Oltre 2mila le aspiranti scrittrici e scrittori che si sono messi in gioco nel concorso lanciato da Ferrovie dello Stato Italiane e Salone del Libro di Torino. Tanti quanti i racconti inviati alla casella di posta elettronica del concorso, con punte negli ultimi giorni, il termine scadeva alle 12.00 dello scorso 3 febbraio, di cinque testi inediti al minuto. Insomma, un vero e proprio fiume in piena. Un fiume di parole con un unico filo conduttore, il viaggio, declinato nelle sue varie accezioni. Per il Salone del Libro e per il Gruppo FS che, guidato dall’AD Luigi Ferraris, consolida la sua penetrazione anche nel tessuto sociale del Paese come propulsore di iniziative e progetti culturali, è un successo che va al di là delle più rosee aspettative. Soprattutto se si contano anche le oltre 3mila mail di richieste di chiarimenti e i tanti testi rifiutati perché di autori non più esordienti. Ed è anche un fenomeno che merita di essere approfondito. Perché se da sempre una larga fetta di connazionali coltiva ambizioni poetiche e letterarie, come ricorda la celebre citazione che ci descrive come “un popolo di poeti, di artisti, di eroi…”, la forma letteraria del racconto pareva destinata alla polvere delle cantine, vista l’avanzata inarrestabile dei social, con la loro asciutta immediatezza verbale e la propensione verso forme di espressione multimediali. Invece, a giudicare dal numero dei partecipanti a questo primo concorso, A/R, Andata e Racconto. Appunti di viaggio, questo genere letterario ha ancora fascino e appeal. E in tanti coltivano ancora sogni di gloria letteraria, o il desiderio di dare una compiuta forma scritta alle proprie riflessioni e fantasie.