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Mamme lavoratrici: metà dello stipendio rispetto alle colleghe senza figli

È il dato che emerge dal report annuale di Bankitalia: in 15 anni perdono il 50% dei guadagni a parità di occupazione, età e competenze

di MARIANNA GRAZI -
1 giugno 2023
Mamma e lavoro

Mamma e lavoro

Mamme lavoratrici? Significa fare il doppio della fatica per sbarcare il lunario, con metà dello stipendio rispetto a chi figli non ne ha. Non solo rispetto agli uomini - il gender gap è ancora una peculiarità italiana - ma anche se si guarda alle colleghe.

Maternità e lavoro: due ambiti inconciliabili

Sono i dati a dare manforte, a quanto pare, al dubbio amletico che migliaia di donne, nel nostro Paese, si sono poste e ancora oggi si pongono: essere o non essere madre? Perché diventarlo potrebbe risultare un ostacolo alla propria carriera, ed esserlo prima di trovare un impiego è un fattore ancora discriminante.
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Sulle donne che scelgono di fare figli pesa il gap retributivo

E pensare che, negli ultimi tempi, governo e associazioni non fanno altro che introdurre o proporre misure per incentivare la natalità, che sta toccando picchi al ribasso sempre più allarmanti. Ma maternità e occupazione non sembrano essere due ambiti conciliabili. Dalla relazione annuale 2022 della Banca d'Italia emerge - drammatico - l'effetto che ha il diventare madri sulla retribuzione e dunque sulle scelte lavorative delle donne.

Stipendio a metà

Non basta avere le stesse competenze, la stessa età e aver iniziato a parità di reddito: quando il figlio o la figlia sarà ormai adolescente la donna lavoratrice, nonché madre, guadagnerà circa la metà di quelle colleghe che invece, vuoi per scelta personale, vuoi per necessità, vuoi per altre ragioni, mamme non lo sono diventate. "Oltre a ridurre la partecipazione al mercato del lavoro, la maternità influenza negativamente anche le retribuzioni delle donne che rimangono occupate” ha sottolineato Bankitalia.
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Le donne che fanno figli, dopo 15 anni hanno uno stipendio pari circa alla metà di quelle che non ne hanno

Le cause del gap: mancano servizi per l'infanzia

Un gap di reddito importante causato, nel 90% dei casi, dalla necessità di queste dipendenti di diminuire il carico di lavoro, a partire dal numero di ore lavorate. E quindi i contratti a tempo pieno diventano quasi automaticamente part-time, e diminuiscono anche le settimane retribuite nell'anno, anche se il rapporto con l'azienda- quando va bene - rimane lo stesso. Ma altre ragioni alla base di questo fenomeno, sempre secondo l'ente bancario nazionale, sarebbero riconducibili alla mancanza -endemica anch'essa - di servizi per l’infanzia.  Dove scarseggiano i sostegni concreti alle famiglie, come gli asili nido ad esempio (o strutture paritarie offerte dalle stesse aziende) gli "effetti negativi" della genitorialità al femminile sul reddito delle donne sono maggiori.

Le stime

Ci sono poi le stime del periodo tra 1990-2018, in cui si evidenzia un altro fattore di rischio: in Italia la probabilità per le occupate di perdere il posto nei due anni successivi alla maternità è doppia rispetto alle donne senza figli. sempre dopo i 15 anni il divario si allarga ancor di più.
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Le donne italiane che diventano mamme hanno il doppio della probabilità di perdere il posto nei due anni successivi al parto

Invece per coloro che cercano un impego la probabilità di trovarlo diminuisce drasticamente al momento della nascita dopo la nascita di un figlio e rimane assai più bassa per almeno cinque anni. Insomma dati che scoraggiano a diventare genitori o a cercarsi un lavoro? Propendiamo più per la prima, nonostante appunto il delicato momento storico che stiamo attraversando e il calo della natalità che spinge la politica a mettere in campo misure per ristabilire gli equilibri. Eppure la mentalità sembra restare la stessa: sei una donna? Devi fare figli. Vuoi lavorare? Sta a te trovare il modo di conciliare i due ambiti, ma sii consapevole che i vantaggi saranno assai meno dei lati negativi, su tutti i fronti. Il tasso di occupazione femminile è inferiore a quello degli uomini e la discrepanza aumenta con la maternità e con il tempo impiegato nell'accudimento della prole, dal momento che le mamme italiane tra i 25 e i 44 anni vi si dedicherebbero circa 4 ore in più degli uomini, con una media di oltre 5 al giorno. E allora hai voglia a incentivare le nascite se poi questi bambini non possono essere mantenuti.