Su oltre
90.000 inserzioni lavorative postate su LinkedIn, il social network del lavoro che in Italia conta più di 16 milioni di utenti (mentre a livello globale gli iscritti sono 850 milioni), solo il
4,5% menziona i benefit aziendali previsti per il lavoratore. Questo quanto emerge da una recente analisi di
Coverflex, startup specializzata in welfare aziendale e retribuzione flessibile, che a luglio ha preso in esame 96.420 annunci di lavoro evidenziando come solo poco più di 4000 menzionino le parole
buoni pasto o benefit.
Welfare aziendale: perché è un vantaggio per azienda e lavoratore
Nel dettaglio, il 13,9% (600 annunci) fa riferimento ai buoni pasto, il 31,1% (1.343 annunci) menziona il welfare e più della metà, il 54,8% (2362 annunci), fa più genericamente riferimento ai benefit.
Benefit, buoni pasto e trasparenza retributiva: ancora poche le imprese che li menzionano negli annunci
“Le evidenze di questa analisi ci fanno comprendere con chiarezza che il lavoro da fare è ancora tanto e che molte aziende non stanno approfittando, per niente o in minima parte, delle opportunità offerte dal
welfare aziendale, o stentano a percepirlo come un vero e proprio vantaggio competitivo. Un piano di successonell'assistenza per i lavoratori , invece, va costruito anche attraverso dinamiche e infrastrutture adeguate, dando ai dipendenti, presenti e futuri, tutti gli strumenti necessari per conoscere il proprio pacchetto retributivo e poterne usufruire appieno. Comunicare con trasparenza i benefit offerti, già a partire dall’
annuncio di lavoro, permette alle aziende di distinguersi e di raccontarsi come realtà all’avanguardia, trasparenti e pronte a considerare il proprio dipendente come una persona, con esigenze e interessi differenti”, commenta Chiara Bassi, Country Manager Italia di Coverflex.
Differenziare (ed esplicitare) il pacchetto retributivo e i benefit
Se, da un lato, è un mezzo che viene spesso impiegato per aumentare la
soddisfazione e la fidelizzazione dei collaboratori già presenti in azienda, dall’altra è anche uno strumento che può aiutare concretamente le imprese ad attrarre nuovi talenti, differenziandosi sul mercato e vincendo la competizione. Secondo una ricerca svolta da Randstad, a tal proposito, la retribuzione e i benefit
influenzano le scelte del 61% di coloro che cercano un nuovo impiego, rendendo evidente come sia cruciale menzionare ogni aspetto del pacchetto retributivo, dalla RAL ai vari benefit offerti.
La retribuzione e i benefit influenzano le scelte del 61% di coloro che cercano un nuovo impiego
Il welfare aziendale, inteso come l’insieme delle iniziative (
servizi o beni) pensate per il dipendente e mirate a migliorare il benessere e la serenità in azienda, si compone però di tante iniziative: i buoni pasto sono un benefit ampiamente diffuso e molto apprezzato dai dipendenti ma, in un mondo in continua evoluzione e nel quale hanno preso piede fenomeni come la Great Resignation o il
Quiet Quitting, sono numerose le opzioni che le aziende possono prevedere. Tra queste, flessibilità oraria, smart-working, programmi di formazione, assistenza sanitaria, supporto alla salute mentale, telefono cellulare e/o auto aziendali, asilo nido, sconti esclusivi, eventi di team building, budget dedicati e programmi di sostenibilità sono alcuni aspetti che possono rientrare negli annunci di lavoro per dare prova dell’attenzione che l’impresa stessa ha
nei confronti del dipendente e del concetto di trasparenza.
La Direttiva UE sulla trasparenza salariale
Sul tema degli annunci di lavoro è già intervenuta l’Unione Europea, che nel maggio di quest’anno ha pubblicato una Direttiva che invita tutti gli Stati membri a
rafforzare la trasparenza retributiva per combattere in modo concreto le disparità, specie quelle di genere. I Paesi dell’Unione, infatti, dovranno
conformarsi alla Direttiva entro il 2026, introducendo norme capaci di garantire la trasparenza retributiva prima dell’assunzione.
Annunci di lavoro: la nuova direttiva europea invita tutti gli Stati membri a rafforzare la trasparenza retributiva
In particolare, le imprese dell’UE saranno tenute a fornire
informazioni esplicite rispetto alla retribuzione, qualora il divario di genere retributivo superi il 5%(secondo Eurostat, in Italia, la differenza salariale è uno dei primi campanelli d’allarme del gender gap, con percentuali del 17% nel privato e del 4% nel pubblico. Questo significa che i datori di lavoro dovranno dichiarare la retribuzione prevista per lo specifico ruolo per il quale stanno assumendo. Inoltre, le aziende con più di 250 dipendenti saranno tenute a fornire, a cadenza regolare, informazioni sulle disparità salariali, riportando non solo le retribuzioni di base ma anche quelle variabili.