Michela Murgia "splende" a Firenze: il ricordo di Cathy La Torre e Lorenzo Terenzi

L'avvocata e il marito della scrittrice scomparsa un mese fa ripercorrono le importanti battaglie contro l'odio e quelle da portare avanti

di MARIANNA GRAZI
8 settembre 2023
Cathy La Torre, Lorenzo Terenzi e Maria Federica Giuliani

Cathy La Torre, Lorenzo Terenzi e Maria Federica Giuliani

Michela Murgia è a Firenze: nei ricordi e nell'emozione di coloro che l'hanno conosciuta e di chi, pur senza averla mai incontrata, si sentiva parte di quella grande community che la scrittrice, scomparsa il 10 agosto, era riuscita a creare intorno a sé. "Qualcuno voleva proprio essere in questa bella sala stasera", dichiara l'assessora alla memoria e alla legalità Maria Federica Giuliani, che ha organizzato l'incontro "Battaglie e parole per sconfiggere l’odio - in memoria di Michela Murgia", invitando a partecipare il marito, attore fiorentino, Lorenzo Terenzi e l'amica avvocata Cathy La Torre.

Il ricordo a un mese dalla scomparsa

Doveva tenersi in un altro spazio, a Palazzo Vecchio, ma alla fine, nonostante i lavori di ristrutturazione in corso, ad ospitare questo primo evento dalla morte dell'autrice sarda è stato il magnifico Salone dei Cinquecento.
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L'assessora alla memoria e alla legalità del comune di Firenze ha organizzato l'incontro "Battaglie e parole contro l'odio" con l'attore fiorentino Lorenzo Terenzi e l'avvocata attivista Cathy La Torre per ricordare l'impegno di Michela Murgia, scomparsa il 10 agosto

"Sono rimasta malissimo per questo lutto – spiega l'assessora Giuliani -. E questo turbamento mi ha stupito: se io che non la conoscevo se non per i suoi libri, per le sue parole, sono rimasta così figuriamoci Lollo e Cathy (dice rivolta ai due ospiti). Così li ho voluti invitare a ricordarla a un mese dalla scomparsa". Nella città della pace, di sindaci illuminati come La Pira, nella sala che esalta il Rinascimento, "è stata una mano dall'alto che ci ha chiesto di essere qua, per portare avanti il suo messaggio di affermazione dei diritti, di riconoscimento delle persone, di rispetto dell'altro". Un lungo e commosso applauso, sguardi che percorrono il soffitto affrescato e vanno oltre, rivolti al cielo, dove sembra di vederla, Michela Murgia, con un sorriso ironico e scanzonato, che guarda tutta quella folla di gente lì per lei.

"Michela è qui. È in ogni parola. È un bene collettivo"

Nonostante sia la prima volta che ricorda l'amica in pubblico, Cathy La Torre precisa: "Ho deciso che non userò mai il passato per parlarne. Michela è in ogni cosa, è sempre qui. Se potessi dire cos'è direi un bene collettivo, un bene comune, è di tutte, tutti, tuttu". Noi abbiamo goduto di lei nei momenti di intimità, come amiche e amici – prosegue –, come parte di una famiglia, ma la separazione che c'era tra Michela e la sua community è veramente sottile. Lei è tutte le parole dette e scritte nei suoi saggi, articoli, libri".
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Murgia aveva rivelato a maggio di avere un carcinoma renale al quarto stadio, ma ha continuato a portare avanti gli impegni fino all'ultimo

La Torre fa poi un esempio di una delle sue storiche campagne per affermare un linguaggio inclusivo e rispettoso: "Ci ha insegnato che davanti al femminile non va il 'La', così come per un uomo non parliamo mai di lui riferendoci solo al nome. Che 'La Murgia è l'altopiano della Puglia, io sono Michela Murgia'". "In lei non c'è differenza tra persona e personaggio, tutto quello scritto è quello che ha professato nei suoi pensieri. L'ultimo messaggio che ci siamo scambiate è stato il 9 agosto: mi ha mandato l'ultimo scritto sulla famiglia queer e una riflessione sul libro postumo. Fino a poche ore prima di morire ha scritto, sentiva l'urgenza di dire, di fare da pungolo". È un lutto collettivo, quello che accomuna tutti i presenti nel Salone e migliaia di persone che, in queste settimane, non hanno smesso di coltivare la memoria della scrittrice. "Lo capisco – continua l'avvocata –, è un vuoto nella vita di tutte tutti noi. Ci mancano le parole, le riflessioni, il punto di vista. Ci chiediamo come continuare a portare avanti quanto fatto da lei, è un'eredità da praticare quotidianamente nelle nostre vite. E allora quando vediamo una cosa che ci indigna scriviamolo. Tutti abbiamo la possibilità di fare sentire la nostra voce, di spezzare e decostruire stereotipi".

Le battaglie di Michela Murgia

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Michela Murgia sul palco del Salone del Libro di Torino. Nella sua vita ha parlato di tutto, affrontando i temi più disparato, ma ami a sproposito

"Michela continua a fare una quantità incredibile di battaglie – aggiunge l'amica –. Ha parlato di tutto, dalla Sardegna alla religione ai corpi, di queer, di donne, di lotte al patriarcato, di odio in rete. Vorrei che quelle parole abitassero le nostre vite e potessero abitare le vite di chi, più giovane, non ha avuto la fortuna di conoscerla e conoscere il suo lavoro". "La cosa che ci ha insegnato è non pensare solo a se stessi", afferma Lorenzo Terenzi, marito della scrittrice (il matrimonio in articulo mortis è stato celebrato a luglio) e attore fiorentino di teatro. "Io, che non ero degno di allacciarle nemmeno il sandalo – ironizza – sono maschio, bianco, italiano, etero, cis. Sono il privilegio. Eppure lei mi ha fatto capire quanto fosse importante entrare in empatia con l'altro, capire le battaglie di ognuno. Perché il mondo non esiste solo con la tua visione." I due affetti ci tengono a sottolineare lo spessore intellettuale di Michela Murgia: "In un Paese in cui c'è poca cultura delle pratiche di alleanza, del transfemminismo, della questione intersezionale, ha preso parola su tante cose ma mai a sproposito". Un intellettuale del suo calibro che ha preso parola accanto a quelle comunità minoritarie, discriminate è oggi quantomai fondamentale. "Un esempio è la Gpa (gestazione per altri, ndr): in un Paese con una natalità ai minimi termini, con poche tutele per i giovani e per le famiglie, è ipotizzabile che tra 25 anni sarà una tecnica diffusa, praticata da chiunque e io voglio che oggi se ne parli, si discuta di quali diritti abbiano le parti", dichiara La Torre.
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La scrittrice insieme al marito Lorenzo Terenzi (Instagram)

"Ci siamo a lungo interrogate su cosa sia autodeterminazione anche rispetto a questo: se posso essere intellettuale, precaria, bracciante sfruttata, perché non posso pensare di farlo anche prestando un servizio a una coppia che me lo chiede e ricevendo un compenso ma pur sempre sentendomi libera? O dobbiamo pensare che è sfruttamento? Il corpo è mio e della mia autodeterminazione parlo io! Questo me lo ha insegnato Michela. E quando le ho detto che volevo ridurre il seno e mi sono interrogata sulle reazioni alla mia scelta lei ha replicato: 'che te ne fo*te, sei scimunita?'. La settimana dopo mi sono operata, le tette sono mie, ci faccio quello che mi pare".

Il ricordo del marito

Terenzi ricorda quindi la sua simpatia assoluta: "Era fenomenale, la frase che ci dicevamo più spesso era: 'no smettila che mi piscio addosso'. L'autoironia è la forma più alta di intelligenza, ti permette di mettere in dubbio te stesso. Lei lo faceva, lo metteva in pratica. E non aveva paura del cambiamento – aggiunge –. A 50 anni prende una tranvata per una band coreana e non si fa problemi ad affermarlo e a farci politica. Questa cosa dei Bts era incredibile, li amava come una bambina, ci si era buttata senza pensarci". "Era libera e ci ha insegnato a esserlo. Scoprire la cultura coreana, imparare la lingua a 50 anni come ha fatto lei ci insegna che non è mai troppo tardi per buttarsi in qualcosa, per scoprire qualcosa di nuovo, per appassionarsi".
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Un frame del video che immortala l'unione civile di Michela Murgia con Lorenzo

L'ha conosciuta "completamente a caso", ad uno spettacolo in Sardegna. "In quel lavoro, in quel progetto, si è data completamente. Siamo diventati amici. La produzione non voleva pagarci e lei che faceva lo spettacolo solo per piacere ha detto: 'Se non li pagate tutti non vado in scena'". Entrambi, allora, avevano una situazione amorosa disastrata, "passavamo le serate insieme, chiaccherando di tutto, ascoltando musica. Era un modo per rilassarci". Michela, racconta, "Era un drago di energia, era una forza della natura. Ci perculavamo molto. Soprattutto quando mi ha chiesto di sposarla: noi siamo solo amici, giuro. Lei mi disse, qualche anno fa, 'sai ho questi problemi, tra qualche anno ci sposiamo?' Io, che ero pazzo di lei, risposi sì! Siccome siamo due cretini, eravamo insieme quando scriveva Tre ciotole, lei scriveva continuamente, le piaceva molto condividere. Finito me lo manda e l'oggetto della mial era: guarda cisa scrive tua moglie". E ancora, parla del "contagio che fa nascere il futuro, che non ci aspettiamo, che crea la novità: lei ci ha contagiato tutti e per questo dobbiamo essere grati, rimanendo attive, attivi, facendo riverberare quelle cose che abbiamo visto in lei e hanno risuonato in noi", dice commosso.
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"Michela Murgia è di tutte, tutti e tuttu. È sempre qui, nelle sue parole dette, scritte e pensate" dicono l'avvocata e il marito nel ricordarla

Vita e morte

Che la vita sia un dono dovremmo ricordarlo più spesso. "Lei non ha mi fatto passare quest'idea della fine, ma del momento attuale – precisa l'attore fiorentino –. Come ci dice il più grande filosofo del presente, Kung Fu Panda (ride), il presente è un dono". Gli fa eco l'amica: "Noi abbiamo il privilegio di non avere solo le sue parole, i suoi scritti, ma i ricordi vissuti. L'intervista rilasciata da Michela ad Aldo Cazzullo ci insegna che la morte, il pensiero della morte, ci accompagna. Non crediate che non ci fosse paura, dolore, in lei". Cathy La Torre racconta quindi uno degli ultimi momenti vissuti insieme: "Alla settima seduta di radioterapia non le era caduto neanche un capello (sosteneva 'perché sono sarda'). Andiamo a Milano per registrare contenuti per Tre ciotole, iniziano a caderle a ciocche, lei piange e mi chiede di accompagnarla da un parrucchiere per farsi rasare la testa. Era lunedì, non ce n'erano aperti; allora mi ricordo di una donna che me li aveva tagliati una volta, la chiamo e le chiedo di venire a tagliare i capelli a Michela Murgia. Accetta. Lo abbiamo fatto collettivamente, tutti quelli che eravamo lì".
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Michela Murgia si fa tagliare i capelli e condivide il momento su Instagram

Nell'avvicinamento alla morte, che la scrittrice ha vissuto in prossimità agli affetti, la sua grande rivoluzione è stata parlare di qualcosa di cui lo stato non si fa carico: "il diritto a morire quando si vuole, senza dolore, senza accanimento terapeutico. In questi quasi 2 anni Michela ha fatto più politica che l'intera classe politica del Paese. Se una donna può contenere tutta questa politica anche noi possiamo contenerla. Almeno un decimo di quella che conteneva lei. Lei ci ha insegnato che ognuno di noi può farlo", conclude. In chiusura dell'incontro, emozionato ma anche con un amore infinito verso l'autrice, Lorenzo Terenzi ha letto un brano dell'ultimo libro di Michela Murgia, Tre Ciotole, intitolato "Il senso della nausea".