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Home » Attualità » Torino apre al turismo Lgbtq+ con l’Eurovision e ora si candida ad ospitare l’EuroPride

Torino apre al turismo Lgbtq+ con l’Eurovision e ora si candida ad ospitare l’EuroPride

Dopo il successo di pubblico e di presenze della comunità arcobaleno in occasione dell'eurofestival il capoluogo piemontese lancia la candidatura per il 2026 per la principale manifestazione dei diritti Lgbt europea

Marianna Grazi
17 Maggio 2022
Torino città gay friendly

Torino si scopre città gay friendly e si candida ad ospitare l'EuroPride

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L’Eurovision Song Contest 2022, terminato da appena qualche giorno dopo la vittoria dell’Ucraina con i Kalush e la canzone Stefania, è stato un grandissimo successo ma per Torino è tempo di pensare al futuro e ad un altro appuntamento internazionale, quello dell’EuroPride 2026. Partendo da una fama appena consolidata di città “Lgbtq+ friendly”. Cantanti, accompagnatori, artisti e semplici persone omosessuali, lesbiche, bisessuali, intersex, trans e chi più ne ha più ne metta, c’era spazio per tutte, sono accorse per lo show musicale e hanno riempito le strade del centro per un’intera settimana di un’atmosfera colorata, variegata e inclusiva, come invece, di solito, vediamo accadere un solo giorno all’anno: proprio durante il Pride.

L’onda arcobaleno a Torino per l’Eurovision

L’Eurovision 2022 per Torino ha significa anche l’arrivo in città di turisti della comunità Lgbtq+, il 30% del totale

Se il primo cittadino Stefano Lo Russo, dalla sua pagina Facebook, aveva commentato prima l’organizzazione dell’Eurovision 2022 – “Tutti pazzi per Torino! […] Si sono immersi nella nostra #musicaovunque, nelle nostre piazze e vie in festa. E tutta la stampa internazionale ha visto quanto è bella la nostra città”, anche dopo la proclamazione dei vincitori ha voluto ringraziare l’enorme flusso di persone accorse in città: “Eurovision Song Contest 2022. Vince dall’Ucraina la Kalush Orchestra con Stefania. Congratulazioni! È stato bellissimo avervi tutti a Torino!”. “Abbiamo calcolato che il 30% dei turisti arrivati in città è omosessuale – ha precisato Alessandro Battaglia, presidente di Quore, dalle pagine del Corriere della Sera –. L’Eurovision è il più grande evento europeo Lgbt. In questi giorni, abbiamo deciso di organizzare due iniziative ad hoc pensate per questo tipo di pubblico”. Che ovviamente sono andate sold out. Si trattava del Queer Sunday, una giornata di concerti e dibattiti dedicati ai diritti della galassia Lgbtq+, andato in scena al Parco Valentino nel contesto dell’EuroVillage, e dei tre appuntamenti, organizzati da Friendly Piemonte e dall’associazione Quore, con Tuttaltrastoria, la passeggiata per le piazze di Torino alla scoperta della storia cittadina attraverso il racconto di 12 personaggi legati al mondo arcobaleno.

L’appello video di Luxuria

https://luce.lanazione.it/wp-content/uploads/2022/05/outputcompress-video-online.com_-2.mp4
Torino città gay friendly
Torino si scopre città gay friendly. Il turismo arcobaleno rappresenta un giro d’affari da 3,2 miliardi di euro all’anno

Turismo gay friendly: un affare da 3,2 miliardi di euro

“Per la città sarebbe un vero affare diventare una delle mete del turismo ‘gay friendly’“, dichiara Battaglia. Un affare fruttuoso anche dal punto di vista economico: sempre secondo il Corriere della Sera, che cita “Ttg Italia”, questo tipo di afflusso turistico pesa per il 7% sul fatturato annuo dell’intero settore delle vacanze, per un business di 3,2 miliardi di euro all’anno. I consumatori Lgbt sono considerati “high spenders” perché hanno una maggiore disponibilità economica. Ma per ambire a fare concorrenza a città come San Francisco, Barcellona, Mykonos, Copenaghen, che dominano questo mercato, ci vogliono proposte di marketing mirate ed efficaci: “Questo target di turisti è attento alla sicurezza e all’offerta di eventi – conclude il presidente di Quore –. Concerti, festival, grandi mostre. Come quelle recenti di Botero e di Tamara de Lempicka”.

Obiettivo EuroPride: Torino punta al 2026

EuroPride
L’edizione 2022 dell’EuroPride si svolgerà a Belgrado, mentre Torino si candida a ospitare quella del 2026

Ma sognare in grande si può e per farlo bisogna porsi obiettivi concreti. Per questo, il 6 ottobre 2022, la città ospiterà la conferenza annuale di Epoa, l’European Pride Organizers Association. Sarà quindi la prima occasione per presentarsi e, come ha spiegato Marco Giusta, coordinatore del Torino Pride, “ne approfitteremo per tessere i rapporti con le altre delegazioni internazionali per candidarci ad accogliere la manifestazione continentale dei diritti Lgbt“. Certo l’edizione dell’EuroPride di cui si parla è quella del 2026, ma come detto bisogna puntare in alto e costruire, gradino dopo gradino, la strada verso il successo. Perché per toccare il cielo con un dito basta prendere la scala arcobaleno.

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  • Se spesso sentiamo parlare di body shaming rivolto alle persone in carne, c’è chi invece ha passato anni a sentirsi dire di essere “Troppo magra”. 

Ma ora Ema Stokholma dice basta e spiega il motivo di quel corpo che sia i fan che gli haters si sentono in diritto di giudicare. La 38enne francese naturalizzata italiana ha voluto zittire una volta per tutte quelle dicerie sul suo conto, rivelando di soffrire di un disturbo legato all’alimentazione: soffre di inappetenza, ovvero di mancanza di appetito, da quando era bambina. 

“Inappetenza significa che posso tranquillamente scordarmi di mangiare per più di ventiquattro ore senza sentire i sintomi della fame, soprattutto se lavoro molto o sono in viaggio. Intanto sono sotto peso da sempre e questo non mi sta più bene, voglio prendermi cura del mio corpo e dosare bene le energie che non mangiando non riesco a gestire.
Da 38 anni per mangiare correttamente mi devo sforzare di pensarci, mettere la sveglia apposta e ritagliarmi il tempo perché il cibo è davvero la cosa che più rimando nella vita dando spazio ad altre attività”.

Di Marianna Grazi ✍

#lucenews #lucelanazione #emastokholma #dca #disturboalimentare #inappetenza
  • Le giovani americane, oggi per la prima volta, avranno meno diritti delle loro nonne. Non era mai accaduto nell’occidente contemporaneo.
“È stata fatta la volontà di Dio", dice Trump. E ascoltando con sgomento l’ex presidente del Paese che guida il mondo, ho pensato all’abnormità di parole che scavano voragini in ciò che noi occidentali abbiamo conquistato nell’ultimo secolo.

Perché il fondamento dei nostri tessuti sociali e politici è la laicità. È la laicità che ha garantito la nascita delle democrazie e il loro sviluppo, e che insieme alle democrazie ha accompagnato il lento progresso delle conquiste legate alle libertà personali. La laicità ha consentito al nostro mondo la possibilità di diventare – con tutti i limiti del caso – un mondo libero.

Laicità non significa rifiuto o negazione della religione, della fede, di Dio. Significa invece ribadire che la religione, la fede, Dio debbono restare in una sfera che attiene al proprio intimo, alle proprie personali e legittime e sacrosante convinzioni. Senza mescolarsi con lo Stato. Il fondamento della laicità prevede che si preservino i diritti – come quello all’aborto – salvaguardando sensibilità, credenze, ideologie, culture personali.

La laicità, quindi, tutela anche la religione. Anzi, le religioni. Non impone verità assolute, ma garantisce il diritto alla pluralità. Trump invece scomoda Dio e la sua volontà per parlare di una legge degli uomini. Sono parole, le sue, che ci trasportano in un’altra epoca, o perlomeno in un’altra parte del pianeta. Ci trasportano nell’Afghanistan dei Talebani, nell’Iran della Shari’a.

Stati teocratici, appunto, dove alla laicità si sostituisce la religione. Stati che, tra le altre cose, l’America combatte o ha combattuto proprio nel nome di quei “valori occidentali da esportare“. I valori che si fondano sulla laicità.

Così l’ex presidente che invoca Dio mostra tutta la penosa strumentalizzazione e il pericoloso cinismo che la politica più spregiudicata può fare delle libertà e dei diritti. È questo il vero pericolo della strana e difficile epoca che viviamo. È un pericolo per l’America e per tutti noi.

L
  • Quante aziende permettono ai propri dipendenti di portare con sé al lavoro il proprio animale da compagnia? 

Se negli Stati Uniti questa abitudine si sta facendo strada (anche grazie all’esempio di tre “colossi” dell’economia come Amazon, Nintendo e Purina), in Italia non c’è una normativa specifica che disciplini la presenza di animali sui luoghi di lavoro. 

Va detto che oramai 40 milioni di italiano hanno un qualche animale da compagnia, solo tra cani e gatti si contano circa 14 milioni di esemplari domestici, secondo le stime più accreditate. 

Benefici o rischi?

È noto che portare in ufficio il proprio animale da compagnia genera non pochi benefici sul piano della socialità e della produttività nelle aziende che lo permettono. In questo caso si assiste a una riduzione dello stress e dell’ansia da prestazione, a una miglioramento della prestazione lavorativa, a una riduzione del tasso di assenteismo e anche a un marcato rafforzamento socialità e gioco di squadra in ufficio.

Naturalmente esistono anche dei rischi, ma per questi le leggi parlano chiaro: in caso di danni arrecati a luoghi o persone, sarà il padrone del cane a esserne responsabile. 

E voi? Potete portare il vostro cane in ufficio con voi?

#lucenews #lucelanazione #petatwork #petatworkday #giornatamondialedelcaneinufficio #petlovers #26giugno
  • Avete una canzone da Pride Month? 🎶

Ecco 3 suggerimenti dedicati a chi si sente un po’ Grace Kelly, un po’ Raffaella Carrà. A ognuno il suo spirito guida per trovare la propria identità.

E non è tutto. Su Spotify troverai la playlist “Born to be a Light”, 10 canzoni in grado di accedere una Luce in ognun* di noi! ✨

#lucenews #lucelanazione #playlist #borntobealight #musicispower #spotifylover #pridemonth #librilgbtq #lgbtqitalia
L'Eurovision Song Contest 2022, terminato da appena qualche giorno dopo la vittoria dell'Ucraina con i Kalush e la canzone Stefania, è stato un grandissimo successo ma per Torino è tempo di pensare al futuro e ad un altro appuntamento internazionale, quello dell'EuroPride 2026. Partendo da una fama appena consolidata di città "Lgbtq+ friendly". Cantanti, accompagnatori, artisti e semplici persone omosessuali, lesbiche, bisessuali, intersex, trans e chi più ne ha più ne metta, c'era spazio per tutte, sono accorse per lo show musicale e hanno riempito le strade del centro per un'intera settimana di un'atmosfera colorata, variegata e inclusiva, come invece, di solito, vediamo accadere un solo giorno all'anno: proprio durante il Pride.

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Torino si scopre città gay friendly. Il turismo arcobaleno rappresenta un giro d'affari da 3,2 miliardi di euro all'anno

Turismo gay friendly: un affare da 3,2 miliardi di euro

"Per la città sarebbe un vero affare diventare una delle mete del turismo 'gay friendly'", dichiara Battaglia. Un affare fruttuoso anche dal punto di vista economico: sempre secondo il Corriere della Sera, che cita "Ttg Italia", questo tipo di afflusso turistico pesa per il 7% sul fatturato annuo dell’intero settore delle vacanze, per un business di 3,2 miliardi di euro all’anno. I consumatori Lgbt sono considerati “high spenders” perché hanno una maggiore disponibilità economica. Ma per ambire a fare concorrenza a città come San Francisco, Barcellona, Mykonos, Copenaghen, che dominano questo mercato, ci vogliono proposte di marketing mirate ed efficaci: "Questo target di turisti è attento alla sicurezza e all’offerta di eventi – conclude il presidente di Quore –. Concerti, festival, grandi mostre. Come quelle recenti di Botero e di Tamara de Lempicka".

Obiettivo EuroPride: Torino punta al 2026

EuroPride
L'edizione 2022 dell'EuroPride si svolgerà a Belgrado, mentre Torino si candida a ospitare quella del 2026
Ma sognare in grande si può e per farlo bisogna porsi obiettivi concreti. Per questo, il 6 ottobre 2022, la città ospiterà la conferenza annuale di Epoa, l’European Pride Organizers Association. Sarà quindi la prima occasione per presentarsi e, come ha spiegato Marco Giusta, coordinatore del Torino Pride, "ne approfitteremo per tessere i rapporti con le altre delegazioni internazionali per candidarci ad accogliere la manifestazione continentale dei diritti Lgbt". Certo l’edizione dell’EuroPride di cui si parla è quella del 2026, ma come detto bisogna puntare in alto e costruire, gradino dopo gradino, la strada verso il successo. Perché per toccare il cielo con un dito basta prendere la scala arcobaleno.
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