Disforia di genere: come funziona il percorso di affermazione per le persone trans

Considerata un disturbo relativo alla salute sessuale, provoca un forte disagio che va affrontato senza pregiudizi e coi tempi giusti. L'esperienza al Sant'Orsola di Bologna

di LOREDANA DEL NINNO
20 dicembre 2023
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Vivere prigionieri di un corpo percepito come sbagliato. Affrontare la quotidianità sopraffatti da una condizione di disagio e sofferenza persistenti. Parliamo di disforia di genere, che si manifesta quando la propria identità, maschile o femminile, è considerata estranea al sesso biologico d'appartenenza. Alcune persone si sentono e vivono come una donna, pur essendo nate in un corpo maschile. Altre si sentono un uomo, ma sono biologicamente femmine. Altre ancora, non binarie, non si identificano in nessuno nei due generi o in entrambi. E il malessere, in tutti i casi, è tanto. Il Policlinico Sant'Orsola di Bologna offre un percorso dedicato agli adulti e agli adolescenti che manifestano incongruenze di genere. Percorso che prevede una collaborazione fra diversi specialisti, con l'obiettivo di personalizzare i trattamenti e migliorare la qualità della vita e l'integrazione sociale. Maria Cristina Meriggiola, medico del reparto di Ginecologia e fisiopatologia della riproduzione umana del Policlinico bolognese, è la responsabile clinica dell’iter diagnostico-terapeutico. “Lavoriamo – esordisce – a stretto contatto con il Mit (Movimento Identità Trans), consultorio convenzionato e centro di riferimento regionale per le tematiche connesse all'identità di genere.
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La transizione di genere inizia con un percorso psicologico a cui segue poi quello farmacologico e, non più obbligatorio, quello chirurgico

Il Mit collabora con l’azienda Ausl e tutela la salute fisica, psichica e sociale delle persone con disforia di genere, rivolgendosi ai singoli individui e alle famiglie che necessitano di un sostegno psicologico. Allo sportello del consultorio, primo punto di accoglienza, si rivolgono circa duemila persone all’anno. Di queste mediamente 500 arrivano al Sant’Orsola. La disforia di genere è un problema complesso, denso di tante sfaccettature, che dobbiamo imparare a conoscere e accettare. Negli ultimi anni si è lavorato molto in tale direzione: basta pensare che fino al 2021 era inquadrata come una malattia mentale. Oggi invece non è più considerata una patologia, ma un disturbo relativo alla salute sessuale”.

Disforia di genere, i numeri

La disforia di genere - stando alle ultime statistiche nazionali disponibili - interessa un soggetto Amab su 68.278 abitanti e un Afab su 245.356, dove per Amab (acronimo dell'Inglese assigned male at birth), si intende chi intraprende una transizione verso il sesso femminile e per Afab (Assigned female at birth), chi invece - nato donna - intraprende la transizione verso il sesso maschile. Numeri in realtà sottostimati perché considerano soltanto le persone che non si limitano ai trattamenti ormonali ma accedono al percorso chirurgico.

La comparsa

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In Italia i dati parlando di un soggetto Amab su 68.278 abitanti e un Afab su 245.356

Questa condizione "può manifestarsi dal secondo anno di vita e attenuarsi con la crescita – spiega Meriggiola - oppure affacciarsi in età adolescenziale o adulta. Nei bambini il disturbo si traduce di solito nel desiderio di imitare comportamenti (indossare abiti o utilizzare giocattoli) tradizionalmente associati al sesso opposto, o nel rifiuto di fare pipì come i coetanei dello stesso genere (per i bambini in piedi e per le bambine sedute). E’ una condizione che normalmente tende a regredire spontaneamente. Se non accade, i bimbi con disforia esprimeranno nel tempo un forte disagio riguardo i cambiamenti che avvengono durante la pubertà, oltre a desiderare di avere i genitali del sesso opposto. Negli adolescenti e negli adulti l’incoerenza tra identità di genere e corpo esplode in tutta la sua complessità. Il conflitto alimenta disgusto verso i propri genitali, unitamente al forte desiderio di liberarsi delle caratteristiche del proprio sesso biologico”. Gli adolescenti transgender sono descritti come psicologicamente più vulnerabili rispetto ai coetanei della popolazione generale. “Possono comparire ansia, depressione, bassa autostima, comportamenti sessuali a rischio, disturbi alimentari, isolamento sociale e nei casi più estremi tendenze suicide - sottolinea la dottoressa -. Il primo intervento è l'incontro con lo psicologo per analizzare la situazione e mettere in chiaro le aspettative nei confronti del percorso di transizione che è intenzionata a intraprendere. Successivamente entra in campo un'equipe multidisciplinare e specialistica, composta da ginecologi, endocrinologi, urologi e otorino. Noi ginecologi/endocrinologi gestiamo e monitoriamo la terapia ormonale necessaria e propedeutica al cambiamento, cui segue l’iter chirurgico che non è però incluso nel percorso. I principali interventi per le persone Afab sono la mastectomia, isterectomia/ovariectomia e la falloplastica, e per gli Amab, la mastoplastica additiva, l'orchiectomia e la vaginoplastica”.

Cosa dice la legge

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Le operazioni non sono più una precondizione necessaria per la rettifica dei dati anagrafici

Le legge 164 del 1982 è stata la prima legge in Italia a introdurre la possibilità di rimuovere i genitali del sesso biologico, accedendo agli opportuni interventi chirurgici. "Nel 2015 – precisa Meriggiola – due sentenze della Cassazione hanno stabilito che le operazioni non sono più una precondizione necessaria per la rettifica dei dati anagrafici. Chi si affida al nostro percorso può contare anche sul sostegno degli avvocati del Mit per stabilire gli step burocratici che seguono il cambiamento”.

Agire per tempo

“Per chi soffre di disforia di genere – conclude la professoressa Meriggiola – la pubertà è un periodo estremamente delicato. Il consiglio ai genitori di un ragazzino o una ragazzina alla prese con il problema è quello di non sottovalutare il disagio e rivolgersi prima possibile a terapeuti o centri specializzati. Oggi, grazie a terapie ormonali sempre più mirate – è possibile 'bloccare' le trasformazioni fisiche legate alla pubertà e dare tempo al soggetto di fare chiarezza su ciò che realmente desidera diventare. La sospensione della pubertà, ottenibile grazie ai farmaci, consente di prevenire cambiamenti fisici irreversibili, fonte di estrema sofferenza per chi li vive, come il ciclo mestruale, lo sviluppo della ghiandola mammaria, l’abbassamento del timbro di voce. Il corpo resta 'neutrale' e c’è un prolungamento della fase di valutazione. Intervenire in anticipo, permette nel momento in cui si decidesse di intraprendere una transizione, di rendere i successivi trattamenti decisamente meno invasivi”.

L'accoglienza

Paola Alberani è l'infermiera incaricata dell'accoglienza e del coordinamento dei pazienti in trattamento al reparto di Ginecologia del Policlinico Sant'Orsola. “Gli utenti - racconta - spesso giungono al nostro servizio dopo esperienze relazionali difficili, frequentemente vittime di discriminazioni, pregiudizi e non di rado di violenze di ogni tipo.
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Il supporto della famiglioa e della società, l'abbattimento dei pregiudizi, sono fondamentali per affrontare al meglio questo percorso

Alcuni rivelano eventi negativi vissuti proprio in ambienti sanitari, dove in molti casi gli operatori sono carenti di formazione specifica in materia di salute transgender. Il nostro scopo è dare loro un aiuto concreto, comprendendo difficoltà ed esigenze, e favorire il percorso. È fondamentale stabilire una relazione autentica in cui la persona si senta compresa, accolta e mai giudicata. Personalmente mi occupo dell'attività assistenziale, supporto gli utenti durante l'iter diagnostico-terapeutico, programmando le visite e gli esami stabiliti dai protocolli. Ciascuno di loro ha alle spalle una storia fatta di coraggio e determinazione, li accomuna la tenacia e la perseveranza con cui affrontano le innumerevoli difficoltà. Al genitore di un transgender consiglierei di comprenderne i bisogni, trasmettendo la propria vicinanza, non ostacolando la sua scelta, ma decidendo insieme come affrontarla. È importante anche documentarsi, acquisire le conoscenze necessarie a comprendere il percorso in tutte le sue fasi e rivolgersi a strutture specializzate. L'esperienza insegna che il sostegno della famiglia è fondamentale. Un aiuto ulteriore arriva dalle istituzioni scolastiche, che con l'introduzione delle 'carriere alias', hanno facilitato la fase del cambiamento, permettendo agli studenti di indicare un nome di elezione".