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Le avvocate toscane sono di più ma guadagnano meno: lo "spiegone" sul gender gap

Nei capoluoghi di provincia superano in numero i colleghi uomini, ma il salario è nettamente inferiore. Stessa situazione anche nelle altre regioni italiane

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
27 settembre 2022
avvocata

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Nonostante la legge Gribaudo, lo Stivale continua ad essere stretto nella morsa della disparità salariale, rigorosamente di genere. Tradotto in termini meno istituzionali, a parità di mansioni, le donne continuano a guadagnare meno degli uomini. Emblematico è il caso delle avvocate toscane che, pur essendo numericamente più dei colleghi uomini (51,4%), sono costrette a fare i conti con una retribuzione inferiore come, d’altronde, nel resto d’Italia.

Avvocate toscane: più degli uomini ma guadagnano meno

La fotografia dell'Associazione italiana avvocati d'impresa è impietosa e, tra le altre cose, registra un dato toscano anomalo se paragonato alle altre regioni italiane: il numero di avvocati si aggira intorno a una media di 3,4 ogni 1.000 abitanti, a fronte di una media nazionale di 4,1. A rincuorare, seppure parzialmente, è il numero delle donne: nel distretto giudiziario di Firenze le avvocatesse sono la maggioranza (51,5%). Nelle aree di competenza dei tribunali la situazione è orientativamente la stessa. A Pisa le donne sono il 56,7%, ad Arezzo il 55,5%, a Grosseto il 54,5%, a Siena il 54,3%, a Pistoia il 52,8%, a Prato il 52,1% e a Livorno il 50,2%. Non accade altrettanto nei circondari di Firenze, Lucca e Massa Carrara in cui i numeri sono leggermente al di sotto del 50%. Nota dolente è, manco a dirlo, la retribuzione. Il reddito medio nel distretto giudiziario di Firenze relativo all’anno 2020 delle donne è stato di 36.649 euro, in calo del 6,9% rispetto al 2019. E nelle altre Regioni la faccenda non si mette meglio: in Lombardia, il reddito medio delle avvocate corrisponde al 39,8% di quello degli uomini (97.387 euro) e nel Lazio al 41,1%, (26.614 euro). Dati più confortanti arrivano  da Valle d’Aosta (70,1%), Sardegna (57,2%) e il Friuli - Venezia Giulia (53,8%). Come si risolve questa situazione? Il quesito è assai complesso. Di sicuro, serve partire da una vera e propria rivoluzione culturale, attraverso la quale legittimare concretamente il ruolo delle donne nella società. Poi, c’è da applicare la legge che esiste ma che ha estrema necessità di decreti attuativi per dare i propri frutti e non rischiare di restare un inapplicabile nero su bianco. Operazioni che necessitano (la prima) di visione e (la seconda) di tempi brevi. La mancanza di uno di questi due elementi rischierebbe di far venir meno gli elementi essenziali per il riconoscimento di un diritto sacrosanto che sta tardando all’appuntamento con la storia ma che non può più permettersi tentennamenti. La società patriarcale si sta sgretolando a colpi di pugni delle donne ai soffitti di cristallo. Tentare di rallentarne la capitolazione sarebbe inutile e miope.