La differenza c'è e (non) si vede. Un dato che è ormai tristemente noto: le donne nell’Unione Europea guadagnano in media circa il 14% in meno degli uomini per svolgere lo stesso lavoro nelle aziende (dati 2019). Il principio della parità tra uomini e donne, in termini economici, è sancito infatti dall'articolo 157 del TFUE, ma il divario di genere 'in busta paga' nell'Unione continua ad esistere, con variazioni significative tra i Paesi UE, ed è diminuito solo in minima parte negli ultimi dieci anni. Per questo il Parlamento di Strasburgo continua a mettere in campo misure di contrasto al fenomeno. L'ultima è quella di martedì 5 aprile, quando l'Eurocamera ha approvato il mandato negoziale per avviare i colloqui con i governi UE sulla direttiva sulla trasparenza delle retribuzioni. "Le aziende UE con almeno 50 dipendenti dovrebbero essere obbligate a pubblicare i dati sulla retribuzione per genere e affrontare qualsiasi divario retributivo esistente" si legge nel comunicato ufficiale.
Abolire il segreto salariale
Il testo legislativo è stato approvato con 403 voti favorevoli, 166 contrari e 58 astensioni. Secondo gli eurodeputati è necessario abolire il segreto salariare nelle clausole contrattuali nelle aziende europee che abbiano almeno 50 dipendenti, in modo da far sì che i lavoratori e le lavoratrici stesse possano rendere palese ogni divario retributivo di genere esistente negli stipendi. "Gli strumenti per la valutazione e il confronto dei livelli retributivi e i sistemi di classificazione professionale devono basarsi su criteri neutrali sotto il profilo del genere", dicono i parlamentari. Se si dovesse riscontrare poi, all'interno delle aziende, un divario retributivo pari o superiore il 2,5%, andrebbero prese contromisure a livello dirigenziale: "i datori di lavoro, in cooperazione con i rappresentanti dei lavoratori, dovrebbero condurre una valutazione delle retribuzioni ed elaborare un piano d'azione per garantire la parità" si legge ancora nella nota.In tribunale l'onere delle prove spetta al datore di lavoro
I deputati chiedono anche alla Commissione europea di creare una denominazione ufficiale per le aziende virtuose, ovvero coloro che non presentano un divario retributivo di genere, e sostengono la proposta dello stesso organo esecutivo di spostare sul datore di lavoro l'onere delle prove nelle questioni legate alla retribuzione dei dipendenti. "Nei casi in cui un lavoratore ritiene che il principio della parità di retribuzione non sia stato applicato e porta il caso in tribunale, la legislazione nazionale dovrebbe obbligare il datore di lavoro a provare che non c'è stata discriminazione, piuttosto che il lavoratore".Le relatrici
Tra le parlamentari europee la relatrice Samira Rafaela (Renew Europe, NL), della commissione per i diritti delle donne e l'uguaglianza di genere, ha commentato: "Oggi siamo più vicini a eliminare il divario retributivo di genere in Europa. In Parlamento, abbiamo cercato di trovare il giusto equilibrio tra la garanzia del diritto all'informazione per le lavoratrici e la limitazione degli oneri inutili per le aziende. In questo modo possiamo rendere la parità di retribuzione per uno stesso lavoro una realtà per le donne in Europa". ''Con questa direttiva stiamo compiendo un passo importante verso l'uguaglianza di genere e facendo luce sul problema della disparità di retribuzione", ha dichiarato invece Kira Marie Peter-Hansen (Verdi/ALE, DK), della commissione per l'occupazione e gli affari sociali. "Affermare che non accetteremo più la discriminazione salariale basata sul genere non rappresenta solo un segnale forte, ma è anche uno strumento per aiutare i Paesi UE e i datori di lavoro a eliminare il divario retributivo tra i sessi", conclude Peter-Hansen.Prossime tappe
L'aspettativa dell'Europarlamento è quella di iniziare quanto prima i negoziati coi governi statali per decidere sulla forma finale della legislazione, dato che il Consiglio ha già approvato la sua posizione comune nel dicembre scorso. In questa direttiva si prevedeva infatti che i manager aziendali (con almeno 250 lavoratori dipendenti) debbano garantire la trasparenza sul divario retributivo e che scatti l'obbligo di valutazione congiunta con i sindacati in caso emerga una differenza di almeno il 5% tra i salari di uomini e donne. Ora però le maglie sembrano volersi stringere ancora di più, come dimostra il nuovo testo adottato dal Parlamento Ue.