
Checco Zalone Sanremo 2022
Arcigay e la comunità Lgbt accusano Checco Zalone di omofobia e transfobia. Nella seconda serata del Festival di Sanremo, il comico pugliese ha recitato con Amadeus una fiaba, una sorta di Cenerentola in chiave trans*. La storia è ambientata in Calabria: Oreste, transessuale brasiliano, viene invitato al ballo di corte del re. Il principe calabrese se ne innamora, ma il re e padre omofobo – “cliente affezionato” di Oreste – rifiuta l’unione dei due. Tutto viene raccontato tra le battute e le risate di Amadeus e Checco Zalone, che imita in modo grottesco la voce del transessuale brasiliano. Uno sketch che viene inscenato nella prima parte della serata della kermesse, dopo il monologo sul razzismo di Lorena Cesarini.
Il discorso di Checco Zalone contro l'omofobia, fin da subito, divide i social, tanto da far diventare #CheccoZalone hashtag di tendenza in Italia. Twitter si spacca, tra chi difende il comico e il suo essere "pungente, ironico e provocatore" e chi lo critica per non aver "portato niente di nuovo sul palco: i soliti stereotipi sui trans". Tra coloro a cui non è andata giù la sua fiaba c'è, come si diceva, l'associazione Arcigay e la comunità Lgbt.

Checco Zalone e Amadeus durante la fiaba del brasiliano trans* a Sanremo 2022
ArciGay attacca Zalone: "Hai fatto un circo sulle persone trans"
Francesco Angeli, presidente di ArciGay Roma, condivide un post molto critico su Facebook e dice: "Ovviamente non è Sanremo se non c'è un po' di omofobia. O transfobia". E poi parte nel raccontare la fiaba di Zalone: "In questa fiaba un vecchio re, che viveva un gran disagio, si dispera perché il figlio non trova moglie. E perciò indice una chiamata tra le donne calabre. Tra queste, una certa Oreste, nome maschile ma atteggiamento femminile, ciò che può sembrare dunque una persona trans? Oppure un omosessuale effemminato? Fatto sta che Oreste parla di se stessa al femminile. Una fata la 'femminilizza' togliendole peli e pomo d'Adamo. Oreste si reca al ballo e conosce il figlio del principe. Immediatamente Oreste ci dice di essere brasiliana, come nello stereotipo delle persone trans. Balla con il principe ma a mezzanotte non sa 'che cosa accade sotto'. Chiaramente - commenta Angeli - il riferimento è a un presunto organo genitale maschile che probabilmente gli era stato 'tolto' dalla fata. E risate... risate... risate... su quello che per le persone trans può essere un difficile percorso. L'ironia continua quando viene trovata la scarpa di Oreste. Numero 48. E di nuovo ironia su questa mascolinizzazione. Il re, il padre del figlio invaghito di Oreste, scopre la transessualità, o forse per lui l'omosessualità come spesso capita di confondere le due cose, e Oreste dice lui di essere 'un cliente affezionato'. Ed è qui che entra in gioco lo stereotipo sulla prostituzione. Il principe decide di suicidarsi. E di nuovo Oreste, con accento brasiliano, dice: 'è finita, mi ammazzo, solamente perché ho il ...'. Dopo di che Oreste intona una canzone con accento brasiliano che condannerebbe gli omofobi. O i transofobi. Recita specificatamente: 'Sao c'è gente strana che vuole a fragola e a banana. Viene da me continuamente, poi dopo un po' si pente, non è più cliente. Ma poi torna da capo, chiediglielo a Lapo'". Dopo aver raccontato la fiaba di Zalone, il presidente di ArciGay Roma commenta: "Se c'era bisogno di fare un discorso contro la transfobia non era necessario fare dieci minuti di esibizione pietosa in questo modo. Ciò non ha nulla a che vedere con le persone trans, con la lotta contro la transfobia. Non è ironia. È voler fare un circo sulle persone trans, facendo finta che non lo si fa. Cosa dovrebbe dire una mamma con una figlia trans davanti alla tv? Farsi una risata?". Non ci sta nemmeno Luce Visco, presidente di ArciGay Molise: "Accogliamo con delusione che quello che doveva essere il Festival dell’inclusione diventa luogo di ripercussione di stereotipi macchiettistici ormai superati e facenti parte di una modalità di intrattenimento discriminatoria e superata", scrive Visco. "Il teatrino andato in scena tra Amadeus e Checco Zalone descrive le persone trans in maniera anacronistica e fuorviante, e per questo è necessario chiedere scusa a tutte quelle persone offese da tale momento. Le persone trans, con tanto di accostamento alla prostituzione, non meritano di essere ancora etichettate in tal modo".
Vladimir Luxuria, 56 anni