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Violenza di genere, uomini nei panni delle donne con la realtà aumentata

L'esperienza virtuale del progetto pilota "Engine" lanciato dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa crea consapevolezza sul fenomeno e lo combatte da dentro

di ILARIA VALLERINI -
29 aprile 2023
Sant'anna violenza di genere lezione con dimostrazione virtuale

Sant'anna violenza di genere lezione con dimostrazione virtuale

Violenza, disagio, paura, preoccupazione. Un rettilineo davanti agli occhi senza vie di uscita. La presenza dell'avatar di un uomo si fa incombente. Tanto quanto i suoi fischi e le sue avances. "Ciao bella, dove stai andando? Perché non mi rispondi? Non fare la scontrosa". La visuale inizia a farsi ristretta, il joystick stretto in pugno. Si procede. Un altro incontro. Un docente con uno studente parlano del prossimo convegno universitario.

Violenza di genere, realtà virtuale

"Marta ha organizzato il convegno è la più preparata, potrebbe presentarlo lei", propone lo studente. Il docente mette in dubbio che Marta possa essere la persona più appropriata. Poi ribatte: "È una bella presenza". Chissà se Marta sarà scelta. Tolto il visore è tutto finito, si esce dall'esperienza virtuale della realtà aumentata che fa vivere anche agli uomini forme diverse, indirette e dirette,  di violenza di genere sulla propria pelle. Le sensazioni si attaccano addosso. Questa esperienza rientra nel progetto pilota della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa “Engine” (Engaging Men and Boys against Gender-based Violence and Discrimination through Technology-based Trainings), finanziato dall’Unione Europea, che coinvolge gruppi di ricerca degli Istituti Dirpolis (Diritto, Politica, Sviluppo), di Intelligenza Meccanica e di Management e realizzato in partnership con Artes 4.0 (Centro di competenza) e con Cam Firenze (Centro di ascolto uomini maltrattanti). Un’iniziativa che ha l’obiettivo di combattere la violenza di genere grazie alla creazione di consapevolezza, affrontandone gli aspetti fisici, emozionali e sociali. L'esperienza prevede formazioni per diversi target: allievi e allieve, docenti e personale tecnico-amministrativo della Scuola Superiore Sant’Anna, ma anche studenti delle scuole superiori pisane e ragazzi e ragazze appartenenti alle squadre giovanili del Pisa Sporting Club e gli allenatori.

"Provare sulla mia pelle mi ha reso più consapevole"

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L'esperienza virtuale del progetto pilota "Engine" lanciato dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa crea consapevolezza sul fenomeno e lo combatte da dentro

Tolto il visore è tutto finito per Niccolò Ferretti, 21 anni, è di nuovo nell’aula 6 della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa insieme ai suoi colleghi. Ma le sensazioni della simulazione di una forma di violenza di genere, in questo caso il cosiddetto catcalling, attraverso la realtà aumentata, restano ben attaccate addosso. “Mi sono sentito a disagio, molto impaurito e in apprensione per quello che può succedere quotidianamente alle donne per strada o nei luoghi pubblici. Ora comprendo le mie amiche che chiedono di essere riaccompagnate a casa la sera perché preferiscono evitare di fare la strada da sole”, racconta Ferretti. "Personalmente sono stato vittima di discriminazioni legate al mio orientamento sessuale, episodi in cui sono stato insultato per strada. Il catcalling è l'altra faccia della medaglia: complimenti e avances indesiderate che sono esse stesse violenza".

"La violenza è strutturale e va combattuta anche con l'educazione"

“Il progetto sposa una formazione di tipo teorico-politico, sociologico e giuridico a un’esperienza virtuale immersiva”, spiega Anna Loretoni, Principal Investigator del progetto e professoressa ordinaria di Filosofia Politica (Istituto Dirpolis). La violenza di genere ha una dimensione strutturale, non è solo un dato quantitativo, ma significa che le donne solo per il fatto di esserlo sono oggetto di una potenziale violenza e aggressione" evidenzia. "Siamo convinti che oltre alle pene che possono avere un effetto dissuasivo sia importante mettere in campo misure di educazione”, sottolinea. L’esperienza è stata importante anche per le allieve della Scuola: “È stato interessante sapere cosa ne pensano i ragazzi rispetto a quello che vivono le donne nella loro vita quotidiana – dice l’allieva Valeria Barbante, 19 anni –. Mi ha colto di sorpresa la riflessione sulla diversa fisicità, perché l’avatar femminile era più basso rispetto a quello maschile, e sulla sensazione di disagio che hanno provato nella simulazione virtuale i miei colleghi e che tra le donne purtroppo è ancora oggi una realtà estremamente diffusa".