Google ha accettato di pagare
118 milioni di dollari per risolvere una
causa collettiva per discriminazione di genere che coinvolge circa
15.500 donne. Secondo il comunicato stampa diffuso insieme all'accordo, l'azienda di Mountain View dovrà anche far valutare a uno economista del lavoro indipendente le sue pratiche di assunzione e gli studi sull'equità retributiva.
La causa per discriminazione salariale e l'Equal Pay Act
Il doodle di Google in occasione della festa della donna. L'azienda è chiamata a rispondere dell'accusa collettiva di aver discriminato le dipendenti femminili sia a livello salariale che come opportunità di carriera
La causa è emersa per la prima volta nel 2017, quando
tre donne hanno presentato una denuncia in cui accusavano l'azienda di aver pagato in modo insufficiente le dipendenti di sesso femminile, in violazione dell'
Equal Pay Act della California, citando una
disparità salariale di circa 17mila dollari. Secondo questa normativa, nella versione aggiornata a partire dal 1° gennaio 2019, i datori di lavoro non possono giustificare alcuna disparità di retribuzione tra dipendenti di sesso opposto o di razza o etnia diversa, sulla base del precedente salario di un impiegato. Come si legge nel sito del Dipartimento delle relazioni aziendali del governo californiano, infatti "La legge sulla parità di retribuzione
proibisce a un datore di lavoro di pagare ai propri dipendenti salari inferiori a quelli dei dipendenti di
sesso opposto, di
un'altra razza o di
un'altra etnia per un lavoro sostanzialmente simile, se considerato come un insieme di abilità, sforzo e responsabilità, e svolto in condizioni operative simili".
Le altre cause per disparità di trattamento in casa Google
Google è stata accusata l'anno scorso di aver sottopagato le ingegnere donne
La denuncia contro Google sostiene che la società
ha costretto le donne a occupare posizioni di livello inferiore, con conseguenti retribuzioni e bonus più bassi rispetto alle loro controparti maschili. L'anno scorso, ai querelanti è stato concesso lo status di
class action, ossia un'azione legale collettiva condotta dai membri di una determinata categoria che chiedono che la soluzione di una questione avvenga con effetti
ultra partes per tutti i componenti presenti e futuri della categoria stessa. Ma questo non è certo il primo caso che la società californiana si trova a dover sbrigliare:
la gestione dei dipendenti da parte di Google è stata messa in discussione più di una volta e su più fronti. Nel 2021, ad esempio, ha accettato di pagare 2,5 milioni di dollari per risolvere un reclamo in cui si affermava che l'azienda sottopagava le ingegnere donne e ignorava le domande di assunzione degli asiatici. se non è discriminazione questa! Nel frattempo, anche il Dipartimento californiano per l'occupazione e l'alloggio equi (DFEH) sta esaminando le accuse di possibili
molestie e discriminazioni nei confronti delle dipendenti nere dell'azienda.
La soluzione più giusta o quella più facile?
Google si è impegnata a garantire pagamenti e assunzioni eque e paritarie dei suoi dipendenti
Google ha affermato in un comunicato che: "Sebbene
crediamo fermamente nell'equità delle nostre politiche e pratiche, dopo quasi cinque anni di contenzioso, entrambe le parti hanno convenuto che la
risoluzione della questione, senza alcuna ammissione o constatazione, fosse nell'interesse di tutti e siamo molto lieti di aver raggiunto questo accordo". Insomma sembra quasi che pagare 118 milioni di dollari – spiccioli per un'azienda che, solo lo scorso anno ha avuto un fatturato da 257,6 miliardi – sia stata la soluzione non tanto più giusta (senza ammissione o constatazione, nel senso: non ammettiamo di aver sbagliato, preferiamo pagare subito) quanto più veloce per chiudere la questione che appunto da quasi 5 anni infangava la reputazione del colosso informatico. Inoltre, la società ha dichiarato di essere assolutamente
impegnata a pagare, assumere e inquadrare tutti i dipendenti in modo equo e paritario, e di effettuare "aggiustamenti verso l'alto" se viene scoperta una disparità di retribuzione tra dipendenti di sesso maschile e femminile. Ma si sa, tra le parole e i fatti c'è una distanza che può essere colmata solo dalle prove concrete. Quindi non ci resta che stare a vedere.