Vannacci come il sergente Hartman, missione rieducare gli uomini "mollaccioni"

A lezione di virilità con Vannacci e Bandecchi: alla base dei femminicidi ci sarebbe l'odierna debolezza maschile

di CHIARA CARAVELLI -
5 dicembre 2023
"Prima di tutto non mi piace chiamarlo femminicidio". Le parole del generale Vannacci, recentemente nominato capo di stato maggiore del Comfoter, il comando delle forze operative terresti, tornano ancora una volta a far discutere. Perché sì, il militare non è nuovo a esternazioni a dir poco grottesche e offensive. Dalla frase sulla campionessa di pallavolo Paola Egonu che anche se "è italiana di cittadinanza, è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l'italianità", al "non siete normali" in riferimento alla comunità Lgbtq+, Vannacci non si è mai risparmiato uscite esecrabili.

Vannacci sul femminicidio

Questa volta, in un’intervista rilasciata a La Stampa, è tornato alla carica sulla vicenda del femminicidio di Giulia Cecchettin, la studentessa di Vigonovo brutalmente uccisa l’11 novembre scorso con più di venti coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta, attualmente detenuto nel carcere Montorio di Verona con l’accusa di omicidio volontario aggravato. Non bastavano le dichiarazioni del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, sulla sua teoria che se l'uomo non tradisce la compagna, prima o poi rischia di ammazzarla. Dovevamo sentire anche Vannacci sul tema. Ne avevamo bisogno? vannacci-femminicidi-uomini "Perché chiamare l’omicidio di una donna in modo diverso? L’assassinio di un tabacchino lo chiameremo commercianticidio? C’è in qualsiasi omicidio una matrice precisa". È evidente, leggendo queste affermazioni, che Vannacci non abbia molto chiaro il concetto di femminicidio, ma ancor di più quello di violenza di genere. Ma ciò che colpisce, o meglio fa arrabbiare, è il poco peso che viene dato a queste parole. Soprattutto se pronunciate dopo che in Italia, nel solo 2023, sono morte 109 donne. Novanta di queste hanno perso la vita in ambito familiare o affettivo. Sale a 58 il numero di quelle uccise per mano dell’ex compagno. Ma il problema, per Vannacci, non esiste. "Se l’omicidio di una donna – continua – diventa più grave di quello di un uomo, si vìola il principio di applicazione della legge". Il riferimento alla gravità dell’atto commesso è totalmente infondato. È evidente come nessuno pensi che uccidere una donna sia più grave che uccidere un uomo, perché siamo tutti esseri umani. Diventa grave nel momento in cui è un’azione sistematica. Diventa grave quando è il prodotto di una cultura patriarcale che pone la donna in una condizione minoritaria rispetto all’uomo su ogni fronte, dai rapporti sentimentali al lavoro. Diventa grave quando dietro all’uccisione di una donna c’è la cosiddetta cultura del possesso. L’uomo che non accetta la fine di una relazione, che non lascia libertà alla propria compagna, che esercita il proprio potere su quella che classifica come ‘cosa sua’. Ma, anche in questo caso, per Vannacci il problema non esiste.

"Abbiamo prodotto uomini smidollati"

"Il paradosso – afferma il militare – è pensare che la responsabilità di quella che chiamiamo cultura patriarcale sia di uomini forti e prevaricatori: è il contrario. Sono gli uomini deboli a fare del male alle donne. Noi educhiamo uomini deboli, non uomini forti". Ed ecco l’immancabile esempio del nonno, uomo forte e virile, che è rimasto orfano a 11 anni e non ha mai alzato un dito sulla moglie. Perché secondo Vannacci gli uomini che ammazzano le compagne "non sanno stare da soli, sono dipendenti dalle donne e, quando temono di venire abbandonati, perdono la testa". Quindi altro che "maschi patriarcali, sono mollaccioni smidollati che abbiamo prodotto noi". Dire che la riflessione è semplicistica e fuorviante sarebbe un complimento. Dire che la donna va rispettata anziché uccisa è alquanto ovvio e scontato. Quante volte lo sentiamo dire? Troppe e saremmo anche un po’ stanche francamente, perché è la solita inutile frase che ogni volta sposta l’attenzione dal problema, o meglio, dalla causa. La causa, appunto. Quella a cui il generale Vannacci non fa il minimo accenno. Secondo lui la cultura patriarcale non esiste e, purtroppo, sono in tanti ad avere la stessa opinione. La cultura patriarcale non esiste per tutti quegli uomini che continuano, ogni giorno, a fischiarci per strada pensando di farci un complimento. Non esiste per quelli che ci dicono chi frequentare, con chi uscire, con chi parlare. Non esiste per chi ci spezza i sogni, solo perché non accetta che i nostri non coincidano con i suoi. Non esiste per le istituzioni, che ancora continuano a lavorare per la repressione, senza capire che il problema va risolto alla radice. Non esiste per chi ogni volta piange lacrime di coccodrillo per l’ennesimo femminicidio e poi si gira dall’altra parte. Non esiste perché non vogliamo vedere che il problema non riguarda solo l’assassino, ma tutti. Nessuno escluso.
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L'uomo con la Brigata paracadutisti Folgore (Instagram)

L'inchiesta

Nel frattempo il generale "tuttologo" è finito sotto inchiesta dopo che la sua controversa opera prima, "Il mondo al contrario", è stata ampiamente criticata. Il giorno dopo l'annuncio del nuovo incarico, come benvenuto, gli è stato notificato l'avvio dell'inchiesta formale per accertare eventuali infrazioni disciplinari. Lui si è messo in licenza per un mese. "Motivi familiari", ha spiegato. Gli elementi al vaglio potrebbero essere vari. I contenuti del libro non erano stati preventivamente sottoposti alla valutazione dei vertici militari. L'Esercito ha fatto riferimento agli articoli 552 e 553 del Codice dell'ordinamento militare in merito alle "inchieste su eventi di particolare gravità o risonanza". Tra questi vengono considerati anche "gli accadimenti che potrebbero avere riflessi negativi sull'opinione pubblica per la loro delicatezza". Ma potrebbe esserci anche altro. Dall'altra parte la politica, di destra, lo corteggia neanche troppo velatamente e lui non si sottrae del tutto. Con un furbo "non mi precludo nulla" lascia una porta aperta all'idea di candidarsi. Se lo facesse non sorprenderebbe nessuno.