Quattro rettori universitari della Florida hanno candidato María Corina Machado, la leader dell'opposizione venezuelana e principale rivale del rieletto presidente Nicolas Maduro, al Premio Nobel per la Pace del 2025, per il suo coraggioso impegno politico nel suo Paese. “Scendiamo nelle strade del Venezuela e del mondo affinché il regime capisca che non si torna indietro, che il Paese sarà libero” ha detto la politica 56enne in un'intervista ai microfoni della tv di Miami in lingua spagnola, Telemundo, parlando della “Grande protesta per la Verità”, la manifestazione mondiale convocata per oggi, che toccherà 380 città in cinque continenti, inclusa Roma, oltre a varie altre piazze italiane.
Secondo Machado, col voto del 28 luglio, la società venezuelana ha dato “una lezione civica epica, e la volontà popolare deve essere rispettata. Chiediamo che i cittadini del mondo condividano la nostra causa per la libertà”. Non si tratta “di un tema di sinistra o destra - ha affermato - ma di libertà e democrazia contro il totalitarismo, la crudeltà e i crimini di lesa umanità”.
L'annuncio invece della sua candidatura al Nobel per la Pace del prossimo anno è stato dato nel pomeriggio di venerdì 16 agosto, in una conferenza stampa che si è tenuta in uno dei luoghi più simbolici di Miami, ovvero il museo della Diaspora Cubana. “Non conosco nessuna figura di rilevanza globale che abbia le qualità di María Corina Machado, un esempio per il mondo intero di come guidare un movimento pacifista che chiede un cambiamento”, ha dichiarato Marcell Felipe, il presidente del museo, durante il lancio della campagna internazionale in favore della candidatura al prestigioso riconoscimento del prossimo anno alla leader politica e attivista venezuelana. I quattro rettori universitari che hanno candidato Machado sono Madeline Pumariega, Kenneth A. Jessel, David Armstrong e Mike Allen, rispettivamente a capo del Miami Dade College, della Florida International University (Fiu), dell'università Saint Thomas e della Barry University.
Il 28 luglio scorso si sono tenute le elezioni in Venezuela, che hanno portato alla rielezione – non senza parecchie contestazioni di brogli – del presidente Maduro, erede politico di Hugo Chávez e alla guida ininterrotta del governo da 11 anni come rappresentante del Partito Socialista Unito del Venezuela.
La leader del Partito democratico unito, María Corina Machado, 56 anni, alle primarie organizzate dall’opposizione aveva ottenuto oltre il 90 per cento delle preferenze ma era stata poi messa fuori gioco da una sentenza – contestata e basata su accuse pretestuose – che l'ha giudicata incandidabile (le è stato vietato di ricoprire incarichi pubblici per 15 anni9ì). Nonostante ciò, anche dopo il voto, sta portando avanti un’importante battaglia per la giustizia nella nazione, tanto che sabato 17 agosto parteciperà anche lei a una protesta globale dei venezuelani per alzare la voce per la verità.
Machado è un’ingegnera di 56 anni del partito Vente Venezuela, da lei stessa fondato nel 2012. Maggiore di quattro sorelle, figlia di Henrique Machado Zuloaga, importante uomo d'affari dell'acciaio, e Corina Parisca, una psicologa, è una politica e attivista venezuelana per i diritti umani, cofondatrice dell'associazione civile Súmate e membro, insieme ad Antonio Ledezma e Diego Arria, della piattaforma cittadina “Io sono il Venezuela”. Nel 2018 è stata inserita nelle 100 Women della BBC, le più influenti al mondo.
Candidata alla presidenza del Venezuela alle elezioni primarie della Piattaforma Unitaria del 2023, il 30 giugno è stata inabilitata politicamente per quindici anni dal Controllore Generale della Repubblica. Soprannominata la dama de acero (signora d’acciaio) si definisce liberale centrista profondamente anticomunista. Nel corso della sua carriera politica, oltre ad aver proposto di privatizzare una parte del settore petrolifero del Paese per risolvere la grave crisi economica, Machado ha sempre invitato i cittadini alla lotta “non violenta”, promuovendo “la disobbedienza civica come soluzione alla dimissione del governo di Nicolás Maduro”, che nel marzo 2014 lei ha definito una “dittatura militarista” nella sessione ordinaria dell'OSA, dove ha esposto casi di violazione dei diritti umani.
Dagli oppositori è considerata una radicale, proveniente dall’ala più estremista della destra politica e dell’opposizione venezuelana, perché crede che solo un intervento militare potrebbe rimuovere Maduro. Lei si è invece descritta come una liberale centrista e ha affermato che le categorie di sinistra e destra sono state inventate dai marxisti e che lei è l’unica politica non socialista nello spettro politico venezuelano. A livello nazionale, Machado ha chiesto il divieto di rielezione alle cariche politiche in Venezuela, è a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso, sostiene la legalizzazione della cannabis medica e ha chiesto un dibattito nazionale sulla legalità dell’aborto. Ha difeso l'affermazione che “essere ricchi è bene” e ha criticato Hugo Chávez come presidente dei poveri, affermando che “Chávez era il presidente dei poveri, sì, molto povero che li amava, perché non esiste modo più efficace per controllare una società che sottoporla alla dipendenza. Morire con la mano tesa”.