Dopo il murales europeista di Giorgia Meloni come Marilyn Monroe che svelava l’underwear con la bandiera della UE, a Milano spunta il murale rainbow “Rainbow Schlein, Love, Rights and $urrogacy” dell'artista aleXsandro Palombo che ritrae Elly Schlein, nuova icona gay. La segretaria progressista, che due settimane fa aveva cantato e ballato su un carro del Pride di Roma, arriva al Gay Pride milanese, a cui è stato negato il patrocinio di Regione Lombardia, poiché a loro avviso non ci sono le condizioni per supportare una manifestazione che si è dimostrata divisiva, provocatoria.
Quest’anno si festeggiano 30 anni dal primo storico Pride italiano che si tenne a Roma nel 1994 e il movimento di liberazione omosessuale si prepara a scendere in strada anche per l'evento milanese dove rivendicherà le battaglie più importanti per i diritti Lgbtqia+, dall'identità di genere ad una legge antidiscriminazione, il diritto al matrimonio egualitario e la maternità surrogata. Proprio quest’ultima tematica è la protagonista del nuovo murale di Palombo: in via Lecco, cuore pulsante del gay district della Milano Lgbtqia+, è apparsa l'opera che ritrae la segretaria dem con un costume rainbow sul dorso della cicogna, simbolo universale della famiglia e della maternità. Il grande volatile porta un neonato nel fagotto verde con l'icona del dollaro e lascia dietro di sè una scia di banconote.
Ovviamente il riferimento è alla gestazione per altri. Pratica tanto diffusa in alcuni paesi, come gli Stati Uniti, quando odiata e temuta in altri, come l’Italia senza andare troppo lontano da casa.
Le famiglie omogenitoriali sono una realtà molto diffusa nella società occidentale, anche se in Italia non c'è ancora una legge che regolamenta e tutela la genitorialità delle coppie omosessuali. Diventare genitori, per due uomini, ad oggi implica necessariamente il ricorso alla maternità surrogata. Una pratica dai costi elevatissimi, solo per persone ricche, e dalle sfumature controverse. Su cui forse meriterebbe aprire un dibattito più ampio e articolato del semplice bipolarismo: si, no. Troppo semplicistico.