Usa, Corte suprema: le università non possono valutare la razza per le ammissioni

Con la sentenza, di fatto, vengono smantellate le politiche di "affirmative action", cioè le discriminazioni positive in favore delle minoranze. L'ira di Joe Biden

di BARBARA BERTI -
30 giugno 2023
Cambiano i criteri di ammissione agli atenei americani

Cambiano i criteri di ammissione agli atenei americani

Le università americane non potranno più usare la razza o l’etnia come fattore per ammettere gli studenti. Lo ha deciso la Corte suprema Usa in una causa contro due blasonati atenei, tra cui Harvard, infliggendo un altro duro colpo alle politiche liberali dopo l'abolizione della sentenza Roe vs Wade sull'aborto. Per il presidente Joe Biden e i dem è un attacco ai progressi verso la giustizia sociale, per Donald Trump e i repubblicani una vittoria del merito e dell'uguaglianza.
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La Corte Suprema a Washington

Corte Suprema, la spaccatura

Spaccandosi 6 a 3, la maggioranza conservatrice dei giudici ha picconato un'eredità storica del movimento per i diritti civili degli anni Sessanta. Era la cosiddetta ‘azione affermativa’ ("affirmative action") per l'ammissione ai college, ossia una sorta di discriminazione positiva finalizzata a una maggiore inclusione delle minoranze, a partire da quella afroamericana, anche a beneficio degli altri studenti, che possono così confrontarsi con punti di vista diversi.
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Il giudice capo della Corte suprema americana John Roberts (Ansa)

Ma per il presidente della Corte suprema John Roberts, autore dell'opinione di maggioranza, questa prassi “non può durare per sempre” ed “equivale a una discriminazione incostituzionale contro altri”. "Lo studente deve essere trattato in base alle sue esperienze come individuo, non in base alla razza” ha scritto Roberts nella sentenza. La Corte ha affermato che le università sono libere di considerare il background di un richiedente - se, per esempio, è cresciuto sperimentando il razzismo - nel soppesare la sua domanda rispetto a studenti più qualificati dal punto di vista accademico. Ma che non possono decidere principalmente in base al criterio razziale.
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Sonia Maria Sotomayor, giudice della Corte suprema americana

Dure le osservazioni dei tre giudici dissenzienti, che hanno accusato i colleghi di essere daltonici di fronte alla realtà di “una società endemicamente segregata”, illudendosi che il razzismo sia un problema del passato. "Ignorare la razza non renderà uguale una società che è razzialmente disuguale. Ciò che era vero negli anni '60 del 1800, e ancora nel 1954, è vero anche oggi: l'uguaglianza richiede il riconoscimento della disuguaglianza”, ha scritto Sonia Sotomayor.

Ammissioni eque, gli studenti che plaudono la decisione

La Corte suprema, con questa sentenza, ha dato ragione a un gruppo di attivisti, "Students for Fair Admissions", che aveva fatto causa alle due più antiche università privata e pubblica del Paese, Harvard e la University of North Carolina (Unc), sostenendo che discriminavano in base alla razza penalizzando studenti bianchi e asiatici ugualmente o meglio qualificati. “Se sei un asiatico-americano devi ottenere 273 punti in più al Sat (un esame propedeutico, ndr) per avere le stesse possibilità di ammissione di una persona di colore ad Harvard. È giusto?”, ha commentato Kenny Xu, uno dei ricorrenti.
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Le università americane non potranno più usare la razza o l'etnia come fattore per ammettere gli studenti

"Students for Fair Admissions" è un gruppo che conta oltre 20.000 studenti, genitori e altri "che credono che le classificazioni e le preferenze razziali nelle ammissioni al college siano ingiuste, non necessarie e incostituzionali" si legge sul sito. Per "Students for Fair Admissions" “la fine delle preferenze razziali nelle ammissioni al college è un risultato che il la stragrande maggioranza di tutte le razze ed etnie celebrerà".

L’ira di Biden, la felicità di Trump

In piena sintonia con la minoranza dei giudici della Corte Costituzionale anche un adirato Joe Biden, che ha commentato pubblicamente la sentenza dalla Casa Bianca. “Sono fortemente deluso e in disaccordo con la Corte suprema, la sua sentenza si è scostata da decenni di precedenti” ha tuonato il presidente degli States.
 
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“Le discriminazioni esistono ancora negli Stati Uniti, le pari opportunità non sono ovunque nel Paese” ha denunciato, annunciando una serie di iniziative per tenere in qualche modo aperta la via per rafforzare la diversità e la giustizia razziale nelle scuole. “Questa non è una Corte normale” è poi sbottato. Tra le reazioni dem anche quella di Barack Obama, che insieme a Michelle ha beneficiato dell'azione affermativa per andare proprio ad Harvard.
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Spaccandosi 6 a 3, la maggioranza conservatrice dei giudici della Corte suprema ha picconato un'eredità storica del movimento per i diritti civili degli anni '60

“L'azione affermativa non è mai stata una risposta completa, ma a generazioni di studenti che sono stati esclusi sistematicamente dalla maggioranza delle istituzioni chiave dell'America ha dato un'occasione di mostrare che quel posto a tavola era più che meritato” ha osservato. Obama ha poi puntato il dito contro le discriminazioni dei soldi e del potere per accedere ai college più ambiti. Trump, invece, ha sintetizzato l'esultanza dei conservatori: “Questo è un grande giorno per l'America. Le persone con capacità straordinarie vengono finalmente premiate”. E ha aggiunto: “Ci manterrà competitivi con il resto del mondo. Torneremo alla situazione in cui tutto è basato sul merito, ed è così che deve essere”.