Quando la musica è un ramoscello di pace: la storia di Davide Zaccaria

Il polistrumentista italiano vive in Portogallo dove è stato premiato per il suo progetto sociale: "Faccio cantare e suonare piccoli profughi, spesso orfani"

di RICCARDO JANNELLO -
10 maggio 2023
Davide Zaccaria (Facebook)

Davide Zaccaria (Facebook)

Quando la musica è un ramoscello di pace. Un musicista italiano che vive in Portogallo è stato insignito di un premio alla carriera a Sesimbra, poco lontano da Lisbona, per la sua attività umanitaria e sociale assieme a importanti personaggi dell’arte e della scienza che si prodigano in situazioni difficili. Davide Zaccaria, milanese, 56 anni ad agosto, orgogliosamente del segno del leone, è un polistrumentista diplomatosi in violoncello e pianoforte al Conservatorio di Milano, in chitarra classica all’Accademia sempre nel capoluogo lombardo e in musica da film con Ennio Morricone alla Chigiana Senese. Ha lavorato con importanti nomi del jazz prima in Italia poi in Germania e infine in Portogallo dove vive dal 2001, tornando spesso in Italia a trovare madre e sorella, che vivono a Viareggio, e per molti concerti.
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Davide Zaccaria, milanese, 56 anni ad agosto

Parallelamente ai suoi progetti originali e ai gruppi che ha formato, è una figura chiave della band che accompagna Dulce Pontes, la numero uno della musica portoghese con la quale viaggia in tutto il mondo e per la quale ha arrangiato numerosi brani e diversi cd, e insegna alla scuola jazz di Barreiro (Lisbona), una delle più prestigiose di quel Paese. Il premio gli è stato conferito per il progetto “Crianças pela paz”, bambini per la pace: ha realizzato un cd e un video facendo suonare e cantare – con grandi nomi della musica potoghese - piccoli profughi spesso orfani dando loro una speranza e una ragione sociale. Per questo l’associazione umanitaria di Sesimbra gli ha conferito un “homenagem profissional”. A Lisbona ha anche trovato un nuovo amore, Maria Anadon, cantante jazz che l’accompagna nei suoi cd e che è diventata sua moglie.

La musica per i bambini

Davide, come mai ha scelto questo progetto musicale con al centro bambini disagiati? “Penso che sia un dovere di tutti fare qualcosa per i bambini che soffrono per una causa creata da adulti. La nostra fortuna o sfortuna è spesso dettata dal nascere e vivere nel posto giusto o nel paese sbagliato. Ovviamente c'è un importante discorso politico dietro tutto questo, ma ho voluto dedicarmi espressamente ai bambini, gli unici a non avere colpa”. Come ha scelto i brani da interpretare? “Sono brani che fanno parte del repertorio eseguito con duetti o in quartetto come per gli Anjos, gruppo pop dove i leader sono due fratelli e i due bambini dell'Iraq sono anche loro della stessa famiglia”.
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In alto Davide e Maria Joao Grancha con la piccola Lidia; sotto il chitarrista Tatanka con Roksolana, una profuga ucraina

I suoi colleghi come hanno preso il progetto? “Abbiamo un riscontro incredibile sia dal pubblico sia dai miei colleghi. Alcuni di loro si sono già ‘prenotati’ per un prossimo possibile cd del progetto”. Quali soddisfazioni ha ottenuto con questo? “Pubblico e riconoscimenti a parte (di cui sono sinceramente grato) la più bella soddisfazioni è stata donare i pianoforti a due musicisti scappati dall’Afghanistan e dai talebani che abbiamo conosciuto nel centro rifugiati. E poi il sorriso dei bambini durante la registrazione dei brani e dei video: sono stati momenti molto forti ed emozionanti per me e per la mia equipe”.
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La cover del cd per la pace

Che cosa l’ha sorpresa maggiormente? “La volontà e la felicità di tutti: cantanti, organizzazioni e associazioni che lavorano per rifugiati e bambini di famiglie povere, e del regista di tutti i video, Carlos Sargedas”. Che cosa le hanno detto i piccoli protagonisti dopo le loro performance? “I bambini che sapevano parlare in portoghese hanno detto che sarebbero diventati cantanti. Per i bambini dei paesi ‘difficili’ e che si esprimevano nella loro lingua più che le parole erano le espressioni a parlare ma sempre con lo stesso significato: felicità”.
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In alto Dulce Pontes con la giovane Beatriz, ospitata alla Casa Pia (una sorta di orfanotrofio di Lisbona); sotto Paulo de Carvalho e Mariana, allieva di Davide alla scuola jazz di Barreiro

La musica come terapia dell'anima

Crede in un effetto terapeutico della musica soprattutto da un punto di vista mentale? “Certamente la finalità di questo progetto è terapeutica e pedagogica, ossia vogliamo dare la possibilità a questi bambini di studiare musica con borse di studio di due anni e di possedere uno strumento. Tutto il ricavato delle vendite del cd è usato per questo fine. Lo si può comprare richiedendolo all’associazione Sonos Terra su Facebook o via email ([email protected]) e online su tutte le principali piattaforme”. Con la cultura, e la musica, si può mangiare? “Nel mio caso riesco perché oltre ai concerti do lezioni presso la scuola Jazz di Barreiro. In teoria si può vivere di concerti ma il grande problema sono le crisi derivanti dalla politica che non dà nessun appoggio alla cultura o ai problemi della pandemia sperando non si ripetano in futuro. Si tratta di una vita molto insicura la nostra perché è sempre la prima a essere penalizzata nei momenti difficili”.
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In alto Jorge Fernando con la piccola Emma; sotto: Davide con i siriani Mirad e Wahid

Come vorrebbe fosse l’insegnamento della musica nelle scuole in Italia? “Il problema della musica nelle scuole è la qualità; spesso si pensa alla musica come una materia di serie B mentre è essenziale per lo sviluppo intellettuale e psicologico dei bambini. Soprattutto si è perso quello che ai miei tempi era l'ascolto di tutta la musica e saperla capire con calma e in maniera approfondita, esattamente come leggere un buon libro. Siamo nell'epoca in cui un cd è vecchio dopo due mesi che è uscito sul mercato e quello degli ‘artisti meteora’, costruiti elettronicamente e senza nessuna base. La musica deve essere pensata come cibo per le orecchie e per il cervello”.
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Il musicista milanese-viareggino che si è trasferito a Lisbona

Quali i suoi prossimi progetti professionali? “Continuare con i concerti di ‘Crianças pela paz’ e cominciare un progetto in trio con un altro chitarrista e un percussionista iraniano”. Ha programmi per l’Italia, la sua terra? “Spero sia possibile esportare il nostro progetto dei ‘Bambini per la pace’ anche in Italia”. Come vive da lontano il suo Paese d’origine? “In maniera preoccupata. Ho ancora mia madre e mia sorella in Italia e ci sentiamo spesso per commentare le varie situazioni”.