Arezzo, il progetto in musica: coltivare la memoria per costruire la pace

L'Associazione Culturale D.i.m.a. di Arezzo, con il Conservatorio "L. Cherubini" di Firenze e la tedesca Musikhochschule Saar di Saarbrücken, ha ideato l'iniziativa in ricordo delle stragi naziste

di DOMENICO GUARINO -
5 aprile 2023
Progetto musica e memoria

Progetto musica e memoria

Mettere insieme giovani italiani e tedeschi per un progetto di musica e memoria, a partire da luoghi che furono teatro di alcuni tra i più efferati eccidi nazisti a cavallo della linea gotica, nella torrida estate del 1944. Quando, ritirandosi verso il nord, l’esercito tedesco in più di una occasione dette sfoggio di crudeltà gratuita, accanendosi contro le inermi popolazioni civili. È in questo segno che, dal 17 al 21 marzo scorso, si è svolta la seconda Residenza Artistica al Centro Interculturale di San Pancrazio, nell’ambito del progetto Musica e Memoria, in ricordo delle stragi di Civitella in Valdichiana e San Pancrazio. Un'iniziativa a cura di Associazione Culturale D.i.m.a. di Arezzo, in collaborazione con Conservatorio Statale di Musica "L. Cherubini" di Firenze e Musikhochschule Saar di Saarbrücken (Germania).

Un’esperienza unica nel suo genere, che mette al centro della cultura di pace il dialogo tra i giovani attraverso l’esperienza artistica e musicale. Il professor Giorgio Albiani, docente di chitarra al Conservatorio Cherubini di Firenze, è l’ideatore del progetto che ha visto il coinvolgimento di musicisti tedeschi (cantanti, trombettisti e trombonisti), accompagnati dai professori Georgi Mundrov e Orsolya Nagy (pianoforte), Frank Wörner (canto) e da Stanislav Rosenberg. Proprio quest’ultimo comporrà un'opera dedicata all'ottantesimo anniversario dagli eccidi del 1944, che sarà rappresentata l’anno prossimo al termine del percorso. "Con Georgi – ci racconta Albiani - ci siamo incontrati prima in Kazakistan, dove eravamo ospiti entrambi di un meraviglioso festival che si tiene all’opera House di Astana, e lì è subito nata una simpatia ed una stima reciproca, basata su un comune sentire, artistico e culturale in senso lato. Poi ci siamo ritrovati qualche mese dopo a Francoforte e lì è nato l’embrione del progetto, a partire dall’idea di coltivare la memoria per costruire la pace".

Dal 17 al 21 marzo si è svolta la seconda Residenza Artistica al Centro Interculturale di San Pancrazio

"Mundrov è di nazionalità bulgara ma da anni vive e lavora in Germania e, per sua storia e vocazione personale, ha una particolare sensibilità verso le storie umane di sofferenza generate dalla guerra, che sono molto assimilabili alle nostre. Parlando è venuto fuori che con la mia associazione, Dima, gestivamo uno spazio a San Pancrazio appunto, che si trova in un luogo dove nel giugno del 44 c’è stato un eccidio nazista costato la vita a 77 persone, all’interno di una vicenda più ampia che vide altre 170 vittime a Civitella. L’idea era dunque quella di lavorare sulla musica e sulla memoria in una società in cui si tende ad eliminare il senso del dolore. Abbiamo dunque coinvolto l’università di Saarbrücken e siamo partiti mettendo al centro del progetto i giovani, che sono il nostro futuro, sia come musicisti che come cittadini d’Europa". A San Pancrazio avete ospitato 13 ragazzi tedeschi, portandoli in un luogo di cui non sapevano nulla, ma dove i loro ‘nonni’ avevano compiuto alcune delle stragi più crudeli ed insensate della seconda guerra mondiale. Come è andata? "Sono stati giorni di grandi emozioni, vissuti sul filo di una commozione e di una profondità incredibile. Oltre ai ragazzi tedeschi, con noi c’erano anche due ragazzi ucraini, un ragazzo turco e uno di Taiwan, perché, come sappiamo, purtroppo, l’orrore non è finito con la Seconda Guerra Mondiale. E poi i giovani musicisti italiani (quartetto d’archi, ensemble di chitarre, clarinetti e percussioni) provenienti dal conservatorio Cherubini. Tra i momenti più intensi, ricordo la visita al museo della Memoria di Civitella, dove questi ragazzi si sono confrontati col racconto di una persona che all’epoca della strage aveva 11 anni. E, il giorno dopo, la visita in una Rsa, molti dei cui ospiti avevano memoria diretta o indiretta di quegli eccidi.

Alla residenza artistica nell'ambito del progetto musica e memoria hanno partecipato musicisti del conservatorio Cherubini di Firenze e giovani della Musikhochschule Saar di Saarbrücken, due ragazzi ucraini, un ragazzo turco, e uno di Taiwan

Due esperienze toccanti, in cui la musica ha fatto da elemento di condivisione e di 'risarcimento' potremmo dire, in una atmosfera di straordinaria con-passione, in cui tutti hanno vissuto il proprio dolore. Perché, come mi disse una volta un musicista ceceno, 'I bastardi non hanno nazionalità'. E del resto, tra le fila dei soldati tedeschi autori dell’eccidio, si contavano anche molti collaborazionisti in camicia nera, italiani che uccisero altri italiani, con una ferocia inaudita. La cosa straordinaria è che, alla fine delle visite, i ragazzi tedeschi hanno improvvisato un concerto, e la musica ha rimesso tutto in linea, con la voglia di regalare agli altri il gusto del suono. In un’atmosfera unica, una dimensione profondamente intima, che ha valorizzato il lavoro artistico di ognuno di noi". Perché ha pensato che la musica potesse essere quello strumento attraverso cui costruire una cultura di pace e di interrelazioni tra le persone? "Perché la musica è così. A differenza di altri linguaggi, riesce a creare un’empatia im-mediata, ovvero non mediata, tra le persone. Una vibrazione comune che è difficile spiegare con le parole; un trasporto che è talmente forte da cerare legami anche tra persone che si odiano o che hanno paura l’uno dell’altro. Soprattutto la musica strumentale, per così dire 'pura’, diventa così il tramite della con-passione (compassione). Perché suonando, ci si spoglia di tutti i meccanismi di protezione, abbandonandoci alla nostra sensibilità e dunque ci si mette letteralmente 'in balia' degli altri, con un’azione di apertura che ti consente di fare un salto verso l’umanità, di costruire ponti verso gli altri. Di comprendersi, senza nessuna voglia di vendetta. Questo è il ruolo dell’arte in generale e della musica in particolare: quello di essere un mediatore emozionale fortissimo. Non è la prima volta che lavoro su questi concetti: in passato ho messo insieme, attorno alla musica, ragazzi russi e ceceni, serbi, bosniaci e croati, palestinesi e israeliani, e il risultato è stato sempre sorprendente, perché attraverso la musica abbiamo sempre scoperto che la storia dell’uno era uguale o simile alla storia dell’altro. E allora tutti capivano che non c’era da aver paura, perché erano semplicemente uguali sotto il profilo umano, e ciascuno di loro pativa le sofferenze dell’altro".

Il progetto Musica e Memoria è stato ideato da Giorgio Albiani, docente di chitarra al Conservatorio Cherubini di Firenze

Come proseguirà il progetto? "Stiamo lavorando con i comuni di Civitella in Valdichiana e Bucine per avere quel coinvolgimento politico che è sempre necessario in progetti del genere. E stiamo cercando di contattare anche il governo italiano e quello tedesco anche perché Steinmeier, tra l’altro, è già stato a Civitella. Riteniamo infatti che questo sia un progetto di grande valenza culturale e civile e d anche molto innovativo perché parte dai giovani, che sono il nostro futuro. Inoltre abbiamo pensato di sviluppare, insieme con la parte musicale, anche quella multimediale, con l’implementazione di musei della memoria a forte impatto emozionale, in cui le immagini e i suoni diventano uno strumento per coinvolgere il visitatore a partire dalla sua specifica sensibilità. Poi c’è il tema delle scuole, che vogliamo coinvolgere in maniera importante nel prossimo anno scolastico per dare un’identità forte a livello territoriale, convinti questa esperienza può avere effetto dirompente. Può rappresentare un modello per altre esperienze del genere, perché non è facile mettere insieme popoli che si sono combattuti in maniera efferata, che sono stati nemici mortali. È qualcosa che oserei definire rivoluzionario, perché mette in primo piano le emozioni e la musica che è capace di suscitarle".