Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • 8 marzo
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Lifestyle » Pride Month, l’amore queer e non binary negli scatti di Sara Lorusso: “Un’emozione”

Pride Month, l’amore queer e non binary negli scatti di Sara Lorusso: “Un’emozione”

A Firenze, fino all'8 luglio, la mostra fotografica 'Our Generation' a Firenze per dire basta alle discriminazioni

Ilaria Vallerini
28 Giugno 2022
Uno degli scatti di 'Our Generation' di Sara Lorusso

Uno degli scatti di 'Our Generation' di Sara Lorusso

Share on FacebookShare on Twitter

Addio alle classiche categorizzazioni uomo-donna che identificano il genere e che possono far sentire a disagio o discriminato chi non si riconosce in quello assegnatogli dalla società. Ma anche libertà nella sfera affettiva. “Quando tutti potranno mostrarsi per quello che sono e che sentono senza subire discriminazioni, allora solo a quel punto potremo dire di aver raggiunto l’uguaglianza“. A dichiararlo è la giovane fotografa bolognese Sara Lorusso che in occasione del Pride Month ha tradotto questo pensiero nella sua esposizione fotografica “Our Generation”, curata da Marcella Piccinni, in mostra negli spazi dello Student Hotel di Firenze fino a venerdì 8 luglio (ingresso libero; orario 11-19).  Scatti estremamente evocativi che toccano tematiche quali l’amore all’infuori della sfera eterosessuale e eteronormativa, e quindi riferito alla comunità Lgbtqia+. “Ciò che si eleva negli scatti di Sara Lorusso è un’emozione – commenta la curatrice Piccinni -. L’amore, la delicatezza, l’affetto, l’accoglienza, la gioia, ma anche la malinconia: questo è ciò che colpisce l’occhio del fruitore che non si sforza di risolvere il rebus di quale pronome attribuire ai soggetti fotografati o in quale casella collocare la coppia”.

Un’ala della mostra di Sara Lorusso nello Student Hotel a Firenze

Com’è nata la mostra ‘Our Generation’?

“In occasione del Pride Month ho deciso di legare insieme diversi progetti fotografici sull’amore queer e non binary, ma anche sulla libertà di espressione del singolo, che ho realizzato nel corso del tempo. A partire da ‘Love is love’, dove ho immortalato i ritratti di coppie queer. ‘Protect love and lovers’ in cui avevo chiesto a diverse coppie di baciarsi in luoghi pubblici che stessero loro a cuore. E poi ‘Our Generation’ che ritrae persone queer e no-binary libere di esprimersi attraverso l’abbigliamento, gli accessori e il trucco”.

Uno degli scatti di ‘Our Generation’ di Sara Lorusso

In un certo senso hai chiesto ai tuoi soggetti di mettersi a nudo di fronte all’obiettivo. Hai mai avuto problemi?

“Nessun problema.  Le persone o coppie che si sono prestate a farsi fotografare sono state spinte dalla necessità di mostrarsi, perché hanno compreso il grande valore sociale e politico di questi progetti. ‘Protect Love and Lovers’, per esempio, è nato dalla classica frase: ‘va bene tutto, ma basta che lo facciano a casa loro’. L’atto di baciarsi in pubblico, perciò, è diventato il manifesto dell’amore che valica i confini della sfera eteronormativa”.

‘Love is Love’ di Sara Lorusso

‘Our Generation’ a quale generazione parla?

“La generazione che cerco di raccontare è già inserita in un processo di cambiamento, ma con i miei scatti tento di raggiungere soprattutto il pubblico che ne prende le distanze. Mostrare certe immagini è un segnale estremamente importante ed è parte integrante di un processo di sensibilizzazione verso certe tematiche, o piuttosto, di una vera e propria rivoluzione culturale in atto. Anche se il percorso è ancora lungo: basti pensare alle vicende legate all’approvazione del Ddl Zan. L’arte in questo senso può essere un mezzo per educare al rispetto mostrando la realtà da una prospettiva che non tutti ancora hanno accolto”.

Potrebbe interessarti anche

Laura Pausini si è sposata (Instagram)
Spettacolo

Matrimonio Laura Pausini, luna di miele speciale. Ecco dove va

22 Marzo 2023
Wolfgang Porsche, 79 anni, chiede il divorzio alla moglie Claudia Huebner, 74 anni (a sx) e si avvicina all'amica storica Gabriela Prinzessin zu Leiningen, 59 anni (a dx)
Attualità

Porsche chiede il divorzio alla moglie: lei soffre di demenza

23 Marzo 2023
La lapide di Michelino
Lifestyle

Cimiteri per cani e padroni, ecco dove si può essere sepolti insieme

26 Marzo 2023

Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Addio alle classiche categorizzazioni uomo-donna che identificano il genere e che possono far sentire a disagio o discriminato chi non si riconosce in quello assegnatogli dalla società. Ma anche libertà nella sfera affettiva. "Quando tutti potranno mostrarsi per quello che sono e che sentono senza subire discriminazioni, allora solo a quel punto potremo dire di aver raggiunto l'uguaglianza". A dichiararlo è la giovane fotografa bolognese Sara Lorusso che in occasione del Pride Month ha tradotto questo pensiero nella sua esposizione fotografica "Our Generation", curata da Marcella Piccinni, in mostra negli spazi dello Student Hotel di Firenze fino a venerdì 8 luglio (ingresso libero; orario 11-19).  Scatti estremamente evocativi che toccano tematiche quali l'amore all'infuori della sfera eterosessuale e eteronormativa, e quindi riferito alla comunità Lgbtqia+. "Ciò che si eleva negli scatti di Sara Lorusso è un'emozione - commenta la curatrice Piccinni -. L'amore, la delicatezza, l'affetto, l'accoglienza, la gioia, ma anche la malinconia: questo è ciò che colpisce l'occhio del fruitore che non si sforza di risolvere il rebus di quale pronome attribuire ai soggetti fotografati o in quale casella collocare la coppia".
Un'ala della mostra di Sara Lorusso nello Student Hotel a Firenze
Com'è nata la mostra 'Our Generation'? "In occasione del Pride Month ho deciso di legare insieme diversi progetti fotografici sull'amore queer e non binary, ma anche sulla libertà di espressione del singolo, che ho realizzato nel corso del tempo. A partire da 'Love is love', dove ho immortalato i ritratti di coppie queer. 'Protect love and lovers' in cui avevo chiesto a diverse coppie di baciarsi in luoghi pubblici che stessero loro a cuore. E poi 'Our Generation' che ritrae persone queer e no-binary libere di esprimersi attraverso l'abbigliamento, gli accessori e il trucco".
Uno degli scatti di 'Our Generation' di Sara Lorusso
In un certo senso hai chiesto ai tuoi soggetti di mettersi a nudo di fronte all'obiettivo. Hai mai avuto problemi? "Nessun problema.  Le persone o coppie che si sono prestate a farsi fotografare sono state spinte dalla necessità di mostrarsi, perché hanno compreso il grande valore sociale e politico di questi progetti. 'Protect Love and Lovers', per esempio, è nato dalla classica frase: 'va bene tutto, ma basta che lo facciano a casa loro'. L'atto di baciarsi in pubblico, perciò, è diventato il manifesto dell'amore che valica i confini della sfera eteronormativa".
'Love is Love' di Sara Lorusso
'Our Generation' a quale generazione parla? "La generazione che cerco di raccontare è già inserita in un processo di cambiamento, ma con i miei scatti tento di raggiungere soprattutto il pubblico che ne prende le distanze. Mostrare certe immagini è un segnale estremamente importante ed è parte integrante di un processo di sensibilizzazione verso certe tematiche, o piuttosto, di una vera e propria rivoluzione culturale in atto. Anche se il percorso è ancora lungo: basti pensare alle vicende legate all'approvazione del Ddl Zan. L'arte in questo senso può essere un mezzo per educare al rispetto mostrando la realtà da una prospettiva che non tutti ancora hanno accolto".
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • 8 marzo

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2023 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto