Sofferto, strappato con le unghie e coi denti, conquistato. Non solo in vasca.
Federica Pellegrini alla vigilia del lancio della sua
autobiografia, "Oro" (La Nave di Teseo), mette i puntini sulle i su alcune questioni "scomode", come le continue domande sulla maternità, ma rivela anche situazioni del passato che l'hanno segnata, come il suo periodo di 'convivenza' con la bulimia, e che mette nero su bianco proprio nel libro, in uscita martedì 16 maggio.
Cosa c'è dietro la campionessa?
Chi la conosce per le sue vittorie in lei vede
la Divina - così è stata soprannominata - che per quasi 20 anni ha portato in alto i colori dell'Italia nel nuoto. Sei volte campionessa del mondo, primatista del 200 stile libero dal 2009, medaglia d'oro olimpica ai Giochi di Pechino dopo essere stata già argento 4 anni prima. Suo anche il record di finali olimpiche disputate nella stessa distanza, cinque, da Atene 2004 a Tokyo 2021, così come unica donna a salire 7 volte consecutive sul podio iridato dei 200 stile.
Federica Pellegrini, dalle vasche alle parole, annuncia l’uscita del suo libro. “Orgogliosa come mi è capitato poche volte. Vi presento ’Oro’, Mio figlio“
Ma dietro le vittorie, dietro l'atleta di punta della nazionale, dietro le medaglie cosa c'è? Quella che emerge dall'autobiografia "Oro" non è solo la vincente, ma anche una Federica fragile, piena di insicurezze, di paure. Umana, quindi. Che tante volte è caduta, ha sofferto, si è sentita sconfitta. Magari per un secondo porto che per altre, nella sua stessa situazione, sarebbe valso un successo enorme.
L'argento ai Mondiali 2005 e l'annus horribilis
Siamo ai Mondiali di Montréal 2005, Pellegrini si presenta da super favorita nei 200 stile, dopo l'argento l'anno prima all'esordio alle Olimpiadi. Vuole vincere, è l'unica cosa che conta. Ha solo 17 anni, il suo talento è esploso in maniera prepotente, ma dentro di sé racchiude mostri che la divorano. "Avevo investito tutto su quei Mondiali dopo
un anno schifoso. Volevo l'oro - scrive nel libro -. Solo l'oro mi avrebbe ripagato della fatica, del dolore, dell'angoscia e della solitudine. Sarebbe stato il mio risarcimento".
Federica Pellegrini argento ai Mondiali di Montreal 2005
Dal Veneto, infatti, Federica si era spostata a Milano per allenarsi. "Da qualche mese avevo cominciato a
ingozzarmi di cibo. Ero capace di far fuori chili di gelato seguiti da svariate tazze di cereali una dietro l'altra. Una volta mia mamma era venuta a trovarmi e se n'era accorta". E quel profondo
malessere, che si traduce in episodi sempre più frequenti di
bulimia, fa sì che accada l'inevitabile proprio all'appuntamento più importante di quella stagione. "Purtroppo però ho un ritardo nelle mestruazioni pur prendendo la pillola, ero un casino in quel periodo, e il mio corpo non risponde, è fiacco, non esplode. Faccio 1'58"73: argento. Vince la francese Solenne Figuès con 1'58"60. [...] Tanto ero stata felice per l'argento olimpico di Atene, quanto questo argento mondiale mi brucia. Al giornalista dico: '
Questa medaglia è da buttare. Non ho ancora capito perché la finale mi sia venuta così male. Non trovo risposte a un crono così deludente'".
Il peso del giudizio
Come può disperarsi per un argento mondiale, si chiede il pubblico in piscina e a casa. Come fa questa giovanissima campionessa a piangere per quello che chiunque altra al posto suo avrebbe festeggiato come un enorme successo? I commenti la sommergono, i giudizi piovono implacabili, tutti la attaccano: "Nessuno capisce. Ma come avrebbero potuto se neppure io capivo? Mi dibattevo come un pesce preso all'amo,
avrei voluto soltanto scomparire. Invece ero lì, davanti agli occhi di tutti, incapace di gestire lo stress", racconta ancora nell'autobiografia.
Pellegrini nel libro "Oro" racconta i problemi di bulimia di cui ha sofferto intorno ai 17 anni
"Avevo 17 anni, che è già abbastanza un casino di per sé anche se non devi nuotare in una gara mondiale. Non provavo alcuna indulgenza nei miei confronti. Ero rigida, non vedevo via d'uscita. Nelle foto ho gli
occhi completamente spenti. E sono gonfia, brufolosa, i capelli lunghi che non ho più avuto e neanche mi piacevano". La situazione in vasca era un chiaro sintomo di ciò che stava accadendo fuori, tra le mura di casa, coi disturbi alimentari.
"Mangiavo fino a ingozzarmi e poi vomitavo. La bulimia era una soluzione"
"La sera, dopo aver
mangiato tutto quello che potevo durante il giorno,
vomitavo. Lo facevo sistematicamente, ogni sera prima di andare a dormire, quando il ricordo di tutto il cibo ingurgitato aumentava il senso di colpa. Vomitare era un po' come ripulirsi la coscienza e anche la mia maniera di metabolizzare il dolore". Un'analisi oggi lucida, ma che ai tempi aveva fatto pensare a lei come una meteora destinata presto a spegnersi. "Si chiama bulimia ma io non lo sapevo. La bulimia per me non era il problema, era la soluzione - ammette ancora Pellegrini -. Certo, una parte di me intuiva che era un segnale, che stavo cercando di toccare il fondo perché mi fosse evidente che avevo preso una direzione sbagliata. Ma più mi vedevo grassa e più mangiavo. Tanto ormai ero
lontanissima da come avrei voluto essere. L'unica cosa che potevo fare era andare avanti così. Alla fine qualcuno se ne sarebbe accorto e mi avrebbe fermato, pensava una parte di me. E nel frattempo continuavo a mangiare". Un disturbo frutto del disagio che la stava divorando dentro e che la stava portando in una voragine autodistruttiva. Anche perché Federica, con il suo corpo, ha sempre avuto un rapporto complicato, non solo per quanto riguardava l'alimentazione.
Federica Pellegrini e il rapporto con il suo corpo
Pellegrini racconta nell'autobiografica anche il difficile rapporto col suo corpo da atleta
Come un'araba fenice - la stessa che si è fatta tatuare proprio dopo questo periodo buio - la Divina è rinata dalle sue stesse ceneri oggi è una bellissima donna, i tratti da ragazzina tutta muscoli si sono smorzati per lasciare il posto ad un fisico sempre asciutto e tonico, ma meno spigoloso di un tempo. Il nuoto, soprattutto ad alti livelli ma in generale se abbinato all'allenamento in palestra, rende inconfondibile la fisionomia corporea di uomini e donne. E per un'adolescente che già vede cambiare le sue forme non è facile accettare quella fisionomia quasi mascolina. Un caso di
dismorfia, per dare un nome scientifico a quel non riuscire a vedere il proprio corpo per quello che era, ma anzi quasi odiandolo. "Fin da piccola avevo queste spalle larghe, robuste, che
mi imbarazzavano se esposte in abiti eleganti. Cercavo di evitare canottiere, top e qualsiasi cosa le mettesse in evidenza. Crescendo ci ho fatto pace - dice la 34enne -. Ho imparato a vestirmi in maniera da far diventare le mie spalle un pregio e non un difetto. Ma non erano le spalle: in quegli anni io
mi vedevo un mostro".+
L'assillo. "Quando un figlio?"
Domenica 14 maggio Federica Pellegrini è stata ospite, insieme al marito allenatore Matteo Giunta, a "
Che tempo che fa", il programma su Rai 3
condotto da Fabio Fazio. Durante la chiaccherata, il conduttore ha chiesto al 41enne se fosse ancora convinto che nel nuoto italiano non ci sia un'erede della moglie, ricevendo in risposta una convinta risposta affermativa. Lusingata dalle sue parole, la Fede ha però ribattuto poco dopo: "
Ci saranno miei eredi", riferendosi ovviamente al nuoto, ma la frase era troppo ambigua per non essere colta dallo stesso Fazio: "In che senso eredi?" le chiede, e dopo la sua specifica aggiunge, ammiccando: "Pensavo ci stessi dando una notizia". Una scenetta scherzosa, ma la questione maternità è particolarmente sentita da Federica. Anzi si può dire che sia una
richiesta costante nei suoi confronti, da quando dopo l'ultima Olimpiade ha rivelato la relazione con Giunta e dopo le nozze celebrate a Venezia ad agosto 2022.
Federica Pellegrini e Matteo Giuta a Pechino Express. I due si sono sposati ad agosto 2022
Lei ha sempre smentito maternità presunte o annunci inventati, reagendo anche con rabbia a qualche reporter particolarmente assillante. "Figli? Se non arriveranno mi dovrei sentire meno realizzata?" aveva detto in un recente sfogo su Instagram. Un tema che contiene anche una buona dose di
sessismo. Riferendosi alle continue domande
se e quando farà un figlio, nel suo libro "Oro" - definito una sua creazione, il suo bambino, la sua prole - scrive che quello riguardo alla nascita di un figlio è un tormento che si dà solo alle atlete o ex sportive, non ai colleghi maschi. "Come se in fondo non avessimo davvero fatto tutto quello che c’era da fare se alla fine non mettiamo al mondo almeno un figlio. O peggio ancora, come se potessimo
finalmente fare quello a cui siamo destinate, dopo aver perso tempo facendo qualcosa, vincere, che in fondo è territorio per gli uomini. Ti sei divertita? Bene, adesso basta, mettiti a fare la mamma".