Marsiglia, città di mare e di commercio dalle strade sempre affollate, teatro di un mix eterogeneo di culture e stili di vita e, da poche settimane, emblema di un movimento diffuso in tutto il mondo: il naturismo. Uno stile di vita originatosi in Francia, Germania e paesi scandinavi a partire dagli ultimi decenni del XIX secolo, poi diffusosi nel secondo dopoguerra in particolar modo sulle coste della Jugoslavia. Il tutto, tenendo bene a mente la filosofia secondo la quale il contatto con la natura non può prescindere da una minor artificiosità del contatto tra persone e ambiente che, come dirette conseguenze, ha quelle di adottare uno stile di vita sano e rispettoso, ma anche l’assenza di vestiti.
È sulla base di questa linea di pensiero che il Mucem, il Museo delle civiltà d’Europa e del Mediterraneo di Marsiglia, ha deciso di consentire ai visitatori e alle visitatrici della mostra Paradisi Naturisti di fruire dell’allestimento completamente nudi, ad eccezione delle scarpe. Una misura di sicurezza, come comunicato dal museo, che certo non inficia la possibilità di godere a pieno dell’allestimento, sia con lo spirito che col corpo.
Paradisi Naturisti, aperta dal 3 luglio al 9 dicembre, apre le sue porte ad uno stile di vita meditativo, a basso impatto e connesso alla natura, offrendo per un martedì al mese una possibilità speciale, come affermato dai curatori. Una chiave di lettura contemporanea di una corrente ormai centenaria che, ad oggi, vede la Francia come destinazione principale per i naturisti di tutto il mondo. Durante l’itinerario è possibile osservare oltre 600 fotografie, scene di film, ma anche dipinti, sculture e riviste sul tema, per immergersi fino in fondo nella prospettiva che guida coloro che decidono di abbandonare gli schemi sociali ed entrare in contatto con l’ambiente che li circonda.
Un’esperienza sicuramente fuori dal normale, in grado di ristabilire legami e sensazioni altrimenti difficili da consolidare o da provare per la prima volta. La costa sud della Francia, non a caso, è uno dei luoghi in cui il naturismo ha avuto il maggiore sviluppo nel corso della seconda metà del ‘900, invogliando molte persone a trascorrere i rispettivi giorni di vacanza in completo relax e, di conseguenza, in completa nudità.
L’evoluzione del concetto di nudità
Sebbene naturismo e nudismo siano, in realtà, concetti con idee di fondo ben separate e solo in parte sovrapponibili, entrambi devono fare i conti con l’oppressione esercitata dalla società. Il concetto di pudore e di vergogna legato alle zone erogene è sempre stato parte dell’evoluzione umana, rispondendo dapprima a necessità pratiche e, successivamente, a veri e propri codici sociali che hanno imposto, fin dalla notte dei tempi, di coprire con più o meno libertà ampie parti del corpo.
Non possono rimanere al di fuori di questa trattazione le religioni, da sempre in prima linea per imporre i propri dogmi legati al difficile dualismo che persiste tra fede e tentazione, che spesso conduce all’obbligo morale e pratico di indossare specifici capi di vestiario.
La laicizzazione della società e il conseguente aumento delle libertà personali, in seguito, hanno condotto sul suolo europeo e, in particolar modo, italiano, ad una sempre più ampia esposizione delle parti più recondite - per l’accezione del tempo - del corpo. Dalla svolta culturale prodotta dal bikini ai moderni capi di abbigliamento, confrontare i vestiti odierni con quelli di poco più di mezzo secolo fa può apparire come il confronto tra due società completamente diverse.
Ma il naturismo, da sempre, è stato un movimento che si è consolidato come una vera e propria avanguardia, svincolando il concetto di vergogna dall’aspetto fisico. Una filosofia volta al rispetto verso il prossimo e verso l’ambiente che ci ospita, noncurante degli obblighi tramite i quali la pressione sociale tarpava le ambizioni di una società più libera ed equa.