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Home » Politica » Niente di nuovo sul fronte dei diritti civili. Tutte le leggi ferme tra le maglie del Parlamento

Niente di nuovo sul fronte dei diritti civili. Tutte le leggi ferme tra le maglie del Parlamento

Il ritorno del Ddl Zan sull'omofobia, la cannabis, il fine vita. Solo il testo sullo ius scholae sembra avere qualche possibilità

Ettore Maria Colombo
10 Giugno 2022
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Tutto rinviato (causa election day)

Fine vita (di cui parliamo diffusamente a parte), ius scholae, ddl Zan sull’omofobia, cannabis. Tutto rinviato, a dopo le amministrative, se va bene. Le Camere hanno chiuso per la campagna elettorale. C’è stato un ultimo lunedì di votazioni, con molti assenti, il 1° giugno, per dare il via libera al Senato alla legge sulla concorrenza e alla Camera a una legge (meritoria) per impedire che bimbi e madri detenute vivano insieme in carcere. Poi i parlamentari si sono presi quasi due settimane di stop, non solo per permettere agli onorevoli di girare l’Italia a caccia di voti, ma anche per evitare tentazioni di strappo parlamentare a fini elettorali. Si sono messi al riparo – con il rinvio – decreti, riforme e pure le leggi sui diritti. Tutti tranne il ddl sulla concorrenza, che era già in enorme ritardo. Ma se per i provvedimenti del governo, legati alla crisi o al Pnrr, è già in programma dopo la pausa un tour de force di votazioni, per le leggi sui diritti civili (ddl Zan, fine vita, cittadinanza, cannabis) si annuncia un cammino ben più accidentato.

L’aula di Montecitorio. In Parlamento stop la discussione delle leggi sui diritti civili è rimandata al post amministrative

Tempi duri per le leggi sui diritti civili…

Inoltre, il clima post-pausa lavori parlamentari sarà molto influenzato dall’esito delle amministrative, perché i partiti si misureranno nelle urne e da lì inizieranno a preparare la volata verso le elezioni politiche del 2023. Dal giorno dopo Pd, M5s e Leu torneranno a spingere perché si cambi la legge elettorale. Di sicuro però il clima pre-elettorale renderà molto difficile portare a termine le leggi sui diritti: stanno al cuore al centrosinistra, ma al Senato si scontrano con una maggioranza a forte tendenza conservatrice. Il Pd proverà a far ripartire il ddl Zan (che è stato ripresentato in formato identico a quello già bocciato in precedenza) e a votare a Palazzo Madama la legge sul fine vita già approvata, nonostante l’ostilità del centrodestra, alla Camera. A Montecitorio sono intanto in calendario in Aula il 24 giugno la legge sulla cittadinanza ai bambini stranieri, tramite la forma dello ius scholae, e il 25 giugno la legge per legalizzare la coltivazione e il possesso per uso personale di cannabis. Lo scontro col centrodestra è un copione già scritto, le probabilità di successo non sono alte. Ma vediamole una per una, nel loro iter, tranne la legge sul fine vita di cui parliamo in un altro articolo.

Lo scontro tra i partiti alla base dei rinvii

Le leggi sui diritti civili in stallo in Parlamento: Ddl Zan, ius scholae, legalizzazione della cannabis, fine vita…

Nonostante giugno sia il mese del Pride, l’approvazione del ddl Zan contro l’omotransfobia è solo una chimera. Dovrebbe essere tirato fuori dai cassetti del Parlamento dopo le elezioni amministrative: l’impegno lo hanno promesso Pd e 5S per cancellare l’onta della bocciatura a ottobre scorso tra applausi e giubilo delle destre. Del resto, nell’agenda parlamentare ci sono anche lo ius scholae, che è la legge sui nuovi italiani attesa da più di vent’anni. E c’è il provvedimento che depenalizza la coltivazione domestica di 4 piante di cannabis.
Altre due proposte affogate dagli emendamenti di Lega e FdI, benché attese al voto dell’aula di Montecitorio a fine mese. Al Senato poi giacciono la legge sul suicidio assistito e quella sul doppio cognome. Sembra che neppure le sentenze della Consulta riescano a scuotere la deriva tutta italiana che vede i diritti civili ridotti a campo di battaglia elettorale. Così alla vigilia di fine legislatura, l’allargamento dei diritti di tutti resta impigliato nella rete dei veti dei conservatori (partiti e opinione pubblica) e di veti incrociati. Sul doppio cognome ad esempio, la paralisi parlamentare può portare al caos, dal momento che la Corte costituzionale ha tolto l’automatismo dell’attribuzione del cognome paterno, ma una norma non c’è. E sul fine vita, a dispetto del dolore, si gioca a braccio di ferro.

Ancora nel cassetto il ddl Zan

manifestazioni per il Ddl zan
Manifestazioni a favore del Ddl Zan prima che questo venisse affossato in Senato a ottobre 2021

Tutti in piazza nel mese del Pride. Striscioni alle parate di giugno, l’11 a Roma, il 18 a Torino, il 25 a Bologna e il 2 luglio a Milano, oltre alle decine sparse in tutta Italia. Manifestazioni cui anche molti politici non vogliono mancare. Però poi in Parlamento si tiene nel cassetto il ddl Zan. La legge contro l’omotransfobia, già affossata in Senato sei mesi fa (ottobre 2021) tra l’esultanza scomposta del centrodestra, è stata ripresentata dopo sei mesi di ‘tagliola’ (un provvedimento bocciato non può essere ripresentato, in testo identico, per almeno sei mesi), come previsto dal regolamento di Palazzo Madama. Il Pd così come i 5Stelle hanno promesso che si daranno da fare pur di farla approvare, nonostante sia già iniziato il countdown verso la fine della legislatura. I dem annunciano una forte iniziativa politica sul ddl Zan: dopo le amministrative convocheranno i partiti di maggioranza a un tavolo apposito al Senato per vedere se un compromesso è possibile. Ma lo scetticismo di Iv, anche stavolta, permane.

 

Ostruzionismo di centrodestra su Ius Scholae

Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, è il relatore dello Ius scholae, la legge per dare la cittadinanza italiana a 850 mila ragazzi figli di immigrati nati in Italia e che qui hanno concluso un ciclo di studi. Il 24 giugno lo Ius scholae approda nell’aula di Montecitorio per essere votato. Dopo decenni di discussioni per superare lo Ius sanguinis (che prevede che si è cittadini italiani solo per discendenza) e di scontri politici, un’approvazione definitiva della nuova cittadinanza sfiorata nella passata legislatura, ancora una volta, Lega e FdI, con Salvini e Meloni in testa, si sono messi di traverso con una valanga di emendamenti molto fantasiosi, come la conoscenza delle sagre paesane o il massimo dei voti a scuola. L’esame in commissione dovrà concludersi entro il 22 giugno, poi dal 24 si parte con i voti in Aula. Forza Italia, che ha presentato con Renata Polverini, un provvedimento simile, potrebbe assicurare i voti che servono. Ma anche se il testo passasse in Aula, poi dovrebbe in ogni caso andare al Senato e lì saranno altri dolori. Iv e Azione, però, dovrebbero garantire i loro voti. Lo ius scholae è il solo testo che potrebbe farcela.

ius scholae
Ius Scholae: la legge sui nuovi cittadini italiani è attesa da oltre 20 anni

Cannabis, la coltivazione in casa divide i partiti

Sembrava avere superato la metà del guado la legge che depenalizza la coltivazione domestica di 4 piantine di cannabis per uso personale. Ma se l’esame in aula a Montecitorio è previsto per il 27 giugno, in commissione Giustizia restano ancora molti emendamenti da votare. Nel nome e nel ricordo di Walter De Benedetto, recentemente scomparso – il paziente che per 36 anni ha curato l’artrite reumatoide con la cannabis coltivata in casa (e che per questo era stato già processato e assolto) – il presidente della commissione Giustizia, il grillino Mario Perantoni ha detto: “Noi andiamo avanti convinti che si tratti di una misura di civiltà. La legalizzazione della coltivazione domestica di quattro piante di cannabis non contrasta con nessun principio etico ma è uno strumento di buon senso”. Ma pure qui Lega e FdI fanno un violento ostruzionismo e anche Forza Italia è contraria. Difficilmente il testo riuscirà a ottenere il sì dell’aula anche perché i centristi sono a loro volta contrari. Anche la legge sulla cannabis dovrebbe poi andare a sottoporsi alle forche caudine del Senato. Tranne lo ius scholae, il solo testo ad avere possibilità, si dubita che ddl Zan e cannabis vedano la luce.

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  • Stando a quanto dicono gli studiosi, i social network sono portatori malati di ansia e depressione. E, diciamocelo, non servivano studi e numeri per capirlo. I più attrezzati di noi a comprendere le dinamiche social e sociali che si nascondono dietro l’algoritmo di Meta già da tempo avevano compreso che “social sì, ma a piccole dosi”.

Eppure la deriva c’è stata e adesso distinguere il virtuale dal reale, l’immagine dallo schermo, il like dall’affetto sembra essere diventata un’operazione assai difficile.

Il senso di inadeguatezza delle persone di ogni età sta dilagando. Pare che il meccanismo sia più o meno questo: l’erba del vicino – di account – è sempre più verde. 

Che poi nella realtà non è così poco importante. A importare è ciò che appare, non ciò che è, tanto da ridurre il dilemma “essere o non essere” a coltissimo equivoco elitario. Cogito ergo sum un po’ poco, verrebbe da dire, se non fosse che la faccenda è seria e grave. 

Lo stress da social è reale e affligge grandi e piccini, senza distinzione di ceto. Una vera e propria sofferenza psicologica che tende a minare le fondamenta dell’intera società. Tra il 2003 e il 2018, i casi di ansia hanno registrato numeri da record, così come quelli di depressione, autolesionismo e problemi di alimentazione. Questo basti per capire che limitarsi a catalogare il problema come questione minore è sbagliato e pericoloso.

Complice il recente lockdown, la corsa verso la psicosocialpatologia ha accelerato il passo. L’unica soluzione a portata di mano, seppur temporanea, è prendersi una pausa dai social e uscire dalla bolla, come Selena Gomez insegna. 

Vivere la vita vera, in Logout, fatta di persone in carne e ossa che di perfetto hanno poco o nulla e che combattono ogni giorno per cercare di assomigliare a ciò che vorrebbero essere. 

E tu quanto tempo passi sui social? 📲

Di Margherita Ambrogetti Damiani ✍

#lucenews #lucelanazione #socialout #viverelavita #nofilter #autoconsapevolezza #stressdasocial #socialdetox
  • Ad appena 3 anni e mezzo, Vincenzo comunica ai genitori il desiderio di indossare vestiti e gonne. Alla richiesta viene inizialmente, quanto inevitabilmente, dato poco peso, come se fosse un gioco… 

Ma 6 anni e mezzo dopo Vincenzo fa un coming out più deciso, chiede di potersi chiamare Emma e di indossare un costume femminile alle lezioni di danza, che condivide con le due sorelle maggiori. Pochi giorni fa, grazie anche alla comprensione e disponibilità della sua insegnante di danza, ha vissuto il suo momento di gloria, esibendosi in un saggio-spettacolo di fine anno costruito su misura, con una coreografia che racconta la sua storia.

La danza, si sa, può essere di grande aiuto per costruire la propria identità, perché è prima di tutto libertà di espressione. 

“Gli anni di pandemia sono stati decisivi per mia figlia. La riflessione è diventata sempre più profonda e, con sofferenza, lo scorso ottobre, è riuscita a parlarci di ciò che davvero le stava a cuore. Le prime sostenitrici sono state proprio le sorelle, più aperte e predisposte mentalmente su questa tematica. Noi genitori ancora pensavano a una latente omosessualità, ma non era così: per nostra figlia la propria identità di genere non coincideva con il sesso assegnatole alla nascita”.

I primi tempi non sono stati facili, per certi aspetti è stato come elaborare un lutto perché Emma volava cancellare tutto il suo passato, buttando via foto e vestiti. La sua è stata una rinascita vera e propria, il suo “no" al nome, al genere maschile, è ormai definitivo. 

A scuola, ha chiesto e ottenuto di potersi chiamare Emma, così come in società. Fondamentale è stato il supporto della famiglia che, a un certo punto, ha capito che non si trattava di un gioco, malgrado la giovanissima età.

“A chi tuttora continua a ripeterci che avremmo dovuto insistere e iscriverla a calcio, dico con fermezza: i figli vanno ascoltati, è giusto che vivano la loro vita, quella più congeniale al loro sentire, perché tutti meritiamo di essere felici”.

Di Roberta Bezzi ✍

#lucenews #lucelanazione #bologna #emma #transgender #transrights
  • “Trova qualcuno a cui piaci come sei e digli di farsi curare”, scrive Andrea Pinna in uno dei suoi tipici post su Instagram. 

Ma se Andrea Pinna, apprezzato per i suoi aforismi taglienti, “né bello né ricco” come dice lui, è diventato uno degli influencer più originali del web, è anche perché ha fatto entrambe le cose: ha accettato se stesso com’era e ha intrapreso un percorso di cura.

Trentacinque anni, origini sarde e milanese di adozione, ha cominciato il suo cammino partendo dal gradino più basso. 

"Lavoravo a Roma nel mondo dei negozi, commesso e poi vetrinista. Mi hanno mandato in Sardegna, la mia terra, a seguire nuovi negozi, ma poco dopo hanno chiuso tutto lasciandomi senza lavoro. E lì si è scatenata la mia prima fortissima depressione. Che ho affrontato con Facebook, scrivendo status più o meno sarcastici per scaricare la rabbia”.

Non una depressione qualsiasi, ma un malessere profondo che a distanza di anni gli verrà diagnosticato come bipolarismo. 

"Non è stato facile. Ho passato periodi che non dormivo mai e altri in cui stavo sempre a letto. Avere un disagio psichico non è una passeggiata e bisogna raccontarlo, imparare ad ascoltarsi”.

Sul suo profilo Instagram @leperledipinna ha deciso di portare avanti due battaglie: quella per i diritti civili dei gay e l’altra per dare voce ai problemi mentali.

“La prima la combatto in prima persona da tanto tempo, la seconda per far capire che se vai dall’ortopedico quanto ti fa male il ginocchio è giusto andare da uno psicoterapeuta o uno psichiatra quando hai un disagio mentale o psicologico”.

E attraverso le dirette Instagram di psicoterapinna "racconto la mia storia, il mio vissuto, chiamando gli esperti a parlare dei vari problemi psicologici che la gente può avere”.

La storia di chi ha trovato il coraggio di affrontare il bipolarismo e ha saputo rendere i social un luogo in cui sentirsi a proprio agio. Qualunque sia il disagio.

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  • "L’autismo è un fenomeno che riguarda sì, in primo luogo gli autistici e le loro famiglie, ma anche la società in generale. Un nato o nata ogni 70/80 rientra nello spettro autistico ormai ed è quindi bene che anche i cosiddetti neuro tipici sappiano di cosa si parla”.

Dopo la standing ovation ricevuta lo scorso 2 aprile al Cinema La Compagnia di Firenze e il fortunato tour avviato nei cinema e nei teatri della Toscana, il documentario “I mille cancelli di Filippo” sarà nuovamente proiettato lunedì 27 giugno alle 21, nella Limonaia di Villa Strozzi a Firenze. Al centro della narrazione il figlio del noto autore Enrico Zoi, il giovane Filippo, colpito da spettro autistico.

Con la delicatezza e la magia tipica di uno scrittore che, prima di tutto, è un babbo amorevole, Enrico – insieme a sua moglie Raffaella Braghieri – apre una volta ancora le porte della sua casa per raccontare al mondo la realtà speciale della sua famiglia.

E il consiglio per i genitori che hanno appena ricevuto una diagnosi di autismo sul proprio bambino sarebbe quello di "non chiudersi, di non chiedersi perché, di guardare al mondo esterno, di aprirsi. Chiudersi non serve a niente, anzi… è un po’ come una partita di calcio: se non scendi in campo la perdi a tavolino, se invece accetti il confronto te la puoi giocare!”.

Di Caterina Ceccuti ✍

#lucenews #lucelanazione #enricozoi #imillecancellidifilippo #firenze #autismo #autismawareness

Tutto rinviato (causa election day)

Fine vita (di cui parliamo diffusamente a parte), ius scholae, ddl Zan sull’omofobia, cannabis. Tutto rinviato, a dopo le amministrative, se va bene. Le Camere hanno chiuso per la campagna elettorale. C'è stato un ultimo lunedì di votazioni, con molti assenti, il 1° giugno, per dare il via libera al Senato alla legge sulla concorrenza e alla Camera a una legge (meritoria) per impedire che bimbi e madri detenute vivano insieme in carcere. Poi i parlamentari si sono presi quasi due settimane di stop, non solo per permettere agli onorevoli di girare l'Italia a caccia di voti, ma anche per evitare tentazioni di strappo parlamentare a fini elettorali. Si sono messi al riparo - con il rinvio - decreti, riforme e pure le leggi sui diritti. Tutti tranne il ddl sulla concorrenza, che era già in enorme ritardo. Ma se per i provvedimenti del governo, legati alla crisi o al Pnrr, è già in programma dopo la pausa un tour de force di votazioni, per le leggi sui diritti civili (ddl Zan, fine vita, cittadinanza, cannabis) si annuncia un cammino ben più accidentato.
L'aula di Montecitorio. In Parlamento stop la discussione delle leggi sui diritti civili è rimandata al post amministrative

Tempi duri per le leggi sui diritti civili…

Inoltre, il clima post-pausa lavori parlamentari sarà molto influenzato dall'esito delle amministrative, perché i partiti si misureranno nelle urne e da lì inizieranno a preparare la volata verso le elezioni politiche del 2023. Dal giorno dopo Pd, M5s e Leu torneranno a spingere perché si cambi la legge elettorale. Di sicuro però il clima pre-elettorale renderà molto difficile portare a termine le leggi sui diritti: stanno al cuore al centrosinistra, ma al Senato si scontrano con una maggioranza a forte tendenza conservatrice. Il Pd proverà a far ripartire il ddl Zan (che è stato ripresentato in formato identico a quello già bocciato in precedenza) e a votare a Palazzo Madama la legge sul fine vita già approvata, nonostante l'ostilità del centrodestra, alla Camera. A Montecitorio sono intanto in calendario in Aula il 24 giugno la legge sulla cittadinanza ai bambini stranieri, tramite la forma dello ius scholae, e il 25 giugno la legge per legalizzare la coltivazione e il possesso per uso personale di cannabis. Lo scontro col centrodestra è un copione già scritto, le probabilità di successo non sono alte. Ma vediamole una per una, nel loro iter, tranne la legge sul fine vita di cui parliamo in un altro articolo.

Lo scontro tra i partiti alla base dei rinvii

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Nonostante giugno sia il mese del Pride, l’approvazione del ddl Zan contro l’omotransfobia è solo una chimera. Dovrebbe essere tirato fuori dai cassetti del Parlamento dopo le elezioni amministrative: l’impegno lo hanno promesso Pd e 5S per cancellare l'onta della bocciatura a ottobre scorso tra applausi e giubilo delle destre. Del resto, nell'agenda parlamentare ci sono anche lo ius scholae, che è la legge sui nuovi italiani attesa da più di vent'anni. E c'è il provvedimento che depenalizza la coltivazione domestica di 4 piante di cannabis. Altre due proposte affogate dagli emendamenti di Lega e FdI, benché attese al voto dell'aula di Montecitorio a fine mese. Al Senato poi giacciono la legge sul suicidio assistito e quella sul doppio cognome. Sembra che neppure le sentenze della Consulta riescano a scuotere la deriva tutta italiana che vede i diritti civili ridotti a campo di battaglia elettorale. Così alla vigilia di fine legislatura, l'allargamento dei diritti di tutti resta impigliato nella rete dei veti dei conservatori (partiti e opinione pubblica) e di veti incrociati. Sul doppio cognome ad esempio, la paralisi parlamentare può portare al caos, dal momento che la Corte costituzionale ha tolto l’automatismo dell'attribuzione del cognome paterno, ma una norma non c'è. E sul fine vita, a dispetto del dolore, si gioca a braccio di ferro.

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Ostruzionismo di centrodestra su Ius Scholae

Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, è il relatore dello Ius scholae, la legge per dare la cittadinanza italiana a 850 mila ragazzi figli di immigrati nati in Italia e che qui hanno concluso un ciclo di studi. Il 24 giugno lo Ius scholae approda nell'aula di Montecitorio per essere votato. Dopo decenni di discussioni per superare lo Ius sanguinis (che prevede che si è cittadini italiani solo per discendenza) e di scontri politici, un'approvazione definitiva della nuova cittadinanza sfiorata nella passata legislatura, ancora una volta, Lega e FdI, con Salvini e Meloni in testa, si sono messi di traverso con una valanga di emendamenti molto fantasiosi, come la conoscenza delle sagre paesane o il massimo dei voti a scuola. L'esame in commissione dovrà concludersi entro il 22 giugno, poi dal 24 si parte con i voti in Aula. Forza Italia, che ha presentato con Renata Polverini, un provvedimento simile, potrebbe assicurare i voti che servono. Ma anche se il testo passasse in Aula, poi dovrebbe in ogni caso andare al Senato e lì saranno altri dolori. Iv e Azione, però, dovrebbero garantire i loro voti. Lo ius scholae è il solo testo che potrebbe farcela.
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Ius Scholae: la legge sui nuovi cittadini italiani è attesa da oltre 20 anni

Cannabis, la coltivazione in casa divide i partiti

Sembrava avere superato la metà del guado la legge che depenalizza la coltivazione domestica di 4 piantine di cannabis per uso personale. Ma se l'esame in aula a Montecitorio è previsto per il 27 giugno, in commissione Giustizia restano ancora molti emendamenti da votare. Nel nome e nel ricordo di Walter De Benedetto, recentemente scomparso - il paziente che per 36 anni ha curato l'artrite reumatoide con la cannabis coltivata in casa (e che per questo era stato già processato e assolto) - il presidente della commissione Giustizia, il grillino Mario Perantoni ha detto: "Noi andiamo avanti convinti che si tratti di una misura di civiltà. La legalizzazione della coltivazione domestica di quattro piante di cannabis non contrasta con nessun principio etico ma è uno strumento di buon senso". Ma pure qui Lega e FdI fanno un violento ostruzionismo e anche Forza Italia è contraria. Difficilmente il testo riuscirà a ottenere il sì dell’aula anche perché i centristi sono a loro volta contrari. Anche la legge sulla cannabis dovrebbe poi andare a sottoporsi alle forche caudine del Senato. Tranne lo ius scholae, il solo testo ad avere possibilità, si dubita che ddl Zan e cannabis vedano la luce.
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