I talebani in Afghanistan hanno ordinato la
chiusura dei saloni di bellezza entro un mese: a rendere nota l'ennesima crudele
restrizione per le donne del Paese, già ampiamente confinate in casa con il divieto di svolgere la maggior parte dei lavori e degli studi, è il ministero della Moralità. Dell'ulteriore riduzione dell'accesso ai luoghi pubblici per le afgane parla Mohammad Sidik Akif Mahajar, portavoce del Ministero per la Propagazione della Virtù e la Prevenzione del Vizio, il quale ha confermato che l'ordine era stato dato il 24 giugno e che tutti i saloni dovevano chiudere
entro il 27 luglio.
Una ragazza dello staff si prepara ad uscire dopo la chiusura di un salone di bellezza a Kabul
Non è ancora stata chiarita la ragione di questa ulteriore e immotivata stretta alla libertà femminile: "Una volta che saranno chiusi, segnaleremo il motivo ai media", ha aggiunto il portavoce e in una lettera inviata dal ministero si minacciano "
azioni legali"
per chi viola l'ordinanza.
Le restrizioni
Se tra le misure più recenti, gli studenti coranici hanno severamente
vietato la musica durante i matrimoni, nell'ambito della repressione delle attività ritenute contrarie agli insegnamenti islamici. Gli estremisti già in precedenza avevano messo fuori legge diverse attività, durante il loro governo dal 1996 al 2001. Di conseguenza, molti artisti e musicisti sono fuggiti dall'Afghanistan.
Una sala dove si celebrano matrimoni: i talebani hanno vietato la musica, ritenuta contraria ai dogmi islamici
Ma il bersaglio privilegiato delle loro azioni repressive rimangono le donne, nonostante le promesse dei
talebani, tornati al potere nell'agosto 2021, che ne avrebbero rispettato i diritti. Invece da quel momento le afghane sono state estromesse dalla maggior parte del mondo del
lavoro, è stato proibito loro di frequentare
scuole secondarie e
università, così come la maggior parte dei luoghi pubblici e ancora l'uso di contraccettivi. Escluse delle pubbliche amministrazioni, il governo ha anche vietato di
lavorare con le Nazioni Unite e le Ong internazionali. In appena due anni sono andati insomma
in fumo decenni di progressi in materia di diritti umani.
Per molte donne lavorare nei saloni di bellezza era una delle ultime fonti di reddito rimaste, spesso necessaria per mantenere l'intera famiglia
Anche se i decreti dei Talebani non sempre verrebbero attuati alla lettera e, secondo l'agenzia tedesca Dpa, a Kabul ancora molte donne continuerebbero a mostrarsi in pubblico con il
volto scoperto e ci sarebbero scuole private con corsi per le ragazze.
Saloni di bellezza chiusi entro un mese
La notizia da giorni circolava sui social media. I saloni di bellezza, proliferati a Kabul e nelle principali città afgane durante i 20 anni di occupazione da parte delle forze americane e della Nato, erano una delle
poche fonti di reddito rimasta alle donne afghane, alcune delle quali provvedono al sostentamento della famiglia. "I nostri
uomini non lavorano - ha denunciato una donna a ToloNews -. Non so proprio cosa potremmo fare se chiuderanno questo posto". L'imminente chiusura diminuisce ulteriormente la libertà delle cittadine e assesta quindi un duro colpo economico alle famiglie.
Le donne hanno subito continue restrizioni dei loro diritti umani: private dell'istruzione secondaria e universitaria, della libertà di movimento e soprattutto della possibilità di lavorare
La proprietaria di un salone a Kabul, che non ha voluto essere nominata per motivi di sicurezza, ha dichiarato alla CNN di non aver ancora ricevuto una notifica scritta dell'ordine, ma che le notizie l'hanno scioccata: "Non so come esprimere i miei sentimenti. Mio marito è senza lavoro e questo salone è
l'unico mezzo per sfamare la mia famiglia. Ho 4 figli. Hanno bisogno di cibo, vestiti e spese scolastiche". E ancora: "Non capisco perché i saloni di bellezza debbano essere vietati. Nessuna donna mostra il proprio volto con il trucco all'esterno. Indossano già l'hijab in pubblico. Questa mossa non solo toglierà il reddito a tante famiglie, ma priverà ulteriormente le donne dei loro diritti e della loro libertà".
Il rapporto dell'Onu sulla condizione femminile
Un
rapporto delle Nazioni Unite pubblicato il mese scorso è stato redatto dopo una visita di una settimana in Afghanistan da parte di Richard Bennett, relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Afghanistan, e Dorothy Estrada-Tanck, che ha guidato un contingente del gruppo di lavoro sulla
discriminazione femminile.
Afghane al centro dell'osservazione nel rapporto della Nazioni Unite
Secondo la relazione, alle donne è vietato lavorare nella maggior parte dei settori al di fuori delle mura domestiche e non possono frequentare bagni pubblici, parchi e palestre. Devono indossare un indumento scuro non aderente, che copra il viso, e
non possono uscire di casa senza motivo, e anche in questo caso non senza un tutore maschile. Secondo il rapporto, i
casi di depressione e suicidio sono molto diffusi, soprattutto tra le adolescenti, a cui è stato impedito di proseguire gli studi. Quasi l'8% delle persone intervistate conosceva un'afghana che aveva tentato il suicidio. Le restrizioni imposte fuori del nucleo familiare e le difficoltà economiche hanno provocato "tensioni significative" all'interno delle case e un aumento della
violenza domestica; inoltre, secondo il rapporto, vi sono "prove evidenti" di un "aumento significativo" del
matrimonio forzato delle
bambine.