Di solito lo vediamo in campo, con la maglia rossonera a cercare di fare gol nella rete avversaria. Ma la rete più importante, Álvaro Morata, attaccante del Milan e della nazionale spagnola, prova a segnarla ogni giorno per la sua salute mentale. È stato lui stesso a raccontarlo, ai microfoni della trasmissione radiofonica Herrera en Cope in occasione della Giornata mondiale del 10 ottobre.
Un’intervista senza filtri, in cui il calciatore 31enne ha parlato dei suoi momenti difficili, tra depressione, attacchi di panico e le conseguenze della fine della storia con Alice Campello, da cui ha avuto quattro figli. Se nel rettangolo di gioco ha dovuto fare i conti con le tantissime critiche dei tifosi dell'Atletico Madrid e della Roja, tanto da essere praticamente fuggito dalla Spagna per approdare quest’estate a Milano, anche la sua vita privata è stata stravolta quando il suo matrimonio è andato in frantumi, nonostante sostenga di amare ancora la moglie. Un mix devastante, in cui non sono mancati momenti di difficoltà vissuti mentre era in compagnia dei suoi bambini o al supermercato, fino alla recente polemica con il sindaco di Corbetta.
La depressione
L’attaccante del Milan è tornato in questi giorni a Madrid per giocare in nazionale, e ha deciso per l’occasione di rilasciare una sola intervista, dove però ha riversato un fiume di emozioni e di rivelazioni tenute a lungo chiuse dentro il suo cuore. “Quando hai momenti davvero difficili, come la depressione o gli attacchi di panico, non importa che lavoro fai o in quale situazione ti trovi nella vita, hai una persona dentro contro cui devi lottare ogni giorno e ogni notte”, ha raccontato Morata, spiegando che i problemi personali abbiano influenzato molto anche la sua carriera nell’ultimo periodo.
Dopo la vittoria all’Europeo 2024, in effetti, si era aperto riguardo ai disturbi mentali: “Non so cosa mi sia preso. Non so cosa non andasse in me. È molto complicato e molto delicato, perché ti rendi conto che ciò che ami di più al mondo è ciò che odi di più (nel suo caso il calcio, ndr). Tre mesi prima degli europei pensavo se avrei giocato di nuovo una partita. Sono stato malissimo. Pensavo che non sarei più riuscito neanche a mettermi le scarpe e a scendere in campo. Però grazie a tante persone come Koke, Simeone, Miguel Ángel Gil, il mio psichiatra, il mio mental coach ce l’ho fatta”. Anche con l’aiuto di Iniesta e Bojan, compagni di squadra passati anch’essi attraverso un periodo di forte depressione, era riuscito a partire per la Germania, dove poi insieme a loro avrebbe alzato la coppa.
Le critiche dei tifosi
Molto spesso, sentendo queste storie, leggendole nei giornali, si tende a sminuirne il valore proprio a causa della fama e del lavoro di questi personaggi, considerati dei privilegiati che non possono avere problemi gravi quanto quelli della gente comune. “Siamo quello che vediamo in tv e in rete ma tante volte non è reale – dica a tal proposito l’attaccante – Devi dare un'immagine perché è il tuo lavoro. Ho passato un periodo molto brutto, sono esploso ed è arrivato un momento in cui non riuscivo ad allacciarmi gli scarpini. Quando lo facevo correvo a casa perché mi si chiudeva la gola e la vista cominciava ad annebbiarsi".
Peccato che i suoi tifosi questo non lo sapevano e invece che sostenerlo nel momento di maggior bisogno lo hanno abbandonato, iniziando a criticarlo e mettendo in discussione il suo ruolo di capitano della Roja. Non si è sentito compreso, e questo non ha fatto altro che aggravare la situazione generale.
“Mi vergognavo di stare coi miei figli”
Ma gli episodi più dolorosi sono avvenuti quando, tolta la maglia di calciatore, Morata indossava quella di padre: “Ogni volta che uscivo con i miei figli (i gemelli Alessandro e Leonardo, 6 anni, Edoardo, 4, e Bella, 1) c’era sempre qualche episodio… la gente raccontava loro qualcosa che era successo nelle partite precedenti e alla fine anche loro non volevano andare a fare shopping, cose che fa un padre normale con i propri figli. Alla fine, è arrivato il momento in cui mi dicevano così tante cose davanti a loro che mi vergognavo di stare con loro”.
Da qui la decisione di lasciare l’Atletico Madrid e la Spagna, portando con sé tutta la famiglia: “È una decisione che è anche per loro, non è solo per me”. Ora che anche la sua relazione con la moglie sembra arrivata al termine speriamo solo che Álvaro Morata possa trovare in sé e in chi continua a stargli al fianco, nei suoi compagni di club magari, una nuova spinta per non finire di nuovo nel tunnel nero della depressione.