"Prima di tutto non mi piace chiamarlo femminicidio". Le parole del generale Vannacci, recentemente nominato capo di stato maggiore del Comfoter, il comando delle forze operative terresti, tornano ancora una volta a far discutere. Perché sì, il militare non è nuovo a esternazioni a dir poco grottesche e offensive. Dalla frase sulla campionessa di pallavolo Paola Egonu che anche se "è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l'italianità", al "non siete normali" in riferimento alla comunità Lgbtq+, Vannacci non si è mai risparmiato uscite esecrabili.
Vannacci sul femminicidio
Questa volta, in un’intervista rilasciata a La Stampa, è tornato alla carica sulla vicenda del femminicidio di Giulia Cecchettin, la studentessa di Vigonovo brutalmente uccisa l’11 novembre scorso con più di venti coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta, attualmente detenuto nel carcere Montorio di Verona con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Non bastavano le dichiarazioni del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, sulla sua teoria che se l'uomo non tradisce la compagna, prima o poi rischia di ammazzarla. Dovevamo sentire anche Vannacci sul tema. Ne avevamo bisogno? "Perché chiamare l’omicidio di una donna in modo diverso? L’assassinio di un tabacchino lo chiameremo commercianticidio? C’è in qualsiasi omicidio una matrice precisa". È evidente, leggendo queste affermazioni, che Vannacci non abbia molto chiaro il concetto di femminicidio, ma ancor di più quello di violenza di genere. Ma ciò che colpisce, o meglio fa arrabbiare, è il poco peso che viene dato a queste parole. Soprattutto se pronunciate dopo che in Italia, nel solo 2023, sono morte 109 donne. Novanta di queste hanno perso la vita in ambito familiare o affettivo. Sale a 58 il numero di quelle uccise per mano dell’ex compagno. Ma il problema, per Vannacci, non esiste. "Se l’omicidio di una donna – continua – diventa più grave di quello di un uomo, si vìola il principio di applicazione della legge". Il riferimento alla gravità dell’atto commesso è totalmente infondato. È evidente come nessuno pensi che uccidere una donna sia più grave che uccidere un uomo, perché siamo tutti esseri umani. Diventa grave nel momento in cui è un’azione sistematica. Diventa grave quando è il prodotto di una cultura patriarcale che pone la donna in una condizione minoritaria rispetto all’uomo su ogni fronte, dai rapporti sentimentali al lavoro. Diventa grave quando dietro all’uccisione di una donna c’è la cosiddetta cultura del possesso. L’uomo che non accetta la fine di una relazione, che non lascia libertà alla propria compagna, che esercita il proprio potere su quella che classifica come ‘cosa sua’. Ma, anche in questo caso, per Vannacci il problema non esiste.Vannacci "il patriarcato non esiste...io non conosco nessuna famiglia patriarcale...né tra i miei conoscenti, né tra i miei amici, né nella mia famiglia..." che analisi rigorosa... e questo l'abbiamo fatto capo di stato maggiore...#Vannacci #Crosetto #giuliacechettin #4dicembre pic.twitter.com/G1enOpbAbU
— Sirio (@siriomerenda) December 4, 2023