Trenta milioni ripartiti in tre anni: questo il valore del cosiddetto Reddito di libertà, il cui stanziamento è stato attivato con decreto dopo quasi un anno di attesa e di continui solleciti da parte di associazioni e gruppi di familiari delle vittime.
Si tratta, lo ricordiamo, di un sussidio statale (stanziato per la prima volta dal governo italiano a gennaio 2021) per tutelare e sostenere le persone più vulnerabili e le vittime di violenza di genere, che spesso si trovano a fare i conti con una mancata indipendenza economica dopo essere uscite dalla fase più critica. Un aiuto per permettere alle donne e non solo di recuperare quella libertà che è mancata loro per affermarsi pienamente e sfuggire a situazioni tossiche, di abusi e di prevaricazione.
“Pur sembrando una buona notizia – dichiara in una nota Antonella Veltri, presidente D.i.Re, Donne in Rete contro la violenza – crediamo sia importante sottolineare che questi fondi sono attesi da quasi un anno dalle donne che ne hanno fatto richiesta”. “In molti casi, questo ritardo ha pregiudicato i percorsi di libertà delle donne, che hanno dovuto rivedere i loro progetti di vita. Quello che non sembra chiaro al Governo è che le vite delle donne non possono aspettare”, continua Veltri.
"Oltre alla lunga attesa non giustificata, questo provvedimento presenta un'ulteriore criticità: le donne che avevano già presentato domanda devono ripetere la procedura, con evidenti e immaginabili difficoltà e pesantezze. Non è questo il sostegno ai percorsi di libertà che auspichiamo per le donne accolte dai Centri antiviolenza", conclude la presidente.