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Home » Lifestyle » LuisaViaRoma con Unicef al fianco dei profughi siriani in Giordania, Jennifer Lopez canta a Capri per l’occasione

LuisaViaRoma con Unicef al fianco dei profughi siriani in Giordania, Jennifer Lopez canta a Capri per l’occasione

La maison realizza un progetto di beneficenza per testimoniare il lavoro di Unicef per i bambini e le loro famiglie siriane rifugiate in Giordania. Luisa Panconesi: "È importante l'impegno di tutti per cambiare le cose affinché la storia non continui a ripetersi"

Eva Desiderio
9 Maggio 2022
luisaviaroma

luisaviaroma

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Per non dimenticare, le guerre di oggi e quelle di ieri, i morti, le sofferenze, lo strazio della separazione dai propri cari, la povertà, l’impossibilità per milioni di bambini nel mondo ad avere pane e studio. Un impegno che da sempre vede impegnata l’Unicef, e anche l’Unicef Italia, in tante missioni benefiche ma soprattutto nell’accendere i riflettori sulle coscienze di tutti noi per poter portare aiuto e speranza. E ancora una volta, tappa di un percorso ormai collaudato e carico di bene, ecco che LuisaViaRoma si impegna sul campo per la Giordania per testimoniare attraverso un progetto fotogiornalistico il lavoro di Unicef per i bambini e le loro famiglie siriane rifugiate nel Paese e, forse, un po’ dimenticati per il sovrastare e l’impellenza di altre guerre e altre deportazioni forzate di popoli. Perché le nuove guerre, come quella in Ucraina, non cancellano i bisogni di chi è dovuto fuggire da conflitti più antichi, e non trova ritorno. La Giordania ospita, da circa dieci anni, centinaia di migliaia di profughi che, grazie ai programmi dell’Unicef e di altre ong internazionali, ricevono ogni giorno istruzione, protezione, salute e vaccinazioni nella speranza di un futuro migliore. Zaatari e Azraq sono due tra i principali campi profughi nel nord della Giordania dove vivono migliaia di persone piene di forza e dignità, la metà delle quali sono bambini.

LuisaViaRoma ha realizzato con Unicef un progetto di beneficenza per i profughi siriani in Giordania (Foto Alessandro Grassani)

Le serate benefiche di LuisaViaRoma (e il concerto di Jennifer Lopez)

LuisaViaRoma, partner da ormai 5 anni dell’Unicef attraverso il VI gala di beneficenza che organizza due volte all’anno tra St Barth e Capri (il prossimo evento sarà il 30 luglio alla Certosa di San Giacomo), ha deciso di documentare quel che succede dietro le quinte e come vengono utilizzati i fondi raccolti durante le serate benefiche, per mostrare il supporto concreto portato sul campo, attraverso un documentario firmato da Francesco Petitti, un reportage fotogiornalistico dell’inviato del New York Times Alessandro Grassani, e una storia raccontata dall’inviato Raffaele Panizza. Per la serata benefica di gala a Capri del prossimo fine luglio ci sarà anche un concerto speciale di Jennifer Lopez.

Jennifer Lopez, 52 anni, terrà un concerto speciale di beneficenza a Capri alla fine di luglio (Foto Ansa)

“Quando guardo i miei bambini negli occhi non posso pensare ad un futuro migliore per loro senza sperare in un mondo dove tutti i bambini possano essere felici”, dice Luisa Panconesi, presidente del comitato evento Capri e St Barth. “Per questo è stato un onore aver avuto la possibilità di visitare i campi profughi in Giordania, entrare in contatto con questa realtà, vedere i bisogni concreti delle persone e capire la fondamentale importanza della presenza dell’Unicef e delle altre ong internazionali nel garantire un vita migliore ed un futuro a questi bambini. Perché è importante l’impegno di tutti per cambiare le cose affinché la storia non continui a ripetersi”. Con Luisa Panconesi nei campi profughi sono andati anche sua sorella Annagreta Panconesi e suo fratello Nicholaus Panconesi.

“I bambini della Siria da oltre 11 anni vivono le conseguenze di un conflitto terribile che ha tolto loro tutto. Molti sono sfollati interni, circa 5,8 milioni si trovano nei Paesi vicini come rifugati – ha dichiarato Paolo Rozera, Direttore generale dell’Unicef Italia -. Questa missione sul campo in Giordania fra i bambini siriani rifugiati assume un duplice significato: non solo quello di mostrare il lavoro dell’Unicef, ma anche di tenere alta l’attenzione su un conflitto che sembra ormai essere dimenticato. I bambini della Siria, come quelli dell’Ucraina, stanno pagando il prezzo più alto di un conflitto che non hanno voluto. Meritano tutto il nostro impegno e sostegno. Ringrazio ancora una volta LuisaViaRoma per essere con l’Unicef al fianco dei più bambini più vulnerabili”.

In Giordania, su 10 milioni di abitanti, ci sono 2 milioni di profughi siriani (Foto Alessandro Grassani)

Giordania, su 10 milioni di abitanti ci sono 2 milioni di profughi siriani

Dieci milioni di abitanti in Giordania. Quasi due milioni di profughi siriani. Per i quali la situazione è ancor più gravosa, perché le leggi della Giordania impediscono loro di accedere alla maggior parte dei mestieri. L’Unicef garantisce supporto attraverso medicine, vaccinazioni, acqua potabile, gioco, alimentazione adeguata e istruzione. I tassi di frequenza scolastica nei campi profughi hanno raggiunto un tasso pari al 73%. Durante la missione LuisaViaRoma ha visitato i Makani, centri di aggregazione educativa, ricreativa e culturale che l’Unicef ha approntato in ogni angolo della Giordania. I bambini e i ragazzi lo frequentano il pomeriggio. Le bambine e le ragazze la mattina: “Avendoli qui, non solo possiamo contribuire alla loro istruzione, ma soprattutto siamo in grado di monitorare tutti i casi problematici – spiega la case manager del Makani, Walaia Fatah -. Interveniamo sul lavoro minorile, sui matrimoni precoci, sui casi di bullismo o violenza domestica. In media, siamo costretti a segnalare almeno tre casi al giorno”. Due lunghissimi giorni sono stati dedicati al campo profughi principale, Zaatari, il più grande campo profughi siriano del mondo, a venti chilometri dal confine, una incredibile città piena di speranza e piena di abbandono, dove sono state realizzate 38 scuole, 52 centri ricreativi, 11 Makani dove giocano e studiano 11mila bimbi.

Durante la missione in Giordania, LuisaViaRoma ha visitato i Makani, centri di aggregazione educativa, ricreativa e culturale (Foto Alessandro Grassani)

Grazie all’intervento dell’Unicef c’è l’acqua potabile che arriva a tutti i 26mila prefabbricati grazie ai pozzi scavati 350 metri sottoterra dal progetto WASH, in un paese dove il rischio idrico è ai primo posti al mondo. Nelle scuole i docenti proiettano i fonemi dell’alfabeto arabo sulle lavagne luminose, utilizzando i tablet forniti grazie alle donazioni delle ong. Si impara a usare il computer. A non rispondere a violenza con la violenza. A come difendersi dal bullismo e come dire no al lavoro minorile. Le bambine seguono lezioni di taekwondo e si sfidano a calcio sui campetti di erba sintetica, potenziando la loro identità e il loro senso di orgoglio femminile.

Nel campo, rivelano i dati ufficiali, nascono diciannove bambini ogni giorno, con un tasso di mortalità vicino allo zero. Un luogo positivo, dove tutto cresce e va avanti, rimanendo però chiuso in una bolla di sogni e speranze.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia

Per non dimenticare, le guerre di oggi e quelle di ieri, i morti, le sofferenze, lo strazio della separazione dai propri cari, la povertà, l’impossibilità per milioni di bambini nel mondo ad avere pane e studio. Un impegno che da sempre vede impegnata l’Unicef, e anche l’Unicef Italia, in tante missioni benefiche ma soprattutto nell’accendere i riflettori sulle coscienze di tutti noi per poter portare aiuto e speranza. E ancora una volta, tappa di un percorso ormai collaudato e carico di bene, ecco che LuisaViaRoma si impegna sul campo per la Giordania per testimoniare attraverso un progetto fotogiornalistico il lavoro di Unicef per i bambini e le loro famiglie siriane rifugiate nel Paese e, forse, un po’ dimenticati per il sovrastare e l’impellenza di altre guerre e altre deportazioni forzate di popoli. Perché le nuove guerre, come quella in Ucraina, non cancellano i bisogni di chi è dovuto fuggire da conflitti più antichi, e non trova ritorno. La Giordania ospita, da circa dieci anni, centinaia di migliaia di profughi che, grazie ai programmi dell’Unicef e di altre ong internazionali, ricevono ogni giorno istruzione, protezione, salute e vaccinazioni nella speranza di un futuro migliore. Zaatari e Azraq sono due tra i principali campi profughi nel nord della Giordania dove vivono migliaia di persone piene di forza e dignità, la metà delle quali sono bambini.

LuisaViaRoma ha realizzato con Unicef un progetto di beneficenza per i profughi siriani in Giordania (Foto Alessandro Grassani)

Le serate benefiche di LuisaViaRoma (e il concerto di Jennifer Lopez)

LuisaViaRoma, partner da ormai 5 anni dell’Unicef attraverso il VI gala di beneficenza che organizza due volte all’anno tra St Barth e Capri (il prossimo evento sarà il 30 luglio alla Certosa di San Giacomo), ha deciso di documentare quel che succede dietro le quinte e come vengono utilizzati i fondi raccolti durante le serate benefiche, per mostrare il supporto concreto portato sul campo, attraverso un documentario firmato da Francesco Petitti, un reportage fotogiornalistico dell’inviato del New York Times Alessandro Grassani, e una storia raccontata dall’inviato Raffaele Panizza. Per la serata benefica di gala a Capri del prossimo fine luglio ci sarà anche un concerto speciale di Jennifer Lopez.

Jennifer Lopez, 52 anni, terrà un concerto speciale di beneficenza a Capri alla fine di luglio (Foto Ansa)

“Quando guardo i miei bambini negli occhi non posso pensare ad un futuro migliore per loro senza sperare in un mondo dove tutti i bambini possano essere felici”, dice Luisa Panconesi, presidente del comitato evento Capri e St Barth. “Per questo è stato un onore aver avuto la possibilità di visitare i campi profughi in Giordania, entrare in contatto con questa realtà, vedere i bisogni concreti delle persone e capire la fondamentale importanza della presenza dell’Unicef e delle altre ong internazionali nel garantire un vita migliore ed un futuro a questi bambini. Perché è importante l’impegno di tutti per cambiare le cose affinché la storia non continui a ripetersi”. Con Luisa Panconesi nei campi profughi sono andati anche sua sorella Annagreta Panconesi e suo fratello Nicholaus Panconesi.

“I bambini della Siria da oltre 11 anni vivono le conseguenze di un conflitto terribile che ha tolto loro tutto. Molti sono sfollati interni, circa 5,8 milioni si trovano nei Paesi vicini come rifugati – ha dichiarato Paolo Rozera, Direttore generale dell’Unicef Italia -. Questa missione sul campo in Giordania fra i bambini siriani rifugiati assume un duplice significato: non solo quello di mostrare il lavoro dell’Unicef, ma anche di tenere alta l’attenzione su un conflitto che sembra ormai essere dimenticato. I bambini della Siria, come quelli dell’Ucraina, stanno pagando il prezzo più alto di un conflitto che non hanno voluto. Meritano tutto il nostro impegno e sostegno. Ringrazio ancora una volta LuisaViaRoma per essere con l’Unicef al fianco dei più bambini più vulnerabili”.

In Giordania, su 10 milioni di abitanti, ci sono 2 milioni di profughi siriani (Foto Alessandro Grassani)

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Durante la missione in Giordania, LuisaViaRoma ha visitato i Makani, centri di aggregazione educativa, ricreativa e culturale (Foto Alessandro Grassani)

Grazie all’intervento dell’Unicef c’è l’acqua potabile che arriva a tutti i 26mila prefabbricati grazie ai pozzi scavati 350 metri sottoterra dal progetto WASH, in un paese dove il rischio idrico è ai primo posti al mondo. Nelle scuole i docenti proiettano i fonemi dell’alfabeto arabo sulle lavagne luminose, utilizzando i tablet forniti grazie alle donazioni delle ong. Si impara a usare il computer. A non rispondere a violenza con la violenza. A come difendersi dal bullismo e come dire no al lavoro minorile. Le bambine seguono lezioni di taekwondo e si sfidano a calcio sui campetti di erba sintetica, potenziando la loro identità e il loro senso di orgoglio femminile.

Nel campo, rivelano i dati ufficiali, nascono diciannove bambini ogni giorno, con un tasso di mortalità vicino allo zero. Un luogo positivo, dove tutto cresce e va avanti, rimanendo però chiuso in una bolla di sogni e speranze.

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