Noi contestiamo in generale il convegno, che ha una linea indirizzata a far pensare alle donne che il loro unico obiettivo nella vita è fare figli, a rendere l'aborto impossibile e a mettere i Pro Vita nei consultori”.
“Non vogliamo che il corpo della donna venga visto come uno strumento per la riproduzione e non vogliamo che il fine ultimo della donna venga considerato la maternità – le fa eco una collega romana –. Noi chiediamo nelle scuole educazione sesso-affettiva e la proposta di Valditara di educare alle relazioni non ci soddisferà mai. Chiediamo una pedagogia transformista nelle scuole per formare un altro tipo di società”.
La ministra Roccella lascia gli Stati Generali della Natalità
Come detto, viste le contestazioni che le impedivano di parlare, la ministra Roccella ha scelto di non fare il suo intervento all’Auditorium della Conciliazione, preso d’assalto dalle attiviste del collettivo. Ma non lascia correre il fatto e ai giornalisti parla di “censura” nei suoi confronti.
“Ho scelto questa mattina di lasciare gli Stati generali della Natalità per consentire alle persone che erano sul palco con me, una mamma incinta di otto mesi che portava la sua testimonianza e il presidente del Forum delle famiglie Adriano Bordignon, di poter parlare senza subire la mia stessa sorte di censura”. Una cosa simile, se ricordate, era successa lo scorso anno al Salone del Libro di Torino, dove l’esponente di governo era stata sommersa dalle urla di protesta contro di lei e contro il governo Meloni sulle questioni maternità surrogata, aborto e in generale diritti riproduttivi delle donne.
Coincidenze temporali e causali a parte – oggi è iniziato il Salone e di nuovo sono state le donne ad alzare la voce contro le politiche che riguardano il loro corpo e le loro scelte –, la reazione della ministra è praticamente la stessa. Eugenia Roccella infatti aggiunge, parlando della scelta di oggi di non parlare sul palco: “Neanche questo è stato sufficiente: io ho lasciato il palco ma anche alla mamma (sommersa dai fischi) e a Bordignon è stato impedito di parlare tranquillamente. Tanto è vero che l’evento è stato sospeso. Questa è la dimostrazione che non si è trattato soltanto di una censura verso di me o verso il governo, ma di una profonda ostilità verso la maternità e la paternità – prosegue –, verso chi decide di mettere al mondo un figlio, esercitando la propria libertà e senza nulla togliere alla libertà altrui, ma contribuendo a dare un futuro alla nostra società. Insomma quello che si contesta, alla fine, è la maternità come libera scelta”.
Il post con la (velata) richiesta di solidarietà della Sinistra
Sui social Roccella arriva anche a chiedere la solidarietà degli ‘avversari’ politici nei suoi confronti, certa che l’indignazione per quanto successo superi le convinzioni politiche opposte che dividono i due schieramenti, in certi casi – quello dell’aborto è uno di questi ad esempio – in modo netto. “Sono certa – dice – che la segretaria del Pd Elly Schlein, tutta la sinistra, gli intellettuali - Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio, ecc. -, la ‘grande stampa’ e la ‘stampa militante’ che abbiamo visto in queste ore mobilitata in altre sedi (in riferimento al caso Rai-Bortone e al Salone, ndr) avranno parole inequivocabili di solidarietà nei miei confronti, dopo l'atto di censura che questa mattina mi ha impedito di parlare agli Stati generali organizzati dalla Fondazione per la Natalità per svolgere il mio intervento e anche per rispondere ai contestatori-censori e interloquire con loro”.
“Sono certa che i podisti della libertà e della democrazia non si faranno sfuggire questa occasione per dimostrare che l’evocazione del fascismo che non c'è, alla quale abbiamo assistito in queste settimane, non era solo una sceneggiata politica pronta a svanire di fronte alle censure vere”, conclude Roccella.
Forse – anzi sicuramente –, fare l’ennesimo atto negazionista, parlare di censura facendo riferimento ad Antonio Scurati, non è il modo più giusto per chiedere un sostegno bipartisan. Magari la ministra potrebbe imparare ad accettare la solidarietà (e anche le critiche, ma non vogliamo chiedere troppo) in silenzio, senza invocare complotti contro di lei. Probabilmente, così facendo, in futuro – siamo sicure che ci saranno prossime volte, se continua ad essere questa la linea del governo su queste materie – non ci sarà nemmeno bisogno di chiederla, perché arriverà spontaneamente.