Nick Becattini: la fede mi ha salvato dal dolore per la mia malattia

Il chitarrista blues è affetto da SLA e, da ottobre scorso, non può più suonare. Pochi giorni fa è uscito l'ultimo album e il prezioso contributo al progetto #IOCISONO della Fondazione Stella Maris

di CATERINA CECCUTI
7 maggio 2023
1. Nick Becattini (1)

1. Nick Becattini (1)

È uno dei più grandi musicisti blues del nostro Paese. Il suo tocco magico, con influenze che vanno dal rock al funky al soul, ha permesso al pistoiese Nick Becattini di esibirsi a fianco di Albert King, Son Seals e altri grandi del settore. Vissuto vissuto a lungo a Chicago, Becattini si è esibito nei Festival di Ann Arbor, Detroit, New York, Parigi, Eucassiness e di Chicago, effettuato tournée negli States ed in Europa e suonanto nei club più prestigiosi. Nella Windy City, inoltre, collabora con Otis Rush, Sunnyland Slim, Sugar Blue, Lucky Peterson, Billy Branch, Lurrie Bell, Buddy Scott e molti altri. Insomma, Nick Becattini è uno che ha lasciato il segno. Oggi però, ad appena 60 anni, ha dovuto dire addio alla chitarra e al suo lavoro: nel 2018 gli viene diagnosticata la Sclerosi laterale amiotrofica (SLA), malattia neurodegenerativa progressiva che colpisce i motoneuroni, ossia le cellule nervose cerebrali e del midollo spinale che permettono i movimenti della muscolatura volontaria.

"Stella del mattino": il brano per Fondazione Stella Maris

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Nick Becattini con Giuliano Maffei presidente della Fondazione Stella Maris

Un duro colpo che però non ha impedito alla volontà e alla nobiltà del suo animo di continuare ad impegnarsi, realizzando progetti per se stesso e, soprattutto, per il prossimo. Pochi giorni fa, infatti, la Fondazione Stella Maris ha pubblicato la canzone inedita, "Stella del mattino", appositamente composta e incisa da Becattini per il progetto #IOCISONO. Il contributo del noto chitarrista pistoiese - che oggi vive a Camaiore - va così ad aggiungersi a quello di numerosi altri artisti che hanno voluto donare il proprio tempo e la propria musica a favore della raccolta fondi per la costruzione del nuovo ospedale Stella Maris. "Il brano è una preghiera musicale delicata e bella - è il commento del presidente della Fondazione Giuliano Maffei-, che riflette la profonda spiritualità di Nick e la sua speranza invincibile, nonostante tutto. La sua storia ci ha insegnato che la forza viene dalla debolezza e il suo sostegno al nostro progetto di solidarietà a favore del Nuovo Ospedale di Stella Maris è stato un grande incoraggiamento che ci dà la forza di andare avanti in un'impresa difficile ma meravigliosa”.

L'ultimo album di Nick Becattini

E non è tutto. È di pochi giorni fa la notizia dell'uscita del suo ultimo lavoro discografico, ironicamente intitolato Crazy legs: "Quando ero giovane - racconta Nick Becattini - con queste mie gambe ci ballavo. Ora non posso camminare se non con l'aiuto del deambulatore. 'Crazy legs' sarà il mio ultimo lavoro, realizzato quando le mani cominciavano già ad abbandonarmi. Allora ho voluto tirare fuori dal cassetto delle vecchie composizioni e chiamare ventiquattro cari amici a collaborare con me per realizzare un sogno". Signor Becattini, come ha scoperto di avere la SLA? "Per caso, nel 2018, quando avevo già compiuto 54 anni. Praticando yoga avevo un rapporto stretto con il mio corpo e con i suoi movimenti, e subito mi accorsi che non riuscivo ad alzare l'alluce destro. Confesso che sottovalutai per un paio di mesi la cosa, poi mi decisi ad avviare accertamenti ma, con i tempi dell'Asl, impiegai quattro o cinque mesi per condurre tutti gli esami.
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Pochi giorni fa è uscito l'ultimo lavoro discografico di Becattini, intitolato ironicamente "Crazy Legs"

Alla fine, un medico mi spaventò dicendomi che avrebbe potuto trattarsi di qualcosa di molto grave. Tramite alcuni amici mi misi in contatto con il professor Gabriele Siciliano, dell'Ospedale Santa Chiara di Pisa, che mi fece fare ulteriori accertamenti. Alla fine, dopo un anno dall'esordio dei sintomi, mi fu diagnosticata la SLA. Si tratta di una malattia subdola, che non si sa da dove viene e, soprattutto, non si sa come curare. Esistono solo terapie sperimentali che, ovviamente, ho tentato ma che su di me non hanno avuto effetto. Attualmente assumo il Riluzolo, unico farmaco ufficialmente utilizzato nei casi come il mio. Comunque, tornando al momento della diagnosi, quello che mi colpì fu il fatto che anche il professor Siciliano, tra i più rinomati in Toscana, non trovasse le parole per darmi la notizia e che mi parlasse sotto voce. Capii subito che si trattava di una cosa molto grave". Cosa pensò in quel momento? "Pensai ai miei figli, soprattutto al piccolo, che a quel tempo aveva appena 6 anni. Ero molto addolorato per loro. Alla fine, io ho vissuto un'esistenza intensa, sperimentato molte cose. Ma loro hanno una vita intera davanti. La mia figlia maggiore, di 16 anni, è una ragazza con sindrome di Down mentre il piccolo ora ha compiuto 11 anni. Per quanto riguarda mia moglie, dopo un più che giustificato sconforto iniziale, mi ha subito aiutato a reagire. Mi sono fatto forza e ho avuto la fortuna di incontrare alcune persone che mi hanno aiutato. Ho iniziato a fare dei massaggi per rafforzare la muscolatura che già aveva iniziato a cedere, perché la SLA è una malattia che presenta un decorso molto vario: ho visto persone che se ne sono andate nel giro di un anno e mezzo e altre che ci convivono da 20 anni. Insomma, tramite questo massaggiatore, che è molto religioso, ho conosciuto il professor Giovanni Barco, il quale gestisce una clinica a Pisa. È un professionista molto attivo, che mi segue con grande attenzione e che, soprattutto, esegue continua ricerca. Un'altra figura chiave della mia storia è il professor Franco Nocchi, che adesso sta facendo il percorso per diventare sacerdote. Stando a contatto con lui, la fede che avevo sempre avuto si è consolidata e ho imparato a coltivare una spiritualità molto profonda. Ho fatto un percorso di gruppo che mi ha permesso di espellere la rabbia e sono riuscito a concentrarmi molto sul momento presente: attraverso la preghiera quotidiana e l'approfondimento delle tematiche legate alla spiritualità ho potuto ritrovare una grande forza".
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Nick ha composto e inciso la canzone "Stella del mattino" per Fondazione Stella Maris

Quali sono stati i risvolti della malattia sulla sua musica? "La SLA mi ha attaccato prima le gambe, quindi la difficoltà - almeno inizialmente - è stata quella di salire sui palchi. Dopo un po' ha la malattia ha iniziato a prendersi anche le braccia e le mani e da gennaio scorso non posso assolutamente più suonare. Fino a settembre/ottobre, seppur con molte limitazioni, ci riuscivo. Nonostante tutto, però, ho potuto registrare ancora un cd, il mio ultimo lavoro discografico Crazy legs. Prima che le mani mi abbandonassero ho deciso di tirare fuori dal cassetto delle vecchie composizioni e chiamare 24 amici a collaborare al progetto. Tante persone mi hanno dato una mano per realizzare questo ultimo grande sogno. Il cd è uscito da meno di un mese, così come la canzone che ho scritto per Stella Maris". "Stella del mattino", giusto? "Sì. A settembre ho parlato con Giuliano Maffei, una persona straordinaria. Il colloquio con lui mi ha commosso e riportato alla mente mio padre, quando da ragazzo mi portava a fare il volontario all'A.i.a.s. di Pistoia, dove si lavora a fianco dei disabili. Mio padre ha sempre collaborato con loro, portandomi con sé per un paio di mesi l'anno, in estate. Parlando con Giuliano ho avvertito nel cuore la stessa sensazione che provavo allora. Poi è arrivata l'ispirazione per scrivere 'Stella del mattino', una preghiera dedicata alla Madonna, pensando ai bambini che avranno bisogno del nuovo ospedale di Stella Maris. Ci sono ragioni che sfuggono alla nostra comprensione. Allora bisogna solo lasciarsi andare e obbedire al proprio istinto, al proprio cuore".