Il
bullismo? Meglio partire da scuola per sconfiggerlo. La pensano così al liceo scientifico Da Vinci e il linguistico Sophie Scholl di Trento, che hanno avviato per l’anno scolastico 2023-2024 la prima Sezione Rondine. Un percorso sperimentale che integra la didattica con l’esperienza rigenerativa di un metodo riconosciuto (
Metodo Rondine), capace di trasformare i conflitti in occasioni di crescita e di condivisione. Punto di partenza per questo percorso l’
indagine effettuata nei mesi di dicembre e gennaio 2022-2023 su 2.809 studenti delle scuole secondarie di primo grado, e in alcuni casi anche delle classi quarta e quinta delle primarie di 7 Istituti. I dati sono stati presentati sabato 15 aprile 2023 al Festival Educa nell’incontro "
Buone pratiche e strumenti" con Luigi Frezza, Giovanni Merlo, Paola Pasqualin e Cristina Stroppa, moderato da Francesco Pisanu, al fine di affrontare ancora più in profondità l’argomento e costruire un’idea più precisa su come si sviluppa e si può contrastare il bullismo.
Un estratto dell'indagine: il bullismo si affronta nelle aule
Cosa è il bullismo La prima domanda chiedeva di scegliere un’opzione fra le tre proposte, inserite in ordine crescente di gravità. La prima, scelta dal 14% degli studenti, definiva il bullismo come "una forma di scherzo un po’ pesante che sarebbe meglio evitare ma che non ha conseguenze particolarmente gravi". La seconda, scelta dalla maggioranza di chi ha risposto al questionario (78%), lo definisce così: "il bullismo è un
fenomeno grave che riguarda due o più ragazzi/e che non sono amici, in cui uno o più ragazzi hanno più potere dell’altro o degli altri". Infine, il 10% indica il livello più grave, ossia "un litigio molto pesante tra due o più amici al termine del quale si rompe l’amicizia".
Cosa consiglieresti a un tuo amico in caso di bullismo I ragazzi sanno che il bullismo si vince solo denunciando e/o parlando con qualche figura adulta. Parlare con i genitori (56%), parlare con gli insegnanti (48%) e rivolgersi al dirigente (33%), sono le risposte che raccolgono le frequenze più importanti. Il 12% ritiene che possa essere opportuno rivolgersi ai propri compagni per trovare una soluzione, mentre un’altra pa rte ancora ritiene che la giustizia fai da te, come rispondere alle offese (5%), chiedere spiegazioni a questi ragazzi (6%) o ribellarsi e picchiare uno di loro (4%) possa essere una soluzione ai torti subiti. Solo una parte residuale, per fortuna, pensa di restare inerte facendo finta di niente (4%) o peggio ancora
subire e basta (0,4%). Infine, solo 1% penserebbe di cambiare scuola.
La lotta agli atteggiamenti prepotenti passa obbligatoriamente dal confronto in aula
Come aiutare i ragazzi e le ragazze che subiscono prepotenze a scuola Oltre la metà di chi ha risposto ritiene che sia necessario parlare, meglio se tutti insieme in
classe. Un ulteriore 10% va oltre il "parlare", scegliendo l’opzione "Essere amici delle vittime", mentre un ulteriore 36% ritiene di dover fare qualcosa in più, difendendo le vittime e dire ai prepotenti di smetterla. Appare chiaro che non si può restare inerti dato che solo il 3% ritiene che non si possa far nulla.
Come ti trovi con i tuoi compagni di scuola Quello che emerge è una complessiva buona situazione dato che il 56% afferma di star bene con i propri compagni, che sommato ad un’ulteriore 27% che indica l’opzione "abbastanza bene", fa salire questa percentuale all’83%. Un ulteriore 13% sceglie l’opzione centrale "né bene né male" e solo il 3% indica uno stato di insofferenza tale da poter rappresentare un campanello d’allarme. Se il 3%, in generale, è un valore basso, traducendo questo valore in numero assoluto troviamo che 60 studenti hanno indicato "né bene né male", mentre 36 hanno detto "male" con una distribuzione uniforme negli Istituti. In termini assoluti queste situazioni non sono da trascurare, dato che indicano una precisa difficoltà nello stare in classe.
Qual è il momento della giornata che preferisci a scuola? Per capire al meglio lo stato d’animo con cui i bambini e i ragazzi affrontano la giornata, è stato chiesto loro di individuare il periodo di tempo migliore. Sono 121 (pari al 4%) gli studenti che non trovano alcun bel momento, e immaginiamo che per questi studenti la scuola sia davvero pesante. Appare evidente che gli studenti, dovendo scegliere il momento migliore, scelgono quelli di autonomia, come la ricreazione (44%), il tempo libero (34%) e il percorso per andare a scuola (8%). Solo il 9% (valore ben distribuito negli Istituti) indica le lezioni.
All'interno della tua scuola, a te è capitato di... La domanda era molto diretta ed era chiaramente rivolta all’esperienza personale, chiedendo se in qualche modo gli studenti si erano trovati ad essere testimoni o attori di bullismo. Il 52% dei soggetti indica di non aver mai subito, mai fatto e nemmeno mai visto gesti di bullismo. Il 2% (43 risposte) dichiara di essere stato un bullo e il 17% di aver subito delle prepotenze, mentre il 30% di aver solo assistito.
Comportamento dei compagni Ma quando qualcuno fa il bullo, i compagni di classe cosa fanno? I comportamenti dei ragazzi sono variegati, e non considerando il 34% delle risposte che afferma di non esser stato mai coinvolto in situazioni simili, la risposta che raccoglie maggior frequenza è data dal 28%, che dichiara di intervenire per aiutare il più debole. Circa un quarto delle risposte sceglie l’opzione "fanno finta di niente" (13%) o peggio ancora "ridono e fanno il tifo per il bullo" (11%). Alcuni sono spaventati (6%), altri lasciano da solo il bullo (4%), altri ancora allontanano dal gruppo chi è vittima (4%).
Come ti comporti in caso di bullismo Anche in questo caso, da una prima domanda sui comportamenti in generale si è passati a una più specifica e diretta, per capire quale potesse essere il comportamento da assumere in caso di prepotenze. Circa la metà delle risposte afferma di non avere mai assistito ad episodi di bullismo. La restante metà si suddivide principalmente su due delle possibili risposte: il 23% afferma di essere intervenuto in difesa della vittima dicendo al prepotente di smetterla, mentre il 19% gira al largo cercando di non farsi coinvolgere. Le altre opzioni di risposta (mi sono unito a chi stava facendo prepotenze - non mi sono unito a chi faceva prepotenze, ma mi sono divertito a guardare), che potremo definire sadiche, restano fortunatamente residuali. Si sottolinea infine che il 6% dichiara di essere intervenuto, subendo a sua volta le angherie del bullo.
Il coinvolgimento dei bambini, diretti interessati del fenomeno, è l'elemento+ a partire dal quale affrontare il problema
Confidenze a scuola Nel caso di episodi problematici i ragazzi con chi si confidano? Questa prima domanda prova a sondare l’ambito scolastico, trovando al primo posto i pari più fidati, che vengono segnalati dal 48% dei rispondenti. A questi possiamo sommare un ulteriore 19% dato dai "compagni di classe" più generici. Gli adulti, professori (26%) e bidelli (2%), vengono interpellati da circa un quarto degli interrogati, e un altro quarto sostiene di
non parlare con nessuno.
Confidenze al di fuori della scuola Questa domanda completa la precedente, indagando se nel caso di episodi problematici i ragazzi hanno modo di confrontarsi con qualcuno al di fuori della scuola. La famiglia appare ancora un posto sicuro, dove il 53% dei rispondenti si affida ai genitori, oltre ad un 17% che in caso di problemi interpella altri familiari quali zii o fratelli. Molti si affidano anche agli amici, dato che questa opzione viene scelta dal 37%, mentre solo il 6% indica un’altra figura adulta non meglio specificata. Resta nell’ombra un 21% che preferisce non parlare con nessuno, e sul quale c’è molto da fare per far emergere queste situazioni di disagio.
Come comportarsi con i bulli Il questionario si conclude con una domanda aperta, dove ciascun rispondente poteva indicare liberamente cosa fare (
come comportarsi) con chi si comporta da bullo. Molti questionari sono rimasti vuoti (43%) senza alcuna indicazione, altri invece ne hanno indicati più di uno. Le varie risposte sono state classificate ed emerge chiaramente il "pugno duro" degli studenti che sono maggiormente propensi a punire (26%), sospendere (7%), richiamare/fermare/denunciare (6%) se non addirittura espellere/bocciare/escludere (5%). Solo una parte residuale (12%) ritiene che i bulli vadano aiutati, indicando chiaramente che il percorso di crescita dei ragazzi è ancora molto lungo e il ruolo delle comunità educanti (famiglia, scuola, sport, oratorio, …) risulta ancora ricco di sfide. Per informazioni è possibile inviare una mail all'indirizzo
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