La sua vita è quella di un ragazzo semplice, nato e vissuto in un paesino del Frusinate per poi approdare a Roma, che per lui rappresenta il sogno in assoluto. Mauro Atturo è un ragazzo brillante e pieno di idee, la Capitale lo seduce ma le opportunità di lavoro per chi non può vantare alcun tipo di esperienza sono poche. Si iscrive a giurisprudenza ma studia poco, preso dalla bella vita che lo invita a trascorrere le giornate, e specialmente le notti, in uno stato di divertimento perenne. In più, su suggerimento di un amico, entra a far parte del cast della trasmissione ‘Macao’ di Gianni Boncompagni.
L’esperienza nei call center e la nascita dell’azienda
A un certo punto interviene sua madre che lo mette in riga e gli impone di lasciar perdere lo spettacolo e le sue effimere lusinghe, con la promessa di riprendere seriamente gli studi e conseguire così la laurea. Una madre dal polso fermo, che sarà punto di riferimento cruciale e motivo di ispirazione per la sua professione futura, quello di fondatore della ‘Problem Solving’, azienda di servizi call center.
Lui le ossa se l’è fatte proprio in uno di quei centri di telefonia dai quali passano tanti giovani in attesa di un impiego più stabile. A Mauro, invece, quell’ambiente piace e gli si appiccica talmente addosso da studiarne a fondo i meccanismi più segreti, divenendo presto padrone di quella realtà che per ogni profano resta ancora piuttosto indecifrabile. Nel 2009 l’impiegato curioso e appassionato decide di mettersi in proprio, capisce che rimandare è impossibile, anche perché la sua visione etica non è quella dei call center vecchia maniera, di cui è stato diretto testimone: più che pensare in grande intende farlo ‘al meglio’, nel rispetto soprattutto di ogni collaboratore che vorrà fare squadra con lui.
Welfare aziendale e rispetto dei collaboratori
Diventa imprenditore, ma conserva la semplicità delle origini ciociare nel tessere rapporti basati sull’amicizia, la cordialità sincera, la familiarità. E questa è la sua carta vincente, ciò che trasforma un uomo d’affari in una persona che mette al centro il welfare aziendale. Oggi il suo nome è legato all’iniziativa di regalare un bonus di 700 euro, più 150 in aggiunta alla busta paga, alle neo mamme, ma anche ai papà che lavorano nella sua azienda.
Da tempo ha istituito anche il ‘caffè del buongiorno’ che consiste in un contributo di 50 euro per fare una bella colazione e iniziare nel modo migliore la giornate. Mauro Atturo è l’imprenditore ideale? Chissà, difficile dirlo. Un fatto è però certo: il suo intento è stato da sempre quello di cambiare le regole del lavoro, che spesso si rivelano offensive per tante donne. “Ho conosciuto tante ragazze licenziate per il fatto di essere incinte. Lo ritengo un atteggiamento ingiusto e inconcepibile. Mia madre mi ha insegnato sin da bambino il rispetto per chiunque, soprattutto per le donne. Il gesto di fare qualcosa per loro in una circostanza così ricca di significato è un omaggio a quell’insegnamento che è la mia autentica stella polare”.
Mauro, nella sua azienda il 90% dei dipendenti è costituito da donne. Perché questa scelta?
“Sì, lo sono non solo per quanto attiene alla parte operativa ma anche in quella manageriale. In realtà questa scelta viene da lontano e più esattamente dall’impronta matriarcale della mia famiglia. Mia madre è stata sempre molto presente, con un papà che si fidava assolutamente di lei, quindi fin da piccolo non ho mai avuto la percezione di una disparità tra uomo e donna, di una differenza sostanziale dei ruoli. Un esempio che mi ha portato ad avere da sempre grande considerazione dell’universo femminile. A proposito del mio lavoro sottolineo come ho deciso di impiegare donne anche nel ruolo di manager, cosa che di solito e per ragioni culturali dure da superare è stata spesso appannaggio degli uomini. Nel caso della mia azienda la mansione dirigenziale è al femminile così come lo è per quanto riguarda il reparto qualità”.
E gli uomini che parte hanno in tutto questo?
“I loro compiti restano ovviamente molto importanti, specialmente per quanto riguarda l’aspetto amministrativo, ma anche il back office che si occupa della gestione e degli ordinativi della clientela, la quota degli junior manager si divide tra uomini e donne, cosa che accade sebbene in percentuale minore per il settore dedicato agli standard qualitativi”.
Il bonus da lei previsto premia proprio quel 90% femminile...
“Il cosiddetto ‘baby bonus’ fa parte di uno dei sette punti del nostro welfare aziendale. Tutto nasce da una mia precisa esigenza etica: generare piena soddisfazione nell’ambito lavorativo. Sono sicuro che un dipendente ben retribuito è felice di fare il proprio lavoro e vede l’azienda per cui lavora come una seconda famiglia. È un modello per niente originale, di tipo decisamente anglosassone, che ho voluto applicare per rendere il mio rapporto con i miei collaboratori sempre più stretto e migliore”.
Da quando ha deciso di applicare questa gratifica?
“Se non ricordo male dal 2017. Tutto è iniziato in sordina con un semplice buono colazione da 50 euro. Era un modo carino per dare il buongiorno a tutti. Da lì è partita l’idea di fare qualcosa di più e assolutamente diverso, se non opposto, alla politica di gestione del personale femminile. La maggior parte delle donne, lo sappiamo bene, rischiano il licenziamento quando dichiarano al loro datore di lavoro di aspettare un bambino. Io ho pensato al contrario di premiare quel loro stato, che non è affatto una una malattia, è anzi uno dei momenti più belli e irripetibili per ogni donna. Il mio messaggio è quello di voler tutelare le donne in stato di gravidanza mostrando loro tutta la cura necessaria”.
In realtà viene premiata la mamma o il bambino che sta per nascere?
“Premiamo la madre in un momento speciale della sua vita, e anche questo fa parte dei punti cardine del welfare aziendale. Anche se il bambino viene adottato. È previsto il famoso bonus di benvenuto di 700 euro per gli acquisti più urgenti e classici e inoltre assicuriamo un aumento di 150 euro netti in busta paga, per un anno intero. In fondo si tratta di un piccolo sostegno per dimostrare la vicinanza alle neo mamme. Il regalo di un amico”.
E i neo papà restano invece a bocca asciutta?
“Niente affatto. Se la compagna o la moglie di un nostro dipendente sta per avere un bambino, lui riceverà lo stesso trattamento. Quindi nessuna discriminazione: il baby bonus vale pure per i papà, ci mancherebbe! La nostra, anche in questo senso, è una vera e propria svolta epocale Noi siamo felici quando si annuncia un lieto evento, mentre so di imprenditori che hanno licenziato o declassato le proprie impiegate a causa di quello. Uomini o donne nella nostra azienda godranno sempre degli identici benefici in una condizione di assoluta parità”.
Mauro, domanda provocatoria: un bel modo per farsi pubblicità?
“La cosa mi fa sinceramente ridere. Noi spendiamo cifre importanti per incentivi di vario genere, per il maggiordomo aziendale, per le assicurazioni, per la prevenzione. Non so se dal punto di vista economico ‘cacciare’ al mese 20 mila euro sia proprio conveniente. Avrei potuto agevolmente pagare con quei soldi una bella campagna pubblicitaria televisiva. La mia visione aziendale è semplice e limpidissima: fare sentire bene il proprio dipendente equivale a farlo produrre di più e a farlo sentire sempre a proprio agio, un po’ come a casa propria. L’altro aspetto è etico e umano, perché per quanto possa sembrare un discorso antieconomico io credo profondamente in quei valori che mi sono stati inculcati dalla mia famiglia. All’interno della mia azienda non esistono barriere o differenze di genere, se capaci di svolgere la propria mansione accogliamo tutti senza la minima preclusione”.