Bisognerà aspettare la decisione della gup Angela Colella per scrivere un altro capitolo della vicenda dei presunti maltrattamenti denunciati da alcune ex atlete della nazionale ginnastica ritmica durante gli allenamenti della ct Emanuela Maccarani. Ieri, nel tribunale di Monza, si è tenuta l’udienza al termine della quale la giudice si è riservata sull’opposizione, presentata dall’atleta Anna Basta, alla richiesta di archiviazione (per la ct e per la sua assistente Olga Tishina) chiesta lo scorso agosto dalla Procura.
"La giudice si è riservata la decisione –ha detto l’avvocato dell'atleta, Giovanni Battista Frisoli – abbiamo fiducia che decida con cognizione di causa”. Mentre Danila De Domenico, legale di Maccarani, ha ribadito che sì ci sono stati allenamenti duri e importanti, ma che quest’ultimi non si sono mai trasformati in maltrattamenti. Ma facciamo un passo indietro.
La vicenda inizia quando l’atleta Anna Basta e la sua compagna Nina Corradini hanno raccontato di aver subito abusi psicologici durante gli allenamenti della nazionale di ginnastica ritmica, in un lasso temporale di quattro anni, dal 2016 al 2020. In un’intervista a Fanpage, Basta aveva raccontato come questi presunti abusi subiti le avessero dato problemi anche con altre allenatrici. La ragazza ha parlato di continui controlli riguardo al peso e soprattutto "insulti e umiliazioni pubbliche e costanti”.
La risposta della ct Maccarani non si è fatta attendere: "I messaggi del mio telefono ce l'hanno tutti, non c'è nessuna parola di disprezzo. Voglio solo che venga messo un punto a questa vicenda”. Anche la sua legale ha più volte ripetuto che gli allenamenti erano sicuramente molto duri, ma che non ci sono mai stati episodi di maltrattamenti o abusi psicologici sulle atlete. Nel formulare la richiesta di archiviazione le pm Cinzia Citterio e Manuela Massenz non hanno ravvisato la sussistenza del reato, ma hanno comunque stigmatizzato la condotta delle indagate, allenatrice e sua assistente, nei confronti delle atlete. Comportamenti che, secondo la Procura, avevano finito per “infliggere alle giovani atlete sofferenze psicologiche che ne determinano il destino sportivo in termini di maggiore o minore capacità di sopportazione”. Nel corso del processo, la legale di Maccarani ha sottolineato come questo sia prima di tutto un processo mediatico e, solo successivamente, celebrato nelle aule di giustizia. Poi è tornata sul comportamento adottato dalla sua assistita respingendo le accuse: “Queste ragazze sono tutt'altro che maltrattate, lo dimostrano i risultati alle Olimpiadi di Parigi”.