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"Non parlarne è 1 suicidio", l'evento di Telefono Amico Italia: "Diamo voce a quello che ci tormenta"

In occasione della Giornata internazionale per la prevenzione del suicidio, il 10 settembre, l'associazione presenta dati impressionanti sul fenomeno. Quasi 6.000 richieste d’aiuto nel 2021, oltre 2700 finora nel 2022

di EDOARDO MARTINI -
10 settembre 2022
TelefonoAmicoItalia_2022

TelefonoAmicoItalia_2022

I casi di suicidio aumentano sempre di più con un record segnato proprio nel 2021. Sono state quasi 6.000 le richieste d'aiuto arrivate lo scorso anno a Telefono Amico Italia da persone attraversate dal pensiero del suicidio o preoccupate per il possibile suicidio di un proprio caro. Le richieste d’aiuto sono cresciute del 55% rispetto al 2020 e sono quasi quadruplicate rispetto al 2019, prima della pandemia. A preoccupare particolarmente il dato relativo ai giovani: il 28% delle richieste d’aiuto, arrivate alla linea telefonica o nella chat di WhatsApp di Telefono Amico Italia, è di under 26. E come se non bastasse il 2022 non sembra essere migliore: nel primo semestre dell’anno le richieste d’aiuto sono state più di 2.700, il 28% di giovani fino a 25 anni.

Un suicidio ogni 40 secondi: questa è la media in Italia di un fenomeno troppo spesso trascurato

Un suicida ogni 40 secondi. È il momento di accendere la luce sul fenomeno

In occasione della Giornata internazionale per la prevenzione del suicidio, il 10 settembre, l'organizzazione di volontariato ha mostrato i dati con la speranza di un'inversione di marcia su un fenomeno spesso trascurato, ma che nel mondo è responsabile di circa 800.000 morti, uno ogni 40 secondi. I più inclini al suicidio sono i giovani: è questa la fascia d’età, infatti, che rappresenta la percentuale più importante sul totale dei decessi. Ogni anno, quasi 46mila bambini e adolescenti tra i 10 e i 19 anni si tolgono la vita, circa uno ogni undici minuti. Il suicidio è la quinta causa di morte più comune tra gli adolescenti dai 10 ai 19 anni e la quarta nella fascia d’età dai 15 ai 19 anni (addirittura la terza, se si considerano solo le ragazze). Il professore Maurizio Pompili, professore ordinario di psichiatria presso la Sapienza di Roma e direttore della UOC di psichiatria presso il Sant'Andrea, ha spiegato come mai i giovani sono più tendenti al suicidio: "Il suicidio nei più giovani è un fenomeno di grande impatto, anche perché presenta una fattispecie tutta sua, che non necessariamente è sovrapponibile alle problematiche dell’adulto. Spesso viene misconosciuto tutto il versante dei segnali d’allarme: solo a posteriori appaiono in maniera nitida quelli che erano segnali anticipatori, ma che erano stati in qualche modo criptati. Si dovrebbe fare attenzione se il soggetto non riesce a seguire le attività scolastiche, non si applica negli sport, è ritirato dagli amici, dagli affetti, ha problematiche somatiche non ben identificabili, fa uso di sostanze in maniera importante. Bisognerebbe, inoltre, cercare di avere l’aiuto, peer to peer, dei compagni. È importante istruire i giovani a riconoscere tra i loro pari la persona che ha bisogno d’aiuto." In aggiunta a tutto questo la professoressa Michela Gatta, direttrice dell’unità operativa di neuropsichiatria infantile dell’Azienda ospedale-università di Padova aggiunge: "Molti dei ragazzi che si incontrano, sia in ambito clinico che non, riportano paura del futuro, scarsa propositività e progettualità, timore della solitudine, confusione mentale e difficoltà neuropsicologiche, preoccupazioni per malattie o accadimenti negativi a sé e/o agli altri. In ambito neuropsichiatrico infantile, che si occupa di persone fino ai 18 anni, si è evidenziata come più colpita dalla pandemia la fascia d'età adolescenziale, 12/18 anni, e tra questi ragazzi coloro che già soffrivano di disturbi neuropsichici, specie di natura internalizzante (ad esempio ansia, sindromi affettive, disturbi ad espressione somatica), e coloro il cui ambiente familiare si è manifestato meno resiliente. In ambito ospedaliero, i ricoveri psichiatrici dell'età evolutiva hanno visto un aumento significativo di casi di autolesionismo suicidario e non, e di disturbi del comportamento alimentare."

Maurizio Pompili, professore Ordinario di Psichiatria presso Sapienza Università di Roma e Direttore della UOC di Psichiatria presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant'Andrea di Roma

"Non ce la faccio più", "A che serve vivere": i messaggi a cui prestare attenzione

Quali sono i segnali ai quali bisognerebbe prestare attenzione? Un suggerimento ce lo offre Pompili: "Alle verbalizzazioni, frasi come "a che serve vivere", "non ce la faccio più"; all’alterazione delle abitudini, ad esempio quelle del sonno (sonno disturbato, insonnia o ipersonnia); all’aumento del consumo d’alcool. O ancora il soggetto può ritirarsi dagli amici e dagli affetti, cimentarsi in attività rischiose, fare una sorta di testamento (regalare oggetti a lui cari, dare via cose a cui è molto legato). Infine, bisogna prestare attenzione ai cambiamenti d’umore: se un soggetto precedentemente angosciato appare improvvisamente risollevato, come se avesse risolto i suoi problemi dall’oggi al domani, potrebbe aver preso la decisione di suicidarsi. Ha capito come risolvere il suo problema nel modo più estremo. Quando si notano questi segnali bisognerebbe avvicinarsi in maniera molto empatica al soggetto, non lasciarlo solo e portarlo all’attenzione di un operatore della salute mentale. È importante tenere a mente che chi si toglie la vita non vuole morire. Vorrebbe vivere, a patto che si riduca il livello di sofferenza che si trova a sperimentare. Il suicidio è visto come la migliore via di uscita di questo dolore, laddove tutte le altre soluzioni hanno fallito. Riducendo, quindi, questo dolore possiamo aiutarle a salvarsi."

I dati di Telefono Amico: quasi 6mila richieste d'aiuto nel 2021

Nel solo 2021 quasi 6.000 persone hanno chiesto aiuto a Telefono Amico Italia per tematiche relative al suicidio, di questi la maggioranza sono state donne, il 57%. Per quanto riguarda l’età si registrano due diverse tendenze nei due principali servizi dell’associazione, il numero unico nazionale 02 2327 2327 e il servizio di chat WhatsappAmico, raggiungibile al numero 324 011 72 52, connaturate alle caratteristiche e all’utente tipo di ognuna. Alla linea telefonica sono arrivate in maggioranza segnalazioni relative al suicidio di adulti: il 22% da persone tra i 46 anni e i 55, il 19% dalla fascia tra i 56 e i 65 e da quella tra i 36 e i 45. Le chiamate da giovani sono, comunque, state per il 14% di persone tra i 19 e i 25 anni e per il 6% ragazzi dai 15 ai 18 anni. Le proporzioni si ribaltano, invece, nel caso del servizio WhatsApp. Qui la maggior parte delle richieste d’aiuto sono arrivate da persone tra i 19 e i 25 anni (il 28%), da ragazzi tra i 15 e i 18 anni (il 22%) e dalla fascia tra i 26 e i 35 anni (il 18%). La provenienza di chi nel 2021 ha chiamato per segnalazioni relative al suicidio è per il 21% Sud e Isole e per il 16% Nord Ovest, seguono con percentuali minori il Centro (9%) e le regioni del Nord Est (7%). La maggior parte di chi chiama, e la quasi totalità di chi utilizza il servizio d’ascolto su WhatsApp, decide comunque di non fornire questa informazione.

Monica Petra, presidente di Telefono Amico Italia

L'evento di sensibilizzazione

In occasione della Giornata internazionale per la prevenzione del suicidio, grazie al supporto dei centri locali distribuiti su tutto il territorio nazionale, Telefono Amico Italia organizza in 16 piazze italiane l’evento di sensibilizzazione "Non parlarne è 1 suicidio". In occasione dell’iniziativa i volontari dell’organizzazione incontreranno i cittadini invitandoli a scattare una fotografia all’interno di una speciale cornice e a condividerla, per lanciare il proprio messaggio di prevenzione da una piazza reale a quella virtuale dei social network. All'evento non può mancare Monica Petra, presidente di Telefono Amico Italia, che aggiunge: "Sui problemi mentali grava ancora una sorta di tabù una tendenza a non parlarne, nel caso del suicidio temendo l’emulazione. Questo porta molte delle persone e dei ragazzi che sono in una situazione psicologicamente precaria a non parlarne e non cercare aiuto, per paura di essere giudicati. Dare voce a quello che ci tormenta, alle nostre fragilità e a eventuali pensieri suicidi è, al contrario, il primo passo per superarli e un tassello fondamentale in materia di prevenzione."

Il caso di Alessandro, suicida a 13 anni

Tra gli ultimi casi di suicidio ricordiamo quello del 13enne Alessandro che si è lanciato dal balcone della sua abitazione a Gragnano. Il ragazzo era perseguito da una gang di cyberbulli, della quale faceva parte anche l’ex fidanzatina della vittima. Dei sei indagati quattro sono minorenni mentre due maggiorenni tutti accusati di istigazione al suicidio. Secondo le ipotesi potrebbe essere stata la reazione dell' ex fidanzatina quattordicenne (lasciata per un'altra) ad aver scatenato il vortice di insulti e minacce che avrebbero poi portato l'adolescente al tragico gesto. Subito dopo la morte, si era pensato a un incidente domestico: Alessandro si sarebbe sporto troppo da un balcone per tentare di aggiustare il cavo dell'antenna tv. Ipotesi però naufragata subito dopo aver sequestrato il suo cellulare ed aver letto dei messaggi di odio come "Ucciditi" e "Buttati giù".