Molto più di una pasticceria. Lolelì, così si chiama il negozio che è stato inaugurato a Torino domenica 10 novembre, è il sogno di una donna, di una mamma, Amelia Montedoro, che si realizza. Ma anche il sogno di due giovani, fratello e sorella, che hanno creduto insieme alla madre in quella scommessa per il loro futuro: Manuele, studente di quarta liceo, e Lorena, 20 anni, diplomata l’estate scorsa all’Istituto Beccari proprio in pasticceria col massimo dei voti. E che, tra le tante doti e caratteristiche personali, è anche autistica.
La storia, come riportata dal Corriere, è la più dolce che ci sia: Montedoro, ingegnera dei materiali impiegata in un’azienda metalmeccanica, ha deciso di intraprendere una sfida inedita, portata avanti con ostinazione e coraggio fino al successo, celebrato insieme ai tanti sostenitori il giorno dell’inaugurazione del locale. La ciliegina sulla torta, insomma, di un percorso iniziato anni fa.
Lo racconta nell’intervista: “Quando in terza media è arrivato il momento di capire il futuro che avrebbe avuto” sua figlia Lorena, la madre ricorda “la frase che mi è stata detta dagli specialisti dopo la diagnosi di disabilità cognitiva: dovete individuare i talenti dei vostri figli e su quelli costruire la loro vita. Mia figlia è metodica, ama le sequenze: cosa poteva esserci di meglio della pasticceria, un’arte matematica, precisa? E così è nata l’idea: aprire un laboratorio di pasticceria per lei”, spiega al quotidiano. “Qui Lorena può esercitare il suo talento”, aggiunge.
Certo, dal dire al fare poi ce ne passa, ma l’ingegnera è riuscita a fare molto più di quanto si era inizialmente proposta: ha rilevato e affittato una ex ferramenta e, senza sosta, ogni giorno dopo il lavoro si è impegnata personalmente nella ristrutturazione, mai troppo stanca per arrendersi. Se le istituzioni sono state sorde al suo appello, a darle un supporto una volta che il laboratorio e lo spazio del bar per la ristorazione hanno preso forma ci ha pensato Onlus Associazione di Idee, a cui Montedoro fa riferimento.
Con loro ha selezionato i primi componenti del personale di sala e per il laboratorio, ragazzi e ragazze con autismo ma anche ‘normodotati’, assunti con contratto regolare. E adesso, sempre grazie alla onlus, si è candidata a un bando regionale che le consenta di avere un aiuto pubblico e di poter inserire soggetti considerati fragili come stagisti nel locale. Perché il sogno di Lolelì (nome particolare che unisce i tre protagonisti: Lo come Lorena, Le per Manuele, Lì per Amelie, alla francese) non riguarda solo la sua famiglia, ma vuole coinvolgere anche altre persone che, a causa delle loro disabilità e soprattutto di chi non sa riconoscere e puntare sui loro talenti, spesso rimangono fuori dal mercato del lavoro.
E ora che ha aperto le sue porte, il bar-pasticceria punta ad addolcire un destino che, spesso segnato dall’esclusione sociale, può invece regalare sorrisi e gioia a chiunque vorrà assaggiare quei dolci fatti con amore e passione. Non resta che assaggiarli!