"C'era una volta...": Biancaneve è esistita davvero?

La vera storia della deliziosa principessina della fiaba dei Fratelli Grimm e le possibili donne che hanno ispirato il celebre personaggio

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
19 aprile 2023
"Biancaneve e i sette nani", il film del 1937

"Biancaneve e i sette nani", il film del 1937

C'era una volta una deliziosa principessina chiamata Biancaneve. La sua vanesia e perfida matrigna, la Regina, temeva che un giorno la bellezza di Biancaneve potesse offuscare la sua. Perciò vestì di stracci la Principessina e la costrinse ai servizi più umili. Ogni giorno la fatua regina consultava il suo specchio magico: “Specchio, servo delle mie brame: Chi è la più bella del reame?”. Allora lo specchio rispose: “Tu sei la più bella”. Così la gelosa Regina, lusingata ancora una volta, risparmiò Biancaneve”. Con queste parole si apre la splendida versione cinematografica del ’37, prodotta da Walt Disney, della celebre fiaba dei Fratelli Grimm “Biancaneve e i sette nani”: una storia edificante in cui la bontà trionfa sulla cattiveria e la vita, grazie a un atto d’amore, vince sulla morte.
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I Sette Nani nella versione Disney

La bella e dolce Biancaneve

Intere generazioni di bambini hanno conosciuto la bella e dolce Biancaneve che, insidiata senza tregua dalla perfida e vanitosa matrigna che la vorrebbe morta, finisce per essere adottata da una comunità di gnomi laboriosi, dal carattere bizzarro ma di indole pacifica. La ragazza diventa presto la beniamina di quel gruppo e proprio in quella casetta sperduta nel bosco conosce le gioie di un’esistenza semplice e felice. Ma il male sempre in agguato colpisce ancora la giovane, che sembra essere stavolta definitivamente sopraffatta dalla magia malefica della perfida Grimilde. I poveri nani, annientati dal dolore la piangono morta, ma come si sa omnia vincit amor e così sarà il bacio di un principe innamorato a ridarle vita nello scontato e atteso happy end da ogni bambino all’insegna del “vissero tutti felici e contenti”.
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Biancaneve (Kristen Stewart) dorme sotto l'incantesimo della mela avvelenata della sua malvagia matrigna, Ravenna, la Regina cattiva (Charlize Theron) in una scena del film "Biancaneve e il cacciatore"

Biancaneve, il colpo di scena

Ebbene, colpo di scena: Biancaneve è esistita davvero. Due le donne di aristocratico lignaggio vissute in epoche diverse per altrettante ipotesi elaborate dagli studiosi lo proverebbero. La prima è che si tratti, secondo il parere dello storico Eckhard Sander, di Margaretha von Waldeck, contessa tedesca figlia di Filippo IV e della sua prima moglie nata nel 1553. La seconda, più probabile e accreditata, vuole che l’immagine fiabesca si ispiri alla baronessa Maria Sophia von Erthal, vissuta nel diciottesimo secolo.
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Biancaneve della versione Disney

Biancaneve, è la baronessa Maria Sophia von Erthal?

Del fatto che sia la baronessa Maria Sophia von Erthal il personaggio ad aver ispirato i narratori berlinesi per la loro Biancaneve è convinto in specie il direttore del museo di Bamberg Holger Kempkens. Questo dopo il ritrovamento di una tomba, con tanto di lapide, nella cantina di una casa, anticamente appartenuta a una chiesa demolita verso la fine dell’Ottocento, nella quale si legge: “Nobile eroina cristiana, qui giace dopo la vittoria del destino, pronta per essere trasfigurata nella resurrezione”. Molto di quanto è emerso della giovane Maria Sophia sembra coincidere perfettamente con la descrizione di Karl, Jacob e Wilhelm Grimm: si trattava, infatti, di una fanciulla dal carattere caritatevole, dotata di straordinaria bellezza, costretta a vivere in stato di assoluta sudditanza con la seconda moglie del padre nel castello di Lohr am Main.
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La baronessa Maria Sophia von Erthal

La matrigna, dall’indole dispotica e fortemente egoista, era Claudia Elisabeth von Reichenstein, una donna che non si era mai affezionata a colei che considerava una presenza molto fastidiosa per i suoi troppi interessi personali, connotati da mille intrighi. Nata il 15 giugno 1725 in Baviera, Maria Sophia era, dunque, figlia di un proprietario terriero, il principe Philipp Christoph von Erthal, che dopo la morte della moglie aveva sposato Claudia, contessa di Reichenstein. L’avventuriera dalla natura malvagia era vedova con figli di primo letto, quindi ravvisava in Maria Sophia un preoccupante ostacolo da rimuovere al più presto. Per completare il quadro delle analogie, pare che il principe avesse regalato alla nuova consorte un curioso giocattolo, fatto per divertirla. Un meccanismo in grado di “parlare” attraverso uno specchio, proprio come è raccontato nella fiaba, il famoso “specchio, specchio delle mie brame…”. Crudele e spietata nei confronti della ragazza, la costringe con tutti i mezzi a lasciare il castello di Lohr am Main. Sophia, scacciata dalla sua casa, troverà finalmente rifugio in una località non lontana da Bieber, regione mineraria incastrata tra le montagne. I ricercatori di Lohr hanno stabilito come la cittadina fosse percorsa da cunicoli talmente angusti da poter essere attraversati solo da minatori assai minuti, la cui divisa era sorprendentemente contraddistinta da berretti multicolori. Inoltre un dato di fatto inconfutabile è che i Fratelli Grimm hanno realmente trascorso diverso tempo ad Hanau, luogo che si trova a pochi chilometri dal castello. In ogni caso Claudia Von Venningen, accecata dall’invidia per quella autentica bellezza, aveva costretto la povera Sophia, sembra affetta da gravi problemi di vista, a lasciare la dimora paterna per cercare rifugio tra i boschi delle montagne, aiutata proprio da quei piccoli minatori dai cappucci colorati, mossi a compassione per la giovane vagabonda. Le ricerche affermano che quasi tutta la sua vita si concluse proprio in quella foresta, divenuta per sempre la sua casa. Si dice che ormai vecchia e completamente cieca trovasse rifugio in un convento, per morire presto di vaiolo.

Biancaneve, è la contessa Margaretha von Waldeck?

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Margaretha von Waldeck, contessa tedesca figlia di Filippo IV e della sua prima moglie nata nel 1553

Tuttavia pure Margaretha von Waldeck ha alle spalle una storia che potrebbe far pensare al personaggio di “Snow White”. Anche in questo caso si racconta di una bellissima ragazza, osteggiata nel suo amore per un principe dalla matrigna e dal padre per ragioni dinastiche. Sembra che la sventurata fanciulla sia stata avvelenata a soli 21 anni per ordine del Re di Spagna, che pare si fosse piegato alle pressioni della matrigna decisa a toglierla di mezzo. A sostegno di questa tesi, lo studioso Sander è convinto che i sette nani potrebbero essere stati dei bambini ridotti in stato di schiavitù da re Filippo IV e costretti a lavorare nelle miniere di rame. Le condizioni di fatica e le disumane vessazioni avrebbero provocato in quei corpi fragili e non ancora del tutto formati terribili alterazioni fisiche, con irrimediabile compromissione di una crescita normale. Perfino la storia della mela avvelenata avrebbe avuto riscontro in fatti di cronaca dell’epoca legati a un commerciante messo in prigione per aver regalato mele avvelenate a dei bambini, rei a suo dire di avergli rubato della merce.
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Biancaneve e il Principe

Dalla realtà alla fantasia

Due donne diverse eppure simili, dunque: entrambe sopraffatte dai soprusi, dall’odio, dalle trame di potere e alla mercé di padri troppo deboli per essere chiamati a buon diritto tali. I Fratelli Grimm hanno quindi, senza alcun dubbio, attinto a fatti e personaggi reali che con ragionevole evidenza possono aver nutrito la loro ispirazione creativa. Sta di fatto che la loro Biancaneve, oltraggiata da una matrigna cattiva e maligna, messa a dura prova dagli eventi, vicina a perdere la vita a causa della sua folgorante bellezza, vittima di un incantesimo maligno, muore e risorge. La fiaba, quanto il capolavoro disneyano, ci regala un lieto fine, che è simbolo ideale di speranza, di trionfo dell’amore sulle miserie della vita. Ed è proprio con questa certezza del cuore che spegniamo la luce e, come da bambini, poggiamo la testa sul cuscino e prendiamo sonno.