L’abito più sostenibile? È quello che abbiamo già nell’armadio. Quando il second-hand non è amico dell’ambiente

La moda odierna grida al vintage, ma è davvero così sostenibile? Da Zalando al Vinted, ecco i lati negativi di questo nuovo mercato selvaggio, che non ci salva da acquisti compulsivi e inutili

di GIULIA DE IESO
9 febbraio 2025
Un telefono, una foto, si vende e si acquista con Vinted

Un telefono, una foto, si vende e si acquista con Vinted

La moda di adesso parla vintage e second-hand. Una tendenza (o "trend", per dirlo in termini social) iniziata nel post-Covid e che ha contagiato anche i red carpet più noti: allo scorso festival di Cannes l'attrice Taylor Russell ha sfoggiato due abiti anni Novanta di John Galliano e di Chanel, mentre, pensando ai palcoscenici italiani, al festival del cinema di Venezia le influencer Flora Dalle VaccheCristina Musacchio hanno stupito la passerella con due vestiti acquistati sulla nota piattaforma "Vinted". Il pre-loved ("amato prima" in italiano, per indicare tutti i "look" cult di una volta) è arrivato anche nella città dei fiori: la cantautrice Clara per la presentazione dei suo brano a "Sarà Sanremo", lo scorso dicembre, ha optato per un "vecchio" Versace. 

Moda vintage: si compra anche online e sulle app

A Lugo una ’biblioteca’ dell’usato. In fila all’Angelo Vintage Palace
Un mercato di abbigliamento usato

Non solo star, ma anche (e soprattutto) ragazze e ragazzi di ogni genere ed età: il mercato è stato costretto ad ingegnarsi dopo il boom di richieste degli ultimi cinque anni del second-hand (termine con cui ci si riferisce a un capo di abbigliamento che è già stato indossato) e vintage (con cui si indica un qualsiasi vestito che abbia tra i 20 e i 100 anni di vita). Ed ecco che l'usato è sbarcato anche sulle principali catene e piattaforme online: dal colosso Zalando, passando per Amazon, ai noti marchi di abbigliamento Zara e H&M.

Ma quale è il motivo che ha dato il via a questa nuova tendenza? Una (apparente) maggiore attenzione alla sostenibilità, in un mondo in cui non si acquista più per pura esigenza e lo "shopping compulsivo" è un nuovo passatempo, tutto all'insegna del "fast fashion" 

Il delirio Vinted

Nata nel lontano 2008 da una ragazza lituana che voleva disfarsi dei vestiti che non usava più, Vinted è l'applicazione che ha conquistato migliaia di utenti nell'ambito del second-hand. La sua valutazione in borsa ammonta a più di un miliardo di euro, con 300 persone assunte alla sede principale a Vilnius e altre 1.200 che lavorano per il progetto in tutto il mondo. L'app è davvero semplice ed intuitiva: chiunque può registrarsi e caricare sul suo profilo foto dei capi che non usa più e che desidera vendere.

La #nospendchallenge è partita come trend virale sui social network
Obiettivo: riciclo

L'utente poi dovrà scegliere il prezzo e dare una breve descrizione del vestito o accessorio, riempendo l’apposito campi. In caso di vendita, sarà necessario stampare un'etichetta generata dalla piattaforma con i dati del cliente e portare il pacco all'ufficio postale più vicino. Con gli ultimi aggiornamenti, Vinted ha aumentato i controlli per la vendita di capi firmati e di lusso, così da assicurare una maggiore sicurezza anti-truffa a tutti gli iscritti.

L’acquisto compulsivo anche su Vinted

Se inizialmente il ciclo del "prima vendi, poi compra" sembrava funzionare, con il crescere dei numeri si è generata una vera e propria "Vinted mania": seppur con merce usata (che quindi ha decisamente un impatto ambientale minore rispetto all'acquisto di un capo nuovo prodotto da una catena di fast fashion), non abbiamo abbandonato la cattiva abitudine del comprare in modo compulsivo e ossessivo. Spulciare la homepage di Vinted è un altro passatempo alla ricerca di qualcosa da acquistare, con oggetti che appaiono ancora più appetibili per via dal basso costo. 

GP0STYQA5
Spiagge piene di rifiuti, anch vestiti (© Kevin McElvaney / Greenpeace)

Su Tiktok sono virali i cosiddetti video "haul", in cui si mostrano i propri acquisti recenti sulle varie piattaforme (a volte anche second-hand, proprio come Vinted). Decine di pacchi vengono disintegrati in pochi secondi dalle mani di chi si sta filmando, che procede poi alla prova dell'abito. Il matto desiderio di un nuovo vestito da indossare, vintage o meno, si esaurisce in pochi minuti: dei tanti oggetti ordinati, solo alcuni sono della taglia giusta o soddisfano l'acquirente, che spesso preferisce non rimandare indietro il pacco, ma di rimetterlo in vendita su Vinted o di addirittura buttarlo. Nel frattempo, lontano dai nostri occhi, continuano a crescere le discariche a cielo aperto e le isole di rifiuti nei mari. 

Comprare usato è davvero sostenibile?

Ma qual è la morale della storia? Comprare sostenibile non significa scegliere per forza l'usato (che rimane comunque un ottimo mercato per chi vuole recuperare gli spazi occupati da ciò che non usa più e magari guadagnare qualcosa), ma acquistare meno e quando davvero si ha necessità. L'abito più sostenibile, si sa, è quello che è già nell'armadio e che a volte ci si stanca di mettere.