Per non dimenticare, le guerre di oggi e quelle di ieri, i morti, le sofferenze, lo strazio della separazione dai propri cari, la povertà, l’impossibilità per milioni di bambini nel mondo ad avere pane e studio. Un impegno che da sempre vede impegnata l’Unicef, e anche l’Unicef Italia, in tante missioni benefiche ma soprattutto nell’accendere i riflettori sulle coscienze di tutti noi per poter portare aiuto e speranza. E ancora una volta, tappa di un percorso ormai collaudato e carico di bene, ecco che LuisaViaRoma si impegna sul campo per la Giordania per testimoniare attraverso un progetto fotogiornalistico il lavoro di Unicef per i bambini e le loro famiglie siriane rifugiate nel Paese e, forse, un po’ dimenticati per il sovrastare e l’impellenza di altre guerre e altre deportazioni forzate di popoli. Perché le nuove guerre, come quella in Ucraina, non cancellano i bisogni di chi è dovuto fuggire da conflitti più antichi, e non trova ritorno. La Giordania ospita, da circa dieci anni, centinaia di migliaia di profughi che, grazie ai programmi dell’Unicef e di altre ong internazionali, ricevono ogni giorno istruzione, protezione, salute e vaccinazioni nella speranza di un futuro migliore. Zaatari e Azraq sono due tra i principali campi profughi nel nord della Giordania dove vivono migliaia di persone piene di forza e dignità, la metà delle quali sono bambini.
Le serate benefiche di LuisaViaRoma (e il concerto di Jennifer Lopez)
LuisaViaRoma, partner da ormai 5 anni dell’Unicef attraverso il VI gala di beneficenza che organizza due volte all’anno tra St Barth e Capri (il prossimo evento sarà il 30 luglio alla Certosa di San Giacomo), ha deciso di documentare quel che succede dietro le quinte e come vengono utilizzati i fondi raccolti durante le serate benefiche, per mostrare il supporto concreto portato sul campo, attraverso un documentario firmato da Francesco Petitti, un reportage fotogiornalistico dell’inviato del New York Times Alessandro Grassani, e una storia raccontata dall’inviato Raffaele Panizza. Per la serata benefica di gala a Capri del prossimo fine luglio ci sarà anche un concerto speciale di Jennifer Lopez.
“Quando guardo i miei bambini negli occhi non posso pensare ad un futuro migliore per loro senza sperare in un mondo dove tutti i bambini possano essere felici”, dice Luisa Panconesi, presidente del comitato evento Capri e St Barth. “Per questo è stato un onore aver avuto la possibilità di visitare i campi profughi in Giordania, entrare in contatto con questa realtà, vedere i bisogni concreti delle persone e capire la fondamentale importanza della presenza dell’Unicef e delle altre ong internazionali nel garantire un vita migliore ed un futuro a questi bambini. Perché è importante l’impegno di tutti per cambiare le cose affinché la storia non continui a ripetersi”. Con Luisa Panconesi nei campi profughi sono andati anche sua sorella Annagreta Panconesi e suo fratello Nicholaus Panconesi.
“I bambini della Siria da oltre 11 anni vivono le conseguenze di un conflitto terribile che ha tolto loro tutto. Molti sono sfollati interni, circa 5,8 milioni si trovano nei Paesi vicini come rifugati – ha dichiarato Paolo Rozera, Direttore generale dell’Unicef Italia -. Questa missione sul campo in Giordania fra i bambini siriani rifugiati assume un duplice significato: non solo quello di mostrare il lavoro dell’Unicef, ma anche di tenere alta l’attenzione su un conflitto che sembra ormai essere dimenticato. I bambini della Siria, come quelli dell’Ucraina, stanno pagando il prezzo più alto di un conflitto che non hanno voluto. Meritano tutto il nostro impegno e sostegno. Ringrazio ancora una volta LuisaViaRoma per essere con l’Unicef al fianco dei più bambini più vulnerabili”.
Giordania, su 10 milioni di abitanti ci sono 2 milioni di profughi siriani
Dieci milioni di abitanti in Giordania. Quasi due milioni di profughi siriani. Per i quali la situazione è ancor più gravosa, perché le leggi della Giordania impediscono loro di accedere alla maggior parte dei mestieri. L’Unicef garantisce supporto attraverso medicine, vaccinazioni, acqua potabile, gioco, alimentazione adeguata e istruzione. I tassi di frequenza scolastica nei campi profughi hanno raggiunto un tasso pari al 73%. Durante la missione LuisaViaRoma ha visitato i Makani, centri di aggregazione educativa, ricreativa e culturale che l’Unicef ha approntato in ogni angolo della Giordania. I bambini e i ragazzi lo frequentano il pomeriggio. Le bambine e le ragazze la mattina: "Avendoli qui, non solo possiamo contribuire alla loro istruzione, ma soprattutto siamo in grado di monitorare tutti i casi problematici - spiega la case manager del Makani, Walaia Fatah -. Interveniamo sul lavoro minorile, sui matrimoni precoci, sui casi di bullismo o violenza domestica. In media, siamo costretti a segnalare almeno tre casi al giorno". Due lunghissimi giorni sono stati dedicati al campo profughi principale, Zaatari, il più grande campo profughi siriano del mondo, a venti chilometri dal confine, una incredibile città piena di speranza e piena di abbandono, dove sono state realizzate 38 scuole, 52 centri ricreativi, 11 Makani dove giocano e studiano 11mila bimbi.
Grazie all’intervento dell’Unicef c’è l’acqua potabile che arriva a tutti i 26mila prefabbricati grazie ai pozzi scavati 350 metri sottoterra dal progetto WASH, in un paese dove il rischio idrico è ai primo posti al mondo. Nelle scuole i docenti proiettano i fonemi dell’alfabeto arabo sulle lavagne luminose, utilizzando i tablet forniti grazie alle donazioni delle ong. Si impara a usare il computer. A non rispondere a violenza con la violenza. A come difendersi dal bullismo e come dire no al lavoro minorile. Le bambine seguono lezioni di taekwondo e si sfidano a calcio sui campetti di erba sintetica, potenziando la loro identità e il loro senso di orgoglio femminile.
Nel campo, rivelano i dati ufficiali, nascono diciannove bambini ogni giorno, con un tasso di mortalità vicino allo zero. Un luogo positivo, dove tutto cresce e va avanti, rimanendo però chiuso in una bolla di sogni e speranze.