“È stato un lungo viaggio, ma ora è arrivato il momento di salutarci. Grazie per avermi permesso di fare tutto ciò. Grazie a tutti coloro che hanno condiviso il viaggio con me. Tu sei esattamente come nient'altro. Per sempre”.
Alessia Maurelli, capitana delle cosiddette ‘Farfalle’ (anche se loro preferiscono ‘guerriere’), le ginnaste azzurre della ritmica, e medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Parigi, si ritira dallo sport agonistico.
L'atleta, cresciuta nella Società Ginnastica Estense Otello Putinati di Ferrara, ha annunciato la sua scelta durante “Top Ferrara Sport”, serata evento organizzata da La Nuova Ferrara per celebrare atlete e atleti del territorio. Maurelli a soli 28 anni è però una veterana di questo sport, ha una carriera lunghissima con il record di partecipazioni olimpiche (3), insieme alla compagna in azzurro Martina Centofanti e alle ex Elisa Santoni e Elisa Bianchi, con due bronzi in tre anni ai Giochi di Tokyo e Parigi, e un quarto posto a Rio de Janeiro.
Proprio durante l’ultimo appuntamento ai Giochi la 28enne di Rivoli, cresciuta a Occhiobello, nel Polesine, aveva ricevuto la proposta di matrimonio da parte del suo fidanzato Massimo Bertelloni. E in quell’occasione aveva già anticipato l’avvicinarsi della fine della sua carriera. All’evento ferrarese Maurelli è stata premiata dal quotidiano per il suo impegno e i suoi traguardi e qui ha comunicato la sua decisione con una lettera.
La lettera di Alessia Maurelli alla ginnastica ritmica
“Circa vent’anni fa una bambina di soli otto anni entrava in una palestra di Ferrara per fare la prova per iniziare un nuovo sport: la ginnastica ritmica. Era una bambina piena di talento ed entusiasmo e appena mise piede in pedana capì che quello era il suo posto preferito”.
È cominciato così il racconto in terza persona della campionessa, che ha ripercorso la sua carriera sul palco del teatro Nuovo: i primi successi, i momenti bui, le nuove sfide…
“Passarono diversi anni – prosegue la 28enne – e dentro di lei cresceva sempre di più la passione per questo sport”. Non saltava nemmeno un allenamento, Alessia, non c’era gara in cui la sera prima non andasse a dormire portando al letto con sé tutti i suoi attrezzi “ed all’età di 17 anni, sull’orlo del ritiro dall’attività arrivò la chiamata in Nazionale. Quello che fino a quel momento era stato un sogno nelle notti più lunghe e piene di domande era diventato realtà, avrebbe portato in giro per il mondo il tricolore”, continua.
I primi anni all’Accademia nazionale di Desio, centro federale delle azzurre, Maurelli “capì ancora di più l’importanza della Squadra, di un obiettivo comune e del lavoro collettivo, capì che dietro ad una persona ce ne sono mille ad aiutare, e anche che quello che fino ad allora aveva solo potuto sognare, si stava realizzando: le Olimpiadi. Quello che ancora non sapeva, era che il suo viaggio con le Farfalle era appena iniziato”. Arruolata nel corpo dell’aeronautica, ha scalato le classifiche, diventando una leader sul campo gara e in quello di allenamento e riuscendo a ottenere ben presto la fascia di capitana.
La dedica a Emanuela Maccarani: “Persona incredibile”
“Arrivarono medaglie, sconfitte dure, la responsabilità e la paura del fallimento, e guidata da un mix di emozioni e di esperienze quella ragazza diventò Donna, grazie alla Persona più incredibile che avesse mai conosciuto, la Manu (Emanuela Maccarani, ndr)”.
La direttrice tecnica della nazionale, al centro dello scandalo per le denunce di abusi e violenze subite proprio nel centro di Desio e tornata ora nell’occhio del ciclone dopo che il processo è stato riaperto per volere delle due prime atlete ad aver rotto il silenzio, Anna Basta e Nina Corradini. Ma che rapporto c’era tra le due donne?
Maurelli era finita proprio al centro del caso, essendo la punta di diamante delle Farfalle, e per questo presa particolarmente di mira per la difficoltà nel mantenere il peso-forma. In una delle intercettazioni finite al vaglio della procura dopo la riapertura del caso, l’odierna 28enne parlava di “ambiente malato” e dell’intenzione di “smettere di rovinarmi in questo modo”. Salvo poi arrivare al podio olimpico, il secondo nel giro di tre anni, e dedicare la medaglia proprio a Maccarani, difesa anche durante le interviste a margine dell’evento.
Questioni giudiziarie a parte, il legame vero, indissolubile, è stato però quello con le sue compagne: “diventarono la sua famiglia e con loro iniziò a condividere tutto, dalla stanza d’hotel ai periodi più bui, dalle risate fino alle lacrime alle vacanze. Quella donna, con il cuore colmo di emozioni su quel palco riuscì a raccontare una storia e poi concluse dicendo: Grazie, a chi ha fatto parte del mio viaggio...”. E l’invito finale: “Sognate sempre, sognate in grande e non arrendetevi se la vita vi mette alla prova, solo così - ha concluso - un giorno potrete raccontare la vostra storia ed essere fieri di ciò che avete fatto”.