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Home » Lifestyle » Il monologo di Sangiovanni per abbattere i tabù sulla terapia: “Chiedere aiuto è una forza”

Il monologo di Sangiovanni per abbattere i tabù sulla terapia: “Chiedere aiuto è una forza”

Il rapper 19enne racconta dei suoi problemi di ansia e paranoie con cui ha avuto a che fare nella propria vita. Prima la musica lo ha aiutato, poi la soluzione è diventata il problema. E allora ha chiesto il supporto di uno specialista, senza vergogna

Marianna Grazi
14 Aprile 2022
sangiovanni-iene-terapia

Il monologo del cantante 19enne Sangiovanni sulla necessità di abbattere i tabù sulla terapia

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È un argomento che fa discutere. In tutti i sensi, sia perché il parlare è alla base di questa pratica sia perché, ancora oggi, rivolgersi ad uno specialista di salute mentale è qualcosa su cui aleggiano i rumors del pregiudizio e del biasimo. Fino a poche settimane fa, però, tutti e tutte a scagliarsi contro i politici ‘rei’ di non aver inserito il bonus psicologico in manovra di bilancio, salvo poi tirare un sospiro di sollievo quando i fondi – ben pochi in realtà – si sono trovati. Ma il tabù rimane. Inutile nasconderlo. E allora diventa importane abbattere quel muro, disperdere quell’alone di ‘meglio non dirlo’ che rende l’argomento qualcosa di scomodo da raccontare. Per fortuna ci sono persone che decidono di sfruttare la loro visibilità mediatica per provare a fare chiarezza su questo tema, mettendoci la faccia, in prima persona, svelando segreti che poi potrebbero ritorcersi loro contro ma che servono ad un fine più ampio, quello della sensibilizzazione.

sangiovanni-le-iene-2022
Il cantante Sangiovanni ospite a Le Iene

Sangiovanni: “Chieder aiuto non è una debolezza, è una forza”

Classico completo nero, camicia bianca, cravatta sottile nera, ma look un po’ diverso dal solito, con i capelli cortissimi invece del solito taglio medio lungo con cui eravamo abituati a vederlo. Il cantante e rapper Sangiovanni, mercoledì 13 aprile, è stato ospite della puntata in prima serata de Le Iene. Il 19enne, all’anagrafe, reduce dal quinto posto al Festival di Sanremo con la sua Farfalle, ha ammesso che persino per un giovane talentuoso come lui, vincitore nella sezione cantanti del talent Amici nel 2021, ha avuto momenti di difficoltà per cui ha scelto di andare in terapia. E dal centro del palco ha ribadito l’importanza di non vergognarsi nel farlo, di essere sereni nell’ammettere in primis a se stessi la necessità di chiedere aiuto, per scoprire che dall’altra parte c’è sempre qualcuno disposto a dartelo. La vera debolezza è non riconoscere questo bisogno, mentre fare di tutto per risolvere il problema, per cacciare i propri demoni interiori, quello è un segno di forza.

sangiovanni iene
Sangiovanni, all’anagrafe Giovanni Pietro Damian, protagonista di un monologo sulla salute mentale durante la puntata de Le Iene

 

Il monologo

“Ho iniziato a fare musica perché nessuno voleva ascoltarmi, parlavo e nessuno capiva. Forse mi spiegavo male io. Ho iniziato a mettere in musica i miei pensieri. È stata la mia prima terapia. Finalmente avevo qualcuno con cui dialogare, una voce che mi chiamava nel cuore della notte, che mi faceva battere il cuore, un orecchio a cui confidare ansie, problemi e paranoie. E improvvisamente svaniva. Ho chiesto aiuto alla musica e lei mi ha teso una mano. Mi ha permesso di volare. Poi è arrivato il successo, è stato tutto enorme, anche le aspettative. Ansie, problemi, paranoie che la musica faceva svanire sono tornati. La soluzione era diventata il problema e mi è crollato tutto addosso. Mi ha fatto cadere. E un’altra volta ho dovuto chiedere aiuto e cercare qualcuno che mi tendesse una mano. Sono andato in terapia, ho pagato qualcuno per ascoltarmi. Non una madre, un padre o una fidanzata, ma qualcuno a cui puoi dire tutto senza il rischio di ferirlo. E non ti giudica. E sta lì per aiutarti a stare bene. Raccontarsi non è facile, può essere doloroso, ma la terapia è come la palestra: devi farla spesso, sentire la fatica, il sudore, i muscoli indolenziti. Sono sceso sul mio fondo e ho accettato la sofferenza che mi ci ha portato. E anche se sono un privilegiato, se sono fortunato, se faccio ciò che mi piace, so che ci saranno comunque momenti in cui soffrirò. Ho solo smesso di vergognarmi, perché ho capito che in ogni forma di dolore c’è sempre una forma di dignità. A volte mi sento forte, molte più volte non mi sento in grado, ma quando succede ho imparato che posso chiedere aiuto e che qualcuno mi tenderà una mano. Chieder aiuto non è una debolezza, è una forza. Fatelo per tornare a volare”.

sangiovanni
Sangiovanni, 19 anni, nel 2021 ha vinto la categoria cantanti ad Amici di Maria de Filippi, arrivando secondo nella classifica generale dietro la fidanzata Giulia Stabile

Una confessione a cuore aperto di ciò che, anche alle persone privilegiate, come il rapper Sangiovanni ammette di essere, può capitare di vivere. In passato infatti il 19enne ha dichiarato di avere sofferto per tanti anni di ansia e di essere stato vittima di episodi di bullismo da parte dei compagni di classe e dei professori. La difficoltà di esprimersi, di trovare ascolto dall’altra parte, per un adolescente può diventare un peso terribile da sopportare. La musica può essere la soluzione, come lo è stata per il vicentino, ma non tutti sono così fortunati da trovare il proprio canale espressivo, di sfogo. Figuriamoci in pandemia, e lo sanno bene tutti i giovani di oggi, quando gli unici contatti sono quelli attraverso uno schermo o con i propri familiari.
Figuriamoci – anche – quando appena maggiorenne il successo ti travolge come un’onda, sballottandoti da una parte all’altra tra concerti, tour, presentazioni, spettacoli, televisione e così via. Per il cantante, che nonostante il nome d’arte non è affatto un santo (e proprio da questo deriva la scelta, dal fatto che sua madre gli diceva che non aveva “la faccia di un santo”), la musica è sempre stata un rifugio sicuro; poi ci si è messa di mezzo la fama, la popolarità e tutto il corredo di ansie, problemi e paranoie si è ripresentato, moltiplicato. “La soluzione era diventata il problema“. Per questo ha scelto di chiedere aiuto, senza vergogna. Per questo invita tutti e tutte a farlo nel momento del bisogno, per “tornare a volare” proprio come quelle Farfalle di cui canta Sangiovanni.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
È un argomento che fa discutere. In tutti i sensi, sia perché il parlare è alla base di questa pratica sia perché, ancora oggi, rivolgersi ad uno specialista di salute mentale è qualcosa su cui aleggiano i rumors del pregiudizio e del biasimo. Fino a poche settimane fa, però, tutti e tutte a scagliarsi contro i politici 'rei' di non aver inserito il bonus psicologico in manovra di bilancio, salvo poi tirare un sospiro di sollievo quando i fondi - ben pochi in realtà - si sono trovati. Ma il tabù rimane. Inutile nasconderlo. E allora diventa importane abbattere quel muro, disperdere quell'alone di 'meglio non dirlo' che rende l'argomento qualcosa di scomodo da raccontare. Per fortuna ci sono persone che decidono di sfruttare la loro visibilità mediatica per provare a fare chiarezza su questo tema, mettendoci la faccia, in prima persona, svelando segreti che poi potrebbero ritorcersi loro contro ma che servono ad un fine più ampio, quello della sensibilizzazione.
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Il cantante Sangiovanni ospite a Le Iene

Sangiovanni: "Chieder aiuto non è una debolezza, è una forza"

Classico completo nero, camicia bianca, cravatta sottile nera, ma look un po' diverso dal solito, con i capelli cortissimi invece del solito taglio medio lungo con cui eravamo abituati a vederlo. Il cantante e rapper Sangiovanni, mercoledì 13 aprile, è stato ospite della puntata in prima serata de Le Iene. Il 19enne, all'anagrafe, reduce dal quinto posto al Festival di Sanremo con la sua Farfalle, ha ammesso che persino per un giovane talentuoso come lui, vincitore nella sezione cantanti del talent Amici nel 2021, ha avuto momenti di difficoltà per cui ha scelto di andare in terapia. E dal centro del palco ha ribadito l'importanza di non vergognarsi nel farlo, di essere sereni nell'ammettere in primis a se stessi la necessità di chiedere aiuto, per scoprire che dall'altra parte c'è sempre qualcuno disposto a dartelo. La vera debolezza è non riconoscere questo bisogno, mentre fare di tutto per risolvere il problema, per cacciare i propri demoni interiori, quello è un segno di forza.
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Sangiovanni, all'anagrafe Giovanni Pietro Damian, protagonista di un monologo sulla salute mentale durante la puntata de Le Iene
 

Il monologo

"Ho iniziato a fare musica perché nessuno voleva ascoltarmi, parlavo e nessuno capiva. Forse mi spiegavo male io. Ho iniziato a mettere in musica i miei pensieri. È stata la mia prima terapia. Finalmente avevo qualcuno con cui dialogare, una voce che mi chiamava nel cuore della notte, che mi faceva battere il cuore, un orecchio a cui confidare ansie, problemi e paranoie. E improvvisamente svaniva. Ho chiesto aiuto alla musica e lei mi ha teso una mano. Mi ha permesso di volare. Poi è arrivato il successo, è stato tutto enorme, anche le aspettative. Ansie, problemi, paranoie che la musica faceva svanire sono tornati. La soluzione era diventata il problema e mi è crollato tutto addosso. Mi ha fatto cadere. E un'altra volta ho dovuto chiedere aiuto e cercare qualcuno che mi tendesse una mano. Sono andato in terapia, ho pagato qualcuno per ascoltarmi. Non una madre, un padre o una fidanzata, ma qualcuno a cui puoi dire tutto senza il rischio di ferirlo. E non ti giudica. E sta lì per aiutarti a stare bene. Raccontarsi non è facile, può essere doloroso, ma la terapia è come la palestra: devi farla spesso, sentire la fatica, il sudore, i muscoli indolenziti. Sono sceso sul mio fondo e ho accettato la sofferenza che mi ci ha portato. E anche se sono un privilegiato, se sono fortunato, se faccio ciò che mi piace, so che ci saranno comunque momenti in cui soffrirò. Ho solo smesso di vergognarmi, perché ho capito che in ogni forma di dolore c'è sempre una forma di dignità. A volte mi sento forte, molte più volte non mi sento in grado, ma quando succede ho imparato che posso chiedere aiuto e che qualcuno mi tenderà una mano. Chieder aiuto non è una debolezza, è una forza. Fatelo per tornare a volare".
sangiovanni
Sangiovanni, 19 anni, nel 2021 ha vinto la categoria cantanti ad Amici di Maria de Filippi, arrivando secondo nella classifica generale dietro la fidanzata Giulia Stabile
Una confessione a cuore aperto di ciò che, anche alle persone privilegiate, come il rapper Sangiovanni ammette di essere, può capitare di vivere. In passato infatti il 19enne ha dichiarato di avere sofferto per tanti anni di ansia e di essere stato vittima di episodi di bullismo da parte dei compagni di classe e dei professori. La difficoltà di esprimersi, di trovare ascolto dall'altra parte, per un adolescente può diventare un peso terribile da sopportare. La musica può essere la soluzione, come lo è stata per il vicentino, ma non tutti sono così fortunati da trovare il proprio canale espressivo, di sfogo. Figuriamoci in pandemia, e lo sanno bene tutti i giovani di oggi, quando gli unici contatti sono quelli attraverso uno schermo o con i propri familiari. Figuriamoci - anche - quando appena maggiorenne il successo ti travolge come un'onda, sballottandoti da una parte all'altra tra concerti, tour, presentazioni, spettacoli, televisione e così via. Per il cantante, che nonostante il nome d'arte non è affatto un santo (e proprio da questo deriva la scelta, dal fatto che sua madre gli diceva che non aveva "la faccia di un santo"), la musica è sempre stata un rifugio sicuro; poi ci si è messa di mezzo la fama, la popolarità e tutto il corredo di ansie, problemi e paranoie si è ripresentato, moltiplicato. "La soluzione era diventata il problema". Per questo ha scelto di chiedere aiuto, senza vergogna. Per questo invita tutti e tutte a farlo nel momento del bisogno, per "tornare a volare" proprio come quelle Farfalle di cui canta Sangiovanni.
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