Stretta sulla cannabis light, tra proibizionismo e doppi standard. Magi: “Follia ideologica”

L’appello, condiviso da parte del mondo politico e dell’industria di settore, è stato rilanciato alla Camera

di MARCO PILI
9 settembre 2024
Riccardo Magi, segretario di +Europa, durante la campagna pro referendum (ANSA)

Riccardo Magi, segretario di +Europa, durante la campagna pro referendum (ANSA)

“Si stralci la norma del ddl sicurezza che prevede la stretta sulla cannabis light”. È questo il messaggio rilanciato a gran voce da numerosi esponenti dell’ala politica progressista, dell’agricoltura e delle sigle interessate dalla norma che, in seguito ad una probabile approvazione del ddl sicurezza alle camere, darà un importante giro di vite alla produzione e alla vendita della cannabis light in Italia.

Un appello accorato e interpartitico, promosso alla Camera da Riccardo Magi, segretario di +Europa, e condiviso da Matteo Mauri (PD) e Andrea Quartini (Movimento 5 stelle), da sempre tra i più propensi a rilanciare un settore il quale, ad oggi, ha reso la canapa italiana una vera e propria eccellenza a livello europeo. “C'è una filiera importante del nostro Paese che ha visto una crescita esponenziale a livello occupazionale che rischia di essere messa in ginocchio da un provvedimento ciecamente ideologico che va contro la vita di queste aziende e dei lavoratori”, ha affermato l’ex presidente del partito guidato da Emma Bonino e promotore del referendum per la legalizzazione della cannabis.

Non a caso, altri paesi europei come, ad esempio, Spagna e Germania, hanno recentemente allentato le proprie normative su produzione e consumo di cannabis. Una decisione finalizzata ad indebolire il potere in mano alla criminalità, nonché ad aumentare il paniere di libertà dal quale cittadine e cittadini posso attingere nel rispetto della legge. L’Italia, al contrario, sta continuando a fare enormi passi indietro, vanificando tutti gli sforzi profusi negli anni da associazioni di categoria e consumatori: “Tagliano le gambe a un intero settore solo perché c'è lo stigma della parola canapa con direttive che arrivano direttamente da Chigi da Alfredo Mantovano che ha intrapreso una guerra santa contro un settore”.

L’attacco di Magi ad Alfredo Mantovano e le accuse di ideologia

Durante il suo discorso alla Camera, Magi ha esplicitamente etichettato il passo indietro sulla cannabis light ad una cieca ideologia di fondo, esplicitando come il ruolo di Alfredo Mantovano sia stato fondamentale per inasprire le norme di settore, privando consumatori e produttori di una libertà acquisita. Segretario del Consiglio dei ministri con delega anche alla cybersicurezza e alle politiche antidroga, nonché Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica del governo Meloni e fondatore dell’associazione Alleanza Cattolica, Mantovano ha, nel corso degli anni, profuso molti dei suoi sforzi nel contrasto ad ogni tipo di droga, rifiutando categoricamente qualsiasi equiparazione tra droghe leggere e pesanti e premendo contro qualsiasi tipo di liberalizzazione.

L’esito del dibattito parlamentare, dunque, sembra orientato verso una vera e propria deriva proibizionista che rifiuta di osservare i risultati che giungono dagli stati in cui uso, detenzione e consumo della cannabis sono stati normati. Numeri che hanno dimostrato una netta riduzione del consumo di stupefacenti e un elevato valore di reinserimento in società di tossicodipendenti, oltre a rimuovere un ampio giro di fondi dalle mani della criminalità organizzata e a ridurre la pressione sulle carceri.

L’appello delle federazioni dei produttori

Tutti fattori, secondo Riccardo Magi e Benedetto della Vedova, che il governo ignora volutamente, tappandosi le orecchie davanti alle richieste di una categoria ad oggi fortemente vessata e sottoposta a pressioni come quella dei produttori di cannabis light. “Ho investito otto anni della mia vita in questo settore, mettendoci tutto quello che uno può mettere a disposizione e riuscendo tra l'altro a portare una situazione di benessere anche per tanti giovani”, ha affermato Marco Tosi, membro dell'associazioni nazionale Florovivaisti.

Il comparto, infatti, impiega per il 65% under 40, dando lavoro ad una fascia d’età che sta incontrando sempre più difficoltà nel farsi breccia all’interno del mondo del lavoro. “Questo emendamento è volto a colpire direttamente gli agricoltori. Chiediamo il ritiro o almeno una deroga almeno a fine anno e un tavolo di filiera”, ha aggiunto Jacopo Paolini di Confagricoltura. Il comparto, infatti, rischia di dover chiudere ogni linea produttiva in seguito all’approvazione del decreto legge, oltre a dover distruggere tutto il prodotto al fine di non incappare in misure legali. E alla luce delle vicende riguardanti il settore delle concessioni balneari, una proroga volta a trovare un punto d’incontro appare di poco oltre il minimo sindacabile.